18.

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-Sherlock!- urlò Grace.

-vuoi aspettare un attimo- sclerò lui sul ciglio della strada mentre cercava qualcosa in mezzo al buio.

-Sherlock non passano taxi qua! Non siamo a Londra!- gli urlò lei. Si stava tenendo la pancia.

In realtà era un pancione.

C'è qualcosa di quasi divertente nel modo di fare di Sherlock. Ci sono delle volte in cui diventa un bambino, non sapendo neanche di esistere. E fu quello che accadde durante l'anno passato. Si era innamorato di Grace così tanto da dimenticarsi il suo lato da investigatore. E poi era successo una cosa che lo fece impazzire. Un piccolo errorino che aveva provocato quella situazione.

Lei era incinta.

-Sherlock!- urlò di nuovo. Le si erano rotte le acque e faceva tanto male. Sherlock corse a reggerla.

-il signor Smith può aiutarci-

-na è troppo lontano-

-ma Sherlock!-

-vuoi partorire in mezzo alla strada?! La corsa aiuta la preparazione all'uscita del feto...-

-OKAY! Non voglio queste spiegazioni ora!- disse lei sudando.

Poi gli venne un'idea. Un autobus che faceva avanti e indietro per due contee passò di lì.

-forza!- disse lui aiutandola ad avvicinarsi.

-Ma è un autobus!-

-è il mezzo più veloce che arriva in ospedale!- e così la fece salire. Salutò l'autista che sbigottito ricambiò.

-respira- le disse non molto curante della situazione. Lei cercava di fare il possibile e respirare profondamente.

-avremmo fatto più veloce con un taxi, perché qua non passano?- conversò lui tranquillamente.

-perché... siamo... IN APERTA CAMPAGNA?!- continuava ad urlare lei.

-vi ho portato il più vicino possibile al pronto soccorso- segnalò il conducente.

-grazie- rispose lui con un finto sorriso "sociale" mentre si portò dietro la donna.

Grace venne subito affidata alle infermiere che la portarono in sala parto.

Un'ora, due ore, tre, quattro...

Ad un certo momento nel caos di quel momento Sherlock sentì solo un lamento. Era nato! Vide una piccola figurina in braccio all'infermiera.

-è una femminuccia- disse lei mentre posò la bambina sul petto di Grace.

Era così strano. Quella piccola creatura era sua figlia, era sua. Si avvicinò e si accovacciò per osservarla meglio. Era bellissima.

Grace stava piangendo. Appena vide Sherlock avvicinarsi gliela pose in braccio. Non sapeva esattamente come tenerla.

[...]

-è una femmina- disse lui. Erano in una stanza e Grace aveva quel fagottino in braccio.

-grazie per la notizia- rispose lei sarcastica.

-sai cosa significa. Me lo hai promesso- disse lui.

-non chiamerò nostra figlia in quel modo!-

-se era maschio decidevi tu- aggiunse lui.

-non riesco neanche a pronunciarlo!-

-è semplice. Terpsichore- disse lui andandola a prendere.

-d'accordo...- sbuffò lei infine. Si era lasciata andare non appena vide Sherlock giochicchiare con la piccola.

Sherlock - La Chiave Di TerpsichoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora