Capitolo 20 - When I ruled the world

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"La Seconda Battaglia di Hogwarts fu una delle più violente e sanguinose battaglie di entrambe le Guerre Magiche e segnò la conclusione definitiva del secondo conflitto. Durante la notte del 2 maggio 1998, infatti, Lord Voldemort, al secolo Tom O. Riddle, e i Mangiamorte suoi seguaci, furono battuti dall'Ordine della Fenice, organizzazione segreta di Resistenza, fondata durante la Prima Guerra Magica da Albus P.W.B. Silente, e da un gruppo eterogeneo di coraggiosi studenti di Hogwarts e altri volontari, conosciuti come Esercito di Silente, sotto la guida del Bambino Sopravvissuto, Salvatore del Mondo Magico, Harry J. Potter."

I caratteri gotici e neri del primo volume del Glossario di Storia Moderna del Mondo Magico si confondevano sempre di più alla luce delle fiamme del camino. Chriseys leggeva, tentando di mantenere l'attenzione vigile, accoccolata sul tappeto in Sala Comune, mentre William MacDonald giocava contro se stesso una partita a scacchi magici ed Elise e Sybil completavano un saggio di trentacinque centimetri per il professor Vitious. Avrebbe dovuto studiare anche lei, ma i libri di testo giacevano immobili e chiusi accanto a lei, mentre la sua mente e il suo sguardo vagavano ancora sul volume preso in prestito dalla biblioteca. Forse, non avrebbe dovuto abbandonare Storia della Magia subito dopo i G.U.F.O.

Si ritrovò nuovamente a guardare la foto sulla pagina di destra, che era stata scattata appena dopo la battaglia. In primo piano, seduti sulle panche mezze distrutte della Sala Grande, c'erano il professor Paciock e Luna Lovegood, la ricercatrice amica di Harry, mentre sullo sfondo si intravedevano l'ingresso e Ron e Hermione che, stringendosi la mano, cercavano qualcuno con lo sguardo: Harry, che in quel momento veniva stretto dall'abbraccio orgoglioso di Hagrid. Quella panoramica della Sala Grande dopo la battaglia era un ritratto, il ritratto della desolazione che aspettava un sussurro per far rinascere la speranza. Non per la prima volta, Chris si chiese chi avesse avuto la prontezza di spirito per scattare una foto del genere, in quel momento.

La Battaglia di Hogwarts sembrava un passato così lontano, eppure era lì, sotto i suoi occhi. Sua sorella era lì, con i riccioli spettinati, che scappavano da una treccia, e diverse ferite sul volto, Harry era lì, il labbro spaccato, lo sguardo scuro, il corpo coperto di fuliggine. Era così stranamente vicino.

Non le era mai piaciuto indugiare sui racconti degli anni scolastici di sua sorella. Non aveva mai amato sentire le vecchie storie di Arthur Weasley sulla guerra. Temeva il pensiero di lui, temeva quello che era stato, quello che avrebbe potuto fare, e soprattutto, temeva che sarebbe potuto tornare. Non era mai stata una Grifondoro coi fiocchi, molte volte aveva dubitato di appartenere a quella Casa, e le parole di Damian Blackwood avevano risvegliato una vecchia paura. Ancora più forte se accostate al dolore che costantemente le segnava il polso.
Era realmente possibile un suo ritorno? Era davvero il Marchio Nero quello che si stava formando sul suo avambraccio? E questo cosa avrebbe significato per lei? Lei portava un cognome, Granger, che rappresentava esattamente l'antitesi di tutto quello che era un Marchio Nero.

Chi sei, Chris? Chi sei?

Una domanda semplice, in fondo. Chriseys Anne Granger. Sedici anni, capelli mossi e castani, occhi nocciola con puntine di verde attorno alla pupilla, Nata Babbana, Grifondoro. Secondogenita di Edward e Helen Granger, sorella minore di Hermione, figlioccia di Minerva McGranitt, migliore amica di Ted Lupin, zia preferita di Hugo Weasley - una volta le aveva persino regalato una spilletta per farlo sapere a tutti; discreta pianista, pessima con gli strumenti a fiato. Amante del mare, delle palline di cioccolato nel latte, degli aggeggi elettronici che a Hogwarts non funzionavano mai, appassionata di Beda il Bardo, di Hans Christian Andersen e di William Shakespeare, l'altro Bardo.

Chriseys. Chris, Chrissie, Bollicina.
Ma era solo un nome. E quella che noi chiamiamo rosa se avesse un altro nome profumerebbe ugualmente, no? Un nome non potrà mai dirti chi sei davvero.

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