Capitolo 5 - Rosso come il rancore

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"Oggi ho bisogno di tranquillità. Agli esami M.A.G.O. l'anno scorso in pochi ne hanno preparata una decente, voglio proprio vedere cosa riuscite a fare. Pagina 117 del libro: Bevanda della pace."

Artemis Light era, come amava dire Hagrid, una professoressa della nuova leva. Aveva preso il posto che era stato di Horace Lumacorno e Severus Piton senza alcun timore reverenziale per i suoi due predecessori famosi, anche se uno aveva insegnato ai più grandi pozionisti dell'ultimo secolo, e l'altro era diventato eroe indiscusso delle Guerre Magiche.

La professoressa Light possedeva una sorta di orgoglio naturale che le impediva di considerarsi inferiore a nessuno e la conduceva a trattare gli studenti di conseguenza; riteneva se stessa l'insegnante migliore che questi avessero potuto avere. Senso del dovere, severità, e una supposta onestà intellettuale erano i vessilli sotto cui si tenevano le sue lezioni.

Il risultato? Pochi buoni voti, e tanto, tanto astio da parte della maggioranza degli studenti. Chris, come Sybil e Ted, avrebbe volentieri rinunciato a seguire le sue lezioni se non avesse insegnato una materia così fondamentale per una qualsiasi professione decente nel mondo magico.

"Trovate i fiori di gelsomino in quella cesta. Dovreste farcela in mezz'ora. Da adesso."

Bevanda della pace. Un nome in apparenza cristallino. Calma l'ansia e placa l'agitazione, Chris lesse sul manuale. Magari poteva darne un po' a Ted, erano due giorni interi che non le rivolgeva la parola... Eppure qualche goccia in più poteva diventare letale. Se si eccede con gli ingredienti, chi la beve potrebbe cadere in un sonno pesante e a volte irreversibile. E la chiamavano Bevanda della pace?

Chris passò in rassegna tutte le sostanze necessarie: tiglio, essenza di elleboro, fiori di gelsomino.

Ted stava già arruffando qualcosa. La ragazza sperò solo che, agitato com'era, non combinasse uno dei guai a cui li aveva abituati. Come avesse fatto a prendere l'Accettabile necessario per passare il G.U.F.O. restava un mistero anche per lei.

Era infuriato. Ted si arrabbiava solo per tre motivi: quando qualche folle osava parlare male dei suoi genitori, morti durante la seconda battaglia di Hogwarts - lui aveva appena una settimana di vita -, quando qualcuno  toccava la sua chitarra senza permesso, e quando Chris e Victoire finivano per litigare. E ovviamente il terzo caso era quello che accadeva più spesso, e ovviamente era il motivo della sua ostilità attuale nei confronti dell'amica.

Okay, forse Chris si era lasciata un po' prendere la mano, ma non si poteva di certo dire che non fosse stata provocata. Forse. Ma la sua colpevolezza Ted poteva solo intuirla dallo sguardo divertito che aveva incrociato subito dopo l'accaduto. Non poteva avercela con Chris, non per un misero dubbio su uno scherzo così innocente!

"Lupin, non ti agitare troppo," gli disse piccata, per mostragli il proprio disappunto sul suo atteggiamento. Lui si limitò a grugnire di rimando. "Hai intenzione di continuare così per molto?"

"Qualcosa in contrario?" La fulminò con una sola occhiata ambrata.

"Dai, era solo uno stupido scherzo," disse prima di potersi rimangiare le parole in bocca. Rimpianse subito l'uscita infelice che confermava la sua colpa. Negare, negare, negare. Non le avevano insegnato nulla le ore in compagnia di Ronald-Non-Ho-Fatto-Niente-Weasley?

"Chris, perlomeno sii sincera. Non è mai solo uno stupido scherzo con te." Sii sincera. Cosa accidenti voleva che dicesse? "È una fortuna che non spuntino serpenti da ogni dove!"

Chris ammutolì, sentì negli occhi quelle lacrime bastarde di rabbia e delusione. Questo non avrebbe dovuto dirlo. Non credeva che Ted avrebbe potuto tirare fuori quella vecchia storia. Eppure eccolo lì, il suo miglior amico.

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