Mario
Sono passati tre giorni e del ragazzo della discoteca nemmeno l'ombra di un messaggio. Non che ci pensasse così spesso, ma vista la sua disponibilità nel dargli il numero aveva pensato potesse interessargli approfondire la conoscenza.
Poco male, ha altre cose a cui pensare. Come il fatto che deve correre al lavoro ed è il secondo giorno che va con i mezzi pubblici, perché ha portato la Smart dal meccanico. Sale in metro trafelato, cerca un posto a sedere ma ovviamente manco a pagarlo. Infila le cuffie nelle orecchie, guarda in su, ripassa il numero di fermate da percorrere. Si sposta per far entrare altre persone, sceglie la prossima canzone da ascoltare e si guarda intorno. All'improvviso lo vede, quello stesso ragazzo, in un angolo della metro.
"E' proprio lui. Fa' che non mi veda, se non mi ha scritto meglio evitarlo, ci manca solo che mi trovi a fissarlo"- pensa.
Rotea il polso sul poggiamano e si gira di spalle, facendo finta di niente.
Dopo poco si sente picchiettare sulla spalla, si gira ed è lui.
"Ciao Mario!" Gli sorride con naturalezza come se salutasse un vecchio amico.
"Ciao... F...Fabio giusto?" Lui annuisce, per niente infastidito che cerchi conferme sul suo nome.
"Allora che fai di bello a quest'ora della mattina? Lavoro?"
Fa di si con la testa. Per poco non gli viene da chiedersi cos'abbia da sorridere tanto, è mattino presto, lui odia tutto ciò che viene prima delle 11.
"Anche io. Che lavoro fai?"
"Sono responsabile in un negozio d'abbigliamento maschile. Tu?"
"Io lavoro in un negozio di articoli sportivi."
Stanno a fissarsi per un attimo, nessuno dei due sa cosa aggiungere.
"Questa è la mia fermata, ciao Mario.. a presto!"
Nessun accenno alla serata, al numero...forse, pensa, è semplicemente uno che non si fa tanti problemi a lasciare il suo numero in giro.
Il giorno dopo, stesso orario, stessa metro. Mario sale e senza rendersene conto si guarda attorno, scruta ogni volto. Inconsciamente lo sta cercando tra la gente. C'è qualcosa in lui che lo incuriosisce, ed è strano, perché hanno parlato pochissimo.
Lo trova, e gli va incontro, come se l'avesse trovato per caso. Fabio è di sicuro più carico di sorrisi di lui, ma stavolta anche lui si mostra affabile.
"Cosa ascolti?"
Mario gli mostra la playlist di Spotify. "Belle scelte, magari un giorno mi passi il link, mi piace."
Si mettono a chiacchierare e per poco Fabio non dimentica di scendere. Stavolta lo saluta con due baci sulle guance. "A presto". Gli sorride prima di andar via.
La giornata di lavoro sembra non finire più, a due ore dalla chiusura gli suona il telefono, un messaggio.
"Senza nulla togliere ai nostri incroci in metro attorniati da gente che disconosce l'uso del bagnoschiuma, mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere con te senza l'ansia di perdere la mia fermata. Ti va?"
Legge il messaggio di Fabio, sorride. Aspetta una mezz'ora, giusto per non far la figura di quello che non aspettava altro. "Certo, quando vuoi" . Rilegge. No quando vuoi no, meglio "Certo, con piacere", più vago, meno sfigato. Invia.
"A che ora stacchi?" Mario si agita. Ma come già oggi?
"Alle 18."
"Ottimo, io un po' prima. Ti va se ci vediamo a Piazza Imperatore alle 18.30? Possiamo fare un aperitivo."
Un aperitivo. Ok. Non è una cena, ce la può fare, sarà una cosa tranquilla. Accetta.
Arriva in piazza con 10 minuti di ritardo, la metro di Roma si fa sempre riconoscere. Lo individua facilmente davanti all'entrata del bar.
"Ehi, scusa il ritardo."
"Ma figurati, mi aspettavo di peggio con la solita puntualità della metro... dai entriamo!"
Si siedono. Guardano la lista dei drink e la scrutano in silenzio. Alla fine è Fabio il primo ad alzare lo sguardo. "Che prendi?" Gli sorride. Fabio riesce ad unire sicurezza e naturalezza, non sembra forzato in niente di ciò che fa, e Mario questo lo coglie, avverte sincerità nel suo modo di fare.
Ordinano due analcolici ed iniziano a chiacchierare. Fabio ha trent'anni, lavora da 7 anni, ha una laurea in Lingue messa purtroppo nel cassetto, ma è una persona che si rimbocca le maniche, tiene alla sua indipendenza e appena gli è stato possibile ha lasciato casa per poter vivere da solo. Non ha coinquilini, né animali, anche se li ama, ma casa sua è piccola e preferisce così. A casa dei suoi però ha un golden retriever di nome Enea, e lo descrive come il cane più buono del mondo. E' legato alla sua famiglia, ha un fratello più piccolo di qualche anno, nei confronti del quale è molto protettivo. Suo fratello l'ha sempre sostenuto ed è stato il primo ad infondergli forza nel fare coming out con i genitori. Per fortuna i suoi genitori l'hanno presa bene, lì per lì son rimasti un po' shockati ma è bastata una notte per assimilare la notizia e il giorno dopo tutto come prima. Descrive l'abbraccio che gli hanno dato la mattina dopo a colazione come uno dei momenti più belli della sua vita, e per poco non gli si inumidiscono gli occhi.
Mario lo osserva attento. E' bello ascoltare mentre si racconta. Si irrigidisce un po' invece quando Fabio si ferma e gli chiede di parlargli di lui e della sua famiglia, ma poi lo rende partecipe delle difficoltà che ha avuto in passato ma che per fortuna sono rientrate, con tempi sicuramente più dilatati rispetto ai suoi, ma c'è riuscito.
"Da quanto tempo sei single?" – gli chiede Fabio all'improvviso.
Vorrebbe doverci pensare invece lo sa perfettamente, lo sa fin troppo bene. "E' quasi un anno."
"Ti ha lasciato lui o sei stato tu?"
"Lui."
"Oh. Mi spiace."
"E' andata così.." – cerca di fare spallucce.
"E al momento vorresti una relazione?"
"Non lo so sinceramente. Penso di non sapere bene cosa voglio, e forse meglio così perché a volte quando ci si impunta troppo su una cosa si fa peggio. Vivo alla giornata."
"Giusta considerazione!" – Fabio gli sorride.
Hanno chiacchierato così tanto che son stati due ore nel locale. E' ora di rientrare, devono tornare a casa entrambi in metro e meglio che non si faccia troppo tardi.
Parlano ancora in metro, sono seduti vicini e Mario è un po' imbarazzato dall'averlo ad un palmo dal naso, e non riesce a sostenere il suo sguardo e quegli occhi nocciola che lo fissano.
La prossima fermata è quella di Fabio. "Ti andrebbe di rivederci? Magari di sera, vengo con l'auto, mangiamo una pizza.. o quello che ti va."
"C... certo." E' preso alla sprovvista. Ma lusingato, e anche un po' imbarazzato.
"Allora ci sentiamo, ho il tuo numero." – e si alza, salutandolo con due baci sulle guance.
Torna a casa, cena, aspetta di prender sonno mentre scorre i canali senza trovare nulla di interessante. Gli suona il telefono, un messaggio, è Fabio.
"Sono stato bene con te, prima, grazie. Spero di replicare presto."
Mario sorride. Poi si blocca, e si rende conto di aver omesso qualcosa che forse è giusto che Fabio sappia.
"Anche io sono stato bene. Volevo chiederti.. non ti ho mai detto il mio cognome vero?"
"No.. non mi sembra, perché?"
"E' Serpa. Vorrei che lo googlassi prima di decidere se vuoi uscire dinuovo con me. Fai come ti ho detto e capirai, buonanotte."
Spero che questo non cambi niente. No questo non lo scrive. Sospira e va a dormire.
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Il conforto - Clario
Fiksi PenggemarDopo aver tanto lottato, la storia tra Claudio e Mario si sgretola nemmeno un anno dopo, in una notte di Novembre. A distanza di tempo la ferita però è ancora viva, aperta, bruciante. Riusciranno a ritrovarsi o le incomprensioni passate avranno la m...