L'uomo camminava intorno al tavolo di legno nella stanza semibuia; non c'erano finestre, le pareti erano di colore scuro e le lampade emanavano un'inquietante luce soffusa, che rendeva la situazione più cupa di quello che era già. Parlava con la sua voce profonda e roca, mentre io avevo il fiato corto come se avessi appena corso e il mio cuore sbatteva ininterrottamente contro la mia gabbia toracica, così forte che mi chiedevo se non lo sentisse anche lui. Non lo avevo guardato in faccia se non quando ero entrata, o meglio, mi avevano trascinata in quella stanza; non avevo afferrato molto del suo aspetto, solo un riporto di capelli grigi, il naso adunco e l'abito elegante, giacca e cravatta. Stavo lì immobile e tenevo gli occhi puntati su quella pistola che si trovava sul tavolo, chiedendomi se fosse carica e se l'avrebbe davvero usata contro di me. Deglutivo a fatica e avrei tremato dalla paura, se non mi fossi auto-imposta di non farlo; non volevo mostrare di avere paura, volevo apparire come una ragazza sicura, coraggiosa, che si trovava in quella stanza per affrontare il suo destino. Ma quella non ero io; io ero timida, paurosa, e avrei fatto di tutto perché quella pistola non venisse puntata contro la mia testa. Avevo paura di morire, ne avevo sempre avuto, e soprattutto mi faceva paura quella pistola, mi dava un'ansia terribile e pensavo che se proprio avesse dovuto farla finita, poteva farlo subito con quell'arma, o mi avrebbe ucciso l'ansia stessa.
La sua voce si alzò di volume e cercai di prestare attenzione e a non pensare a quello che avrebbe potuto succedere di lì a qualche minuto. "...non ci viene permesso di arrestare dei minorenni, ma nel tuo caso è stata fatta un'eccezione. E vedi, in questo caso il processo richiede una procedura speciale." Sottolineava particolarmente certe parole, e questo non faceva altro che aumentare la mia ansia. "È stato richiesto direttamente dal capo - diceva, muovendo la mano verso il tavolo e afferrando la pistola - che un individuo come te sia, come dire, tolto dalla circolazione." Diede come una carezza alla canna nera dell'arma. "E, capirai, questo tipo di mestiere non ci aggrada affatto..." sporco bugiardo pensai, mancava poco che sorridesse mentre mi parlava; questo lavoro sporco gli piace da morire. "...costretti ad eseguire gli ordini dei superiori.." gesticolava con la mano che teneva la pistola come se fosse "morta", e quel gesto mi impaurì. I miei respiri si erano fatti sempre più corti, e faticavo a concentrarmi sulle parole dell'uomo, il mio probabile assassino. "...sia causa del suo gesto...necessario...ordini superiori." Fermò il suo discorso e alzò il braccio puntando la pistola alla mia testa. Finalmente alzai lo sguardo e lo guardai disgustata. Mi sembrò di leggere un "addio" sulle sue labbra accompagnato da un ghigno, poi un colpo secco e, buio.~Lu
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Piccole Storie e Racconti per Sognare
Short StoryPiccole storie, racconti, descrizioni, qualsiasi cosa la mia testa idealizzi e mi faccia saltare in mente, non collegati in alcun modo l'uno all'altro. Sono uno sfogo, parti di me che decido di condividere con voi. Spero che vi vada di leggermi.