Ricominciare

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Mario

E' sotto casa sua, con un girasole in mano.

Dafne sorride appena lo vede. "Scusa per l'altro giorno". Lei lo abbraccia, afferrando il fiore di buon grado.

"Scusa tu se sono stata un po' dura."

"Me lo meritavo."

"E' solo che mi spiace vederti consumare così.. non serve a niente."

"Hai perfettamente ragione. Da oggi in poi si cambia!" – sorride – "Ti va di andare a ballare stasera?"

Dafne annuisce contenta, vede finalmente il suo amico che sta cercando di ricominciare e buttarsi tutto alle spalle.


Torna a casa contento, si spalma sul divano, ha il tempo di riposare un po' prima di prepararsi per la serata.

Si impone di essere leggero, spensierato come un tempo. Pensandoci, tante cose nella sua vita sono al suo posto: in famiglia va sempre meglio, lavora come responsabile in un negozio di abbigliamento maschile e si trova bene con i colleghi, ha i suoi amici, le nipotine crescono bene.. C'è solo quel vuoto che non riesce proprio a colmare.

Per tanti anni Mario si era chiesto come ci si potesse innamorare. Gli sembrava di essere fuori tempo massimo, a 30 anni, senza aver ancora provato quel sentimento. Tutti gli dicevano "Arriverà quando meno te l'aspetti" ma lui non credeva alle frasi fatte, e già da tempo aveva cominciato a chiedersi se il problema fosse lui. Era troppo esigente? O era incapace di lasciarsi andare, di provare qualcosa di più profondo?

Tutti i suoi dubbi si erano dipanati quando aveva conosciuto Claudio. Un colpo di fulmine, una morsa allo stomaco già dal primo incrocio di occhi. Tutte quelle difficoltà ed insicurezze erano scomparse. Innamorarsi di Claudio, amare Claudio, gli era sembrata la cosa più semplice e naturale di questo mondo. Si erano trovati. Spesso si fermava a guardarlo inebetito, che fosse a cena con amici o sul loro divano beige, e non gli importava di fare la figura del salame, lo amava con ogni fibra del suo corpo ed era bello poterlo urlare, anche solo con gli occhi, anche solo sorridendogli.

Per anni aveva sperato di trovare un manuale su come innamorarsi, mentre adesso sperava che pubblicassero quello su come uscirne, come fare quando sai di appartenere a qualcun altro ma al contempo te la lasci sfuggire, stupidamente. Come si fa a riprendere di respirare a pieni polmoni quando senti sempre un vuoto dentro, quando anche i sensi di colpa ci mettono il carico, quando ti senti responsabile nell'aver contribuito a rovinare la cosa più bella che avessi mai avuto.

Silenzia i pensieri e va a prepararsi.

Quella sera scorge negli sguardi dei suoi amici un entusiasmo nuovo. Da quanto non proponeva lui di far serata? Da troppo. Ormai si faceva trascinare, mostrando sempre più indifferenza. Era il momento di cambiare le cose.

Discoteca gay, bella musica, casino ma non troppo. La serata sembra promettere bene. Lucia balla con i gemelli, Dafne trascina Mario in pista. Se lo abbraccia, ride, lo fa ridere.

"Amò sono davvero felice di vederti così allegro stasera! E non hai manco bevuto niente ancora!"

"Scema!" Ride.

"Però ti devi ancora far perdonare per avermi mollato lì l'altro giorno, ho deciso che il girasole non m'è bastato!"

Mario la guarda interrogativo.

"Voglio che stasera balli con uno. Dai amò.. buttati!"

Mario sgrana gli occhi. "Tu sei fuori.. nono non esiste". Protesta. Dafne lo trascina a bere un drink, lo scioglierà un po'.

"Mica ho detto che lo devi limonare! Un ballo.. con uno. Uno che però ti piace eh, non il primo che vedi giusto per darmi il contentino. Tipregotipregotiprego!"

L'alcol inizia ad andargli in circolo. Un ballo, che sarà mai. Poi si era promesso di essere spensierato stasera, e sa che Dafne potrebbe assillarlo un'intera serata, se volesse.

"Va bene, vado a farmi un giro. Tu non sparire." Le fa l'occhiolino.

Inizia a camminare tra la folla con finta nonechalance, fingendo di cercare un amico, in realtà ne approfitta per guardare i ragazzi, li studia per un po'.

Ad un certo punto ne vede uno. Capelli castani, occhi color nocciola. Molto carino, belle spalle. Parlotta con due amici, ha un bel sorriso. Non sembra uno di quei montati pronti a far stragi, ha un viso dolce.

Mario si avvicina. Ad un certo punto anche lui lo vede, e Mario continua ad avvicinarsi.

"Ciao!" – dice Mario semplicemente.

E lui invece di rispondere al saluto si gira e si guarda alle spalle. Si rigira verso Mario. "Dici a me?" – chiede aggrottando la fronte.

A Mario viene da ridere. "O so' strabico forte, visto che ti sto guardando negli occhi, o sì, dico a te!"

L'altro scioglie le perplessità e sorride. "Ah scusa, allora ciao a te!"

"Ti va di ballare?"

L'altro annuisce e ballano. Una, due, tre canzoni. Mario si sente a suo agio per essere accanto ad uno sconosciuto.

"Comunque io sono Fabio" – gli dice ad un orecchio mentre si muovono in sincro.

"Mario" – e gli porge la mano.

Sorridono.

Il conforto - ClarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora