Capitolo 6Fuck.
-Liz, potresti incominciare ad usare la trousse che ti ha regalato zia Margaret al tuo compleanno- disse sua madre mentre si sedeva a tavolo per fare colazione.
-Non vedo perché- rispose la ragazza addentando il toast coperto da un sottile strato di burro e marmellata.
-Lo trovo uno spreco vedere il tuo bel vaccino solo con un po' di rimmel, dovresti curarlo di più. Ma rimani bellissima lo stesso-.
Ricominciava.
Alzò gli occhi al celo e si alzò dal tavolo prendendo la borsa sulla sedia al suo fianco.
-Ok, mamma. Io vado, ci vediamo oggi- le lasciò un bacio sulla guancia e uscì fuori.
Sua madre ultimamente era diventata più petulante del solito: le ripeteva ogni mattina di truccarsi. Non amava farlo, gli piaceva il suo viso così com'era, forse anche meglio con del rimmel, ma niente di più.
Era una ragazza semplice, usciva indossando jeans, nike e magliette semplici con felpe. Adorava indossare cappelli di lana e sciarpe, e amava la semplicità. Non era quel genere di ragazze che amava il rosa e gli unicorni, quando voleva poteva essere anche dura e rigida, ma in lei c'era un piccolo, ma grave, problema: era buona.
Glielo avevano ripetuto tantissime volte, eppure non cambiava. Faceva parte del sé.
Aiutava spesso chi le chiedeva qualcosa, e per questo le era difficile dire di no.
Non era una sfigata, anzi a scuola era molto conosciuta. Anche se questo era dovuto più alle sue amicizie che per altro.
Popolare si, ma per molti di loro 'stupida'. Sempre dovuto alle sue amicizie.
Popolare perché la sua migliore amica era Megan Sparks.
Stupida perché il suo migliore amico era Louis Tomlinson.
Odiava chi lo offendeva per la sua omosessualità ed era per questo che frequentava solo alcuni amici di Megan, il resto cercava di evitarli.
-Buongiorno Liz!- urlò pimpante Megan spuntandole affianco.
-Megan, ciao- la salutò abbracciandola.
-Dimmi che hai fatto letteratura, perché io non ho aperto libro- la guardò disperatamente la bionda.
-Dopo te la passo, ho capito. A proposito, stasera a che ora devo venire da te?- domandò.
-Bah, visto che alle sei finisco gli allenamenti puoi venire alle sette e mezza, e adesso vieni con me che devo chiedere a quello di dire a mamma che deve fare la spesa- la prese per un braccio e la trascinò per i corridoi della scuola.
-Quello chi?-
-Il tipo che stava ieri al pub-
Quel tipo.
Sentì il battito cardiaco aumentare velocemente e lo stomaco contorcersi ricordando gli occhi di quel ragazzo.
Non ricordava il nome, ma ricordava perfettamente che dopo aver incontrato il suo sguardo le si era smosso qualcosa nel bel mezzo del petto.
-Eccolo- borbottò Megan continuando a camminare.
Liz lo cercò con lo sguardo e lo trovò.
Era bello, troppo bello.
Di una bellezza inumana.
Non sembrava uno di quei ragazzi che si chiudevano per ore in bagno cercando di essere impeccabili. Lui era un ragazzo...semplice: indossava una felpa, dei pantaloni a bassa vita, nike, capelli disordinati e sparati in aria.
Il volto era marcato dalla stanchezza, era magro e occhi spenti.
Portava le maniche della felpa fin giù le mani nonostante la maggior parte dei ragazzi in quella scuola era a mezzamanica.
Non aveva caldo?
Il suo cuore perse un battito notando, solo adesso, che i suoi occhi erano puntati su di sè.
Arrossì.
-Zayn!- urlò Megan.
Il ragazzo prese a camminare dalla parte opposta alla loro, dandogli le spalle.
Era bello si, ma anche maleducato.
-ZAYN!- urlò isterica la bionda raggiungendolo e bloccandolo per il braccio.
Il moro scattò strofinandosi l'interno del braccio con una smorfia infastidita.
-Che cazzo vuoi?-
La sua voce.
Adesso sveniva, se lo sentiva.
-Quando torni a casa puoi dire a mamma che fa la spesa?- la sua domanda sembrò tanto più un ringhio.
Quasi come se stesse dicendo 'ti odio e non mi fido, ma devo darti la mia vita nelle tue mani.
-Non puoi farlo tu?-le chiese lanciandole uno sguardo.
-Devo fare gli allenamenti delle cheerleader-spiegò velocemente.
-Okay- acconsentì Zayn girandosi.
Lo guardò camminare cadenzato lungo la fila di armadietti e si perse fissandogli un punto preciso.
Sgranò gli occhi e distolse subito lo sguardo.
-Non ci credo che abbia accettato- borbottò incredula la bionda fissando Liz.
-Liz, stai bene? Sei tutta rossa- continuò.
-Tutto bene- ridacchiò la mora.
-Oddio!- urlò Megan portandosi una mano alla bocca.
-Che c'è?- non capiva che intendesse dire l'amica.
-Ti piace Zayn- Liz sgranò gli occhi.
Era così evidente?
-N-no che non mi piace, è carino, tutto qui- balbettò imbarazzata.
-Non è 'tutto qui', Liz. L'ultima volta che hai detto che un ragazzo era 'carino' te ne sei innamorata, e adesso chiudi gli occhi e dimenticati di Zayn Malik. Subito. Adesso. Non mi importa quanto ti piace, ma levatelo dalla testa- urlò scandalizzata.
-Calmati Megan, non è la fine del mondo-.
-Si che lo è Liz, non è un ragazzo raccomandabile, non è il ragazzo per te- sussurrò la bionda guardandosi attorno sperando che nessuno stesse ascoltando la loro conversazione.
-Uh, piace già a te? Mi dipiace...cioè...- Megan la bloccò subito sbuffando.
-A me non piace Zayn, sai già chi mi piace. Ma dico sul serio, non è il ragazzo che fa per te, ti basta sapere che l'ha portato a casa mia madre- gli occhi della bionda dicevano.
Zayn doveva essere uno di quei ragazzi che aiutava la signora Kate.
Zayn: ragazzo non raccomandabile.
Okay, doveva toglierselo dalla testa.
Ci sarebbe riuscita.
Tanto non era neanche un vera cotta, no?
Bene.
-Okay, ho recepito il messaggio: starò lontano da quel Dio gre...da Zayn- ridacchiò e seguì l'amica in classe.
Aveva sempre avuto problemi nelle ore di educazione fisica, odiava quella materia.
La maggior parte della popolazione in quella scuola l'amava, tutti tranne Louis Tomlinson.
Non ti piace perché hai tutti gli occhi puntanti addosso, non ti piace perché devi stare attento a come prendi in mano una palla o una racchetta, non ti piace essere deriso se una palla ti colpisce una parte lesionata e stare attento alle smorfie che fai, non ti piace quando devi andare negli spogliatoi, non ti piace rimettere al proprio posto tutti gli attrezzi utilizzati attendendo che gli altri ragazzi lascino lo spogliatoio, non ti piace entrare e spogliarti per poi osservare tutti i lividi, non ti piace cambiarti chiuso a chiave pur essendo solo, non ti piace uscire e trovarti tutti i tuoi 'compagni' di classe di fronte a pronti a divertirsi, non ti piace trovarti faccia a faccia con Emmett McMann.
Chi è? Un coglione.
Un ragazzo coglione.
Metteva paura anche alle mosche.
Era uno dei giocatori della squadra di basket della scuola, era anche uno squallido omofobo.
Louis ne era terrorizzato.
Appena lo incrociava per i corridoi ritornava indietro, faceva di tutto pur di non rimanere da solo con lui.
Ma a volte capitava che lo trascinasse nei bagni dei ragazzi e mandasse tutti via pronto a pestarlo.
Avete presente quando qualcuno continua ad andare a scuola solo perché da grande gli interessa avere un lavoro e lasciare quel posto? Ecco, Louis voleva esattamente quello.
Voleva lasciare quella scuola più di qualsiasi altra cosa.
Continuava ad alzarsi la mattina solo per quello.
Quando si è vittime di bullismo e di qualsiasi altra violenza sei chiuso in un posto buio, hai paura quasi di tutto.
Quando si chiudeva alle spalle la porta di casa, Louis sentiva la paura scorrergli nelle vene.
La stessa paura che aveva quando sua madre gli accarezzava una guancia prima di lasciare casa, la stessa paura che quella carezza possa diventare uno schiaffo.
La stessa paura che dopo quelli ce ne saranno altri.
-Tomlinson, che fa senza fare nulla? Prendi la racchetta e gioca con le ragazze- gli urlò il professore dietro.
Sentì una gigantesca risata sollevarsi per aria e schiantarsi contro il suo viso come una frustata.
-N-non mi sento tanto b-bene, professore- sussurrò in risposta arretrando contro il muro alle sue spalle.
Sbiancò vedendo McMann avvicinarsi.
-Vuoi andare in infermeria, Tomlinson? Ti vedo bianco-
Dio, no.
-NO- urlò velocemente -n-non ce n'è bisogno, davvero- borbottò preso dalla paura.
Tu vai in infermeria, e tu McMann accompagnalo- Emmett sbuffò e uscì dalla palestra lanciando al moro una veloce occhiata.
Louis lo raggiunse dopo aver preso due lunghi respiri, rimanendogli alle spalle.
Più che camminare, il suo passo era una corsa.
Non voleva rimanere da solo con lui, voleva solo andarsene.
Liberarsi da quel...da quel orribile peso che era costretto a sopportare tutti i giorni.
-Non sai neanche giocare a racchetta, checca?- gli urlò Emmett facendolo sobbalzare e allontanare di scatto.
In quel momento voleva solo che un varco si aprisse sotto i sui piedi e che lo risucchiasse.
-T- ti prego, Emmett, lasciami in pace, solo oggi. Ti prego- lo supplicò mentre si racchiudeva contro il muro con gli occhi colmi di lacrime.
-Solo perché non ne ho voglia, Tomlinson.- sussurrò premendogli una mano contro il fianco.
Lo lasciò lì da solo e si allontanò ridendo.
Scivolò con la schiena lungo il muro e sospirò pesantemente attendendo che le lacrime lasciassero i suoi occhi.
-Louis, stai bene?- domandò una voce in lontananza.
Alzò la testa di scatto e osservò la figura slanciata di Zayn venirgli accanto.
-Allora?- domandò una volta più vocino.
-Sto bene- rispose in un sussurro.
Il moro si sedette al suo fianco appoggiando la schiena al muro cacciando fuori un pacchetto di sigarette.
-Ne vuoi una?- gli domandò avvicinando il pacchetto al sua viso.
-No, grazie. N-non fumo- borbottò appoggiando il mento sulle ginocchia.
-Chi era quel coglione?- la voce di Zayn era tagliente mentre l'odore del tabacco gli arrivava fino sotto il naso.
-Nessuno di importante...- lasciò la frase a metà, come se volesse continuarla ma non ne aveva ne parole.
-Qualsiasi cosa Louis, ne puoi parlare con me, capito?- il moro si irrigidì di colpo e girò la testa verso Zayn, fissandolo incredulo.
-D-davvero?-
-Se solo provano di nuovo a toccarti, dimmelo- il suo tono non ammetteva repliche.
-Perché lo fai Zayn? Cosa ci guadagni?- domandò con il cuore a mille dalla felicità.
-Perché dovrei guadagnarci qualcosa? Sei un mio amico-.
A Louis gli si bloccò il respiro.
Sei un mio amico.
Sei un mio amico.
Era suo amico?
-Vieni, andiamo in mensa che tra poco suona- disse Zayn allungandogli una mano.
Si, era suo amico.
Sorrise.
Doveva tastare anche il territorio.
Non poteva buttarsi a capofitto su qualcosa di cui conosceva a malapena il nome.
Doveva chiedere a Louis.
La conosceva anche Megan se per questo, ma non poteva andarle vicino a dire 'ciao Megan, la tua amica è una vera gnocca, la dà facilmente?'. Era fuori discussione.
Osservò Louis davanti a sé e si preparò a porre la domanda.
-Conosci quella Liz allora?- disse atono sorseggiando la sua coca cola.
-Si, è la mia migliore amica. Ti piace?- sorrise Louis.
Oh, oh.
Come diamine aveva fatto?
Zayn aprì la bocca, non sapendo che dire.
Provò a dire qualcosa ma si fermò con una mano in aria.
Okay, adesso doveva smetterla di boccheggiare come un cretino a fare il serio e l'indifferente.
-Certo che no, è per dire- si, era per dire.
-Non ti preoccupare, siamo amici no?- gli occhi di Louis luccicavano.
Dopo la frase 'sei un mio amico' era radicalmente cambiato, si era aperto se così si poteva dire.
-Si...- rispose titubante.
-Bene, che vuoi sapere su di lei?- Louis le braccia sul tavolo e si sporse sul tavolo.
-Raccontami di lei- sospirò Zayn.
Tanto anche se lo avesse raccontato a Liz dopo, non saprebbe importato.
La ragazza era interessata, tanto quanto lui.
L'aveva espresso apertamente quando Megan gli aveva chiesto quel favore.
-Liz è una ragazza semplice. Tutto l'opposto di Megan, in effetti, e sono anche migliori amiche. L'ho conosciuta sette anni fa, abita affianco a me ed è dolcissima e simpatica- finì con un sorriso.
Non era decisamente il suo tipo.
Da come l'aveva presentata, la ragazza era una santa, nessuna ragazza dai facili costumi. Lui non voleva nessuno storia seria, solo un passatempo.
E la mora non era decisamente opportuna per questo.
Nonostante questo continuò quella conversazione quando doveva finirla lì.
-interessante...aspetta, è la migliore amica di Megan?- apriti cielo.
-Si, sta quasi sempre a casa sua, perché me lo chiedi?- domandò Louis non capendo.
-Io abito con Megan- il moro spalancò la bocca stupita.
-D-davvero?-
-Hey, Tomlinson hai trovato un frocio con cui scopare?- urlò seguitamente qualcuno alle spalle di Zayn e vide l'espressione serena di Louis scomparire.
Abbassò lo sguardo terrorizzato e si torturò le mani nervosamente.
Zayn sospirò profondamente girando di poco la testa giusto il tempo di vedere il ragazzo comodamente seduto sul tavolo delle cheerleader e i giocatori si basket.
Megan e Liz non c'erano tra loro.
Si girò di nuovo verso Louis che lo fissava triste.
-M-mi dispiace Zayn, i-io non volevo...- balbettò con gli occhi lucidi.
Zayn lo fulminò con lo sguardo, prese la lattina di coca cola dal vassoio del ragazzo di fronte a sé e mosse velocemente il braccio.
-Alzati e aspettami vicino al tavolo- sussurrò velocemente.
Si alzò dal tavolo e porto la mano con la lattina dietro la schiena mentre camminava verso la direzione del coglione che aveva parlato prima.
La mano non smetteva di muoversi e un sorriso si dipinse sul suo volto.
Gli arrivò faccia a faccia e ghignò.
-Che c'è?- ringhiò il ragazzo.
Fermò la mano di colpo e con velocità la porto sotto al volto del giocatore di basket, con l'altra mano asprì la lattina e tutto il contenuto finì sul viso del coglione.
La sua faccia sconvolta lo fece ridere, ma si trattenne.
-Almeno lui ha qualcuno con cui scopare- gli buttò la lattina in faccia e uscì dalla mensa al fianco di Louis divertito e felice.
-Shh, fate silenzio, è il turno di Liz- urlò Megan nel salotto.
-Allora Liz, obbligo o verità?- domandò Niall bevendo un sorso di coca cola.
-Sapete già tutto su di me, quindi credo che sceglierò obbligo- Liz arrossì, sperando che non la costringessero a fare qualcosa di imbarazzante.
Megan rise maliziosamente e la guardò pensosa.
-Allora...vai nella stanza di Zayn e porta qualcosa giù- la mora sgranò gli occhi.
-Nella stanza di Zayn? Sei impazzita? Neanche per sogno! No, non se ne parla proprio- borbottò presa dall'ansia.
-Avanti vengo con te io...e tu, Niall, aspetta qui e se ti portiamo qualcosa di succulento ci devi 50£- Megan si alzò, aiutando a fare lo stesso Liz e la trascinò nella stanza del moro, lasciando un Niall divertito e incredulo.
-Non credo che sia una buona idea, Meg-.
-Oh, non fare tante storie e cerca qualcosa di abbastanza interessante da far sganciare quei soldi a Niall- Liz alzò gli occhi al cielo e si avvicinò alla scrivania di fronte al letto.
-Se trovi delle mutande di Calvin Klaine dalle a me- sussurrò Megan mentre si distendeva sul pavimento per guardare sotto al letto.
Liz si lasciò scappare una risata pensando alla fissazione dell'amica per quella stupida marca.
-Che ci fa Zayn con un cucchiaio?- domandò la mora alzandone uno in mano e dondolandolo a destra e a manca.
-Non ne ho idea, e non lo voglio sapere- borbottò Megan completamente sotto al letto.
-Ma che ci fai sotto al letto? Cosa speri di trovarci? Un calzino?- le si avvicinò Liz.
-I tipi come Zayn nascondo tantissime cose sotto al letto, me l'ha raccontato mamma- ridacchiò la bionda dando subito dopo un urlo elettrizzato.
-Ho trovato qualcosa che vale più di 50£- Megan uscì fuori dal letto sorridente con una bustina tra le mani.
Liz sgranò gli occhi e trattenne un urlo.
-Non provare a scenderlo, se il tuo amico viene a saperlo moriremo, e io non voglio morire- borbottò la mora impaurita.
Faceva anche un certo effetto avere sotto al naso un pacchetto di quella roba.
Non ne aveva mai visto uno.
-Mantienilo tu- Meg gliel'allungò e notando l'espressione contrariata dell'amica sbuffò.
-Andiamo...scendiamo, la facciamo vedere a Niall e poi la rimettiamo al suo posto- Liz alzò gli occhi al celo e sospirò prendendo in mano la bustina.
Uscì dalla stanza fissandosi i piedi e aspettò che Meg la seguisse dopo aver chiuso la porta.
-Che cazzo stavate facendo nella mia stanza?- Zayn Malik le fissava davanti a loro con un espressione più che incazzata.
Più che furiosa.
Porca merda erano nella merda.
Cazzo.
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Your love is my drug.†
Fanfic-Sei tornata adesso?- domandò con ansia alla madre. -Sì, Megan. È stata una notte movimentata- spiegò Kate mentre preparava della camomilla. -Ti è successo qualcosa?- chiese allarmata avvicinandosi alla madre. -Certo che no, ho solo dovuto portare...