Entrai nella sala da pranzo, attraversando la hall dell'hotel, seguita dalla mia famiglia. Appena dentro mi fermai, tirando più giù il vestito di pizzo color pesca che mia madre mi aveva costretto ad indossare. Sia chiaro, quel vestito mi piaceva, o non lo avrei nemmeno messo in valigia, ma i giorni precedenti avevo già notato che gli altri clienti dell'albergo non facevano gran caso a ciò che indossavano per la cena, ed essere così elegante mi metteva in imbarazzo. Il nostro solito cameriere ci raggiunse all'entrata. "Buonasera" ci salutò, poi aggiunse "Ho dovuto spostarvi di tavolo, ma purtroppo non sarò più io il vostro cameriere". Non che mi dispiacesse. Ci guidò ad un tavolo più grande di quello solito, al centro della sala. Incrociai una cameriera con vari piatti in mano e rischiai di andarci a sbattere, ma mi fermai in tempo. "Scusa" farfugliai. Lei si voltò verso di me; era giovane, e mi sorrise. "Mi scusi" disse educatamente, schivandomi e proseguendo. Ci accomodammo al tavolo, io e mio fratello minore da un lato e i nostri genitori dall'altro. Andammo a servirci l'antipasto al buffet e tornammo a mangiare. Mi chiesi, osservando i camerieri in camicia bianca e grembiule nero, chi ci fosse stato affidato. Mi resi conto però che non era il mio principale intento; stavo vagando con lo sguardo per rivedere quella cameriera. Il suo viso giovanile, il bel sorriso e la sua voce dolce mi avevano stupito. "Eleonora, vuoi mangiare?" mi richiamò mia madre e mi resi conto di stare ancora fissando la sala. Mi misi a mangiare, e d'un tratto la vidi venire verso il nostro tavolo. Mio padre prese la parola. "Ci porteresti portare una bottiglia di acqua naturale, una di acqua frizzante e una birra media?" La ragazza annuì con il suo solito sorriso e la guardai allontanarsi. Aveva i capelli neri raccolti in uno chignon in cima la testa, e alcuni baby hair riccioli erano sfuggiti all'acconciatura e stavano sulla nuca. Aveva la pelle abbastanza scura, color cioccolato, ma non per l'abbronzatura, probabilmente era la sua carnagione naturale. La camicia attillata rivelava una pancia piatta ed un bel seno. Mi imposi di terminare il mio antipasto. La ragazza tornò con la birra di mio padre che era seduto di fronte a me, appoggiò il sottobicchiere e fece per appoggiare il boccale, ma questo le sfuggì di mano e si rovesciò completamente nella direzione di mio padre. Per un momento la cameriera sembrò essersi paralizzata; "Oh mio dio, mi scusi tanto" balbettò. Provai un po' di pena per lei. Si passò una mano sulla fronte e scommetto che stesse cercando di trattenere le lacrime. Controllò in direzione di mio padre e trasse un sospiro di sollievo constatando che non lo aveva macchiato. "Un momento solo" sussurrò filando via velocemente. Tornò con un panno e si mise a pulire il suo disastro. "Non mi era mai successo" borbottò più a se stessa che a noi. "Si figuri, può accadere a tutti" la rassicurò mio padre, mentre invece mia madre la guardava indignata. "Torno subito con un'altra birra" riprese, scusandosi ancora mentre si allontanava con il panno zuppo. La vidi fermarsi a sussurrare qualcosa ad un suo collega e sparire nella cucina. Nel frattempo un altro cameriere venne a ritirare i piatti sporchi. Mia madre si mise a borbottare con mio padre a proposito del disastro. "Mamma, può capitare a tutti, perdonala" la difesi. Arrivò in quel momento e tutti ci zittimmo. Appoggiò con cautela la birra e filò via senza dire nient'altro che mi scusi ancora. Un cameriere venne a portarci l'acqua e il primo piatto. A metà cena, avevo avvistato la ragazza per alcune volte, ma non era più venuta al nostro tavolo. Talvolta mi parve che mi osservasse ancora con sguardo umile implorando scuse, e io le rivolgevano un timido sorriso come per rassicurarla. Durante il secondo piatto mi alzai avvisando che stavo andando in bagno. Mi avviai e, forse per destino o forse per fortuna, la incrociai. Riflettei un secondo se fermarmi e dire qualcosa, ma cambia presto idea e passai oltre. Lei però mi rivolse un altro meraviglioso sorriso, che mi rimase in mente per il resto della serata. Quella ragazza mi aveva mandata completamente in palla; mi ero sempre reputata eterosessuale, ma in verità i maschi non mi avevano mai attratto granché. Nessuno aveva mai scatenato in me quello che lei era riuscita a scatenare quella sera. Tornai al tavolo e terminai il mio tacchino. Poco dopo che ci ebbero portato via i piatti, eccola arrivare. "Vi manca il dolce giusto?" chiese timidamente. Noi confermammo. "D'accordo, arrivo subito". Tornò con quattro piatti con il dolce che avevamo scelto. Diede il piatto ai miei genitori e a mio fratello, e per ultimo a me. "Ecco a te bella" mi disse poggiando il piatto. Bella? Mi girai verso di lei e mi sorrise ancora: quel sorriso che mi mandava in palla, quel sorriso che mi avrebbe fatta impazzire. "Avevo paura a tornare a questo tavolo" balbettò timidamente. "Non ti preoccupare" replicai con un sorriso. "Hai fatto bene" borbottò mia madre e io la fulminai. Fortunatamente la ragazza non sembrò sentirla. "Buon appetito" ci augurò andandosene. Finita la cena stavamo per uscire quando lei passò per il corridoio. "Arrivederci, e scusate ancora" salutò. Poi mi fermò afferrandomi delicatamente il braccio. Esitò. Quel lieve contatto con lei mi stava facendo venire i brividi, ma inprobvisamente tutto divenne più caldo e il cuore prese a battermi più velocemente. "Ti va se ci vediamo quando finisco?" abbassò lo sguardo. "Certamente" replicai. Tornai in camera e attesi con impazienza, finché, verso le 11.30, mentre mio fratello già dormiva, qualcuno bussò lievemente alla porta della mia camera.
Se i miei leggessero questa cosa probabilmente comincerebbero a dubitare della mia eterosessualità.
~Lu
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Piccole Storie e Racconti per Sognare
Короткий рассказPiccole storie, racconti, descrizioni, qualsiasi cosa la mia testa idealizzi e mi faccia saltare in mente, non collegati in alcun modo l'uno all'altro. Sono uno sfogo, parti di me che decido di condividere con voi. Spero che vi vada di leggermi.