Rimasi chiusa in quella stanza per un paio d'ore, isolata nel mio silenzio circondata da solo quelle quattro pareti di un bianco sporco. Alice un paio di volte era venuta a bussare alla mia porta, chiedendomi se ci fosse qualcosa che non andasse bene, ma io non le avevo risposto. Ero ancora seduta a terra, con la testa tra le ginocchia, immobile. Nuovamente sentii il suono sordo delle nocche sulla vecchia porta in legno < Ehi, Elise..> Alice era preoccupata, mi ero barricata in camera mia senza parlare o muovere un muscolo < Se c'è qualcosa che non va .... lo sai che con me ne puoi parlare. Sono la tua migliore amica>
Ancora niente, non volevo risponderle ed anche se lo desideravo la voce non mi usciva < Non rimanere sola ... so che questi momenti sono difficili per te, ma per questo esistono le amiche > a poco a poco alzai la testa ed i fasci di luce che attraversavano la finestra, illuminarono i miei occhi < Io sono qui non solo per me stessa, ma soprattutto per te. Per sostenerti ed aiutarti... quindi ti prego, apri la porta>
Asciugai gli occhi dalla lacrime, che poco avevano bagnato le mie guance, rialzandomi da terra. Abbandonai le spalle contro la porta e voltai lo sguardo al soffitto: era successo di nuovo. In quei momenti innalzavo una barriera, impenetrabile da chiunque, che mi isolava dal resto del mondo. Il mio umore era sprofondato nel baratro della tristezza, ma a poco a poco stava risalendo. Nonostante non fossi ancora riuscita a richiudere quella gabbia, le parole di Alice, anche se poco, mi avevano aiutato ad uscire da quello stato di negatività in cui ero caduta. La sua voce calma e limpida era riuscita a penetrare quell'assordante silenzio che riempiva la stanza. Afferrai la maniglia e piano aprii la porta cigolante.
< Elise...> disse a bassa voce Alice. Prese poi la mia mano e mi tirò fuori da quella stanza < Dai, andiamo a vedere se possiamo mangiare qualcosa> quando alzai lo sguardo verso di lei, la vidi sorridere ed io non potevi far altro che ricambiarla, anche se sotto quel mio sorriso si nascondeva tutta la mia sofferenza < Hai passato tutto il pomeriggio qua dentro ed quasi ora di cena > non mollò la mia mano finché non arrivammo in salotto.
< Si... > fu tutto quello che riuscii a dire. Era come se mi fossi dimenticata come si parlasse ad una persona, come se le parole dovessero essere tirate fuori con la forza. In salotto la TV era accesa insieme a tutte le luci.
< Beh, dato che non abbiamo molta scelta su quello che possiamo mangiare.. direi che possiamo andare a prendere qualcosa d'asporto, che dici?>
< Sarebbe perfetto > lei mi sorrise nuovamente < Peccato che non abbiamo idea di dove sia un ristorante d'asporto> eravamo appena arrivate ed avendo passato l'intero pomeriggio a casa, per colpa mia, non avevamo idea di quali ristoranti fornissero il servizio il take away.
< Tranquilla > dalla tasca prese il suo cellulare e fulminea digitò qualcosa, le sue dita si muovevano così velocemente che non riuscii quasi a vederle < Ecco fatto! > girò lo schermo verso di me mostrandomi la posizione di un McDonald nelle vicinanze <Prima di partire mi sono fatta la promozione per internet, meno male che ci ho pensato altrimenti stasera non avremmo cenato>
La sua risata fece ridere anche me <Allora che dici, va bene come prima a cena a Londra?>La guardai per un attimo, il suo viso candido costeggiato da un grazioso sorriso. Cercava di fare qualsiasi cosa pur di mettermi di buon umore ed io lo apprezzavo moltissimo, per quello cercai di essere il più gentile possibile nei suoi confronti, lei si stava impegnando con me ed io dovevo fare lo stesso < Si, certo va benissimo>
<Perfetto!> fece una piroetta, sprezzante di felicità <Ok, allora come ci organizziamo... io vado a prendere la roba mentre tu rimani qui e prepare la tavola?>
<Per me va bene, poi è molto meglio se esci tu, in questo momento non mi ..>
< Tranquilla> mi interruppe lei poggiandomi una mano sulla spalla <Per me non è problema, ne approfitterò per guardarmi in giro e farmi un'idea della città> mi passò a fianco per raggiungere l'attaccapanni dietro di me e prendere la sua giacca in pelle scura < Allora io vado, cercherò di fare il più in fretta possibile>
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My London dreams
Fanfiction" Una sola persona puó cambiare la tua vita ". Questo è ciò che Elise ha imparato trasferendosi a Londra e quella persona si chiama James, il suo affasciante vicino di casa. Sarà colui in grado di scuotere il suo animo, sgretolando le barriere che...