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Salii tre piani di scale ed arrivai agli uffici di Henry Banks, l'amico di mamma. Da quando era andato via non avevo smesso di pensare a James nemmeno per un istante, i suoi occhi azzurri, il suo sorriso, la sua gentilezza. Ogni cosa nuova che scoprivo di lui, per me era come se scoprissi nuovi parti di me stessa, ogni attimo era un'esperienza unica. Uscendo dalla rampa di scale mi diressi verso il banco della reception, dove un'affascinante donna, dai lunghi capelli biondi, mi accolse. < Salve, come posso aiutarla?>

< Sono qui per un incontro di lavoro con il signor Banks > risposi io appoggiandomi al balcone.

< Tu devi essere la figlia di Maria >
Alle mie spalle udii una voce dal tono possente. Mi girai e vidi un uomo in abito elegante, di un color grigio metallizzato, venire verso di me.

< Si sono Elise > risposi tendendo la mano verso di lui < Mi spiace per il ritardo, la città è tutta nuova per me ed il mio senso dell'orientamento non è molto buono > ovviamente era scusa, ero arrivata in ritardo solamente perché avevo dormito troppo ed Ero andata a dormire tardi, dato che mi ero messa a disegnare.

< Non ti preoccupare > rispose lui
< Sono Henry, molto piacere di conoscerti > strinse la mia mano e mi accompagnò in un ufficio, proprio sulla sinistra dopo la reception < Dato che abbiamo molto lavoro da fare ti spiego subito di che cosa devi occuparti >

Entrammo in questo ufficio, arredato con una libreria ed una semplice scrivania scura: un arredamento piuttosto freddo ed impersonale che mi mise a disagio.
< Come sai questa è un'azienda edile> io annui < quindi voglio che ti occupi di compilare queste carte e sistemare tutte le documentazioni arretrate> mentre parlava mi fece accomodare alla scrivania. Poi si diresse immediatamente verso l'uscita < Io ho molti appuntamenti oggi, quindi non sarò in sede, se hai qualche domanda Amanda è qui fuori > guardò l'orologio <È tardi, devo andare. Per oggi farai solo qualche ora, verso le 15:00 potrai andare via, ok io vado buon lavoro >

Non mi lasciò nemmeno il tempo di rispondergli o di ringraziarlo, che lui se ne era già andato. Come mi aspettavo quello sarebbe stato un lavoro noiosissimo, ancorata ad una scrivania e compilare moduli ed a sistemare carte. Anche se preferivo rimanere chiusa in quella stanza piuttosto che essere circondata da persone, che impartiscono ordini e desiderano qualcosa subito, come in un fast food. Presi un bel respiro e cominciai a lavorare, in fin dei conti quelle ore sarebbero passate in fretta. Appoggiai il telefono sulla scrivania e cercare di il lavoro richiesto al mio meglio. La vibrazione a contatto con la superficie legnosa, divenne ancora più forte. Sbloccai lo schermo del cellulare e con mia grande sorpresa vidi un messaggio di James, diceva:
" In bocca al lupo per il tuo primo lavoro a Londra, buon primo giorno.
Il tuo vicino, James McAvoy."

Leggere quelle parole mi mise di buon umore e con il sorriso sulle labbra cominciai a scrivere. Era stato lui a fare il primo passo, inviando quel messaggio. Mentre muovevo la penna sulla carta, pensai di rispondergli, ma non sapevo cosa dirgli, quali fossero le parole più opportune da usare in quel momento, quindi optai per una semplice faccina sorridente. Subito però me ne pentii. " Ma che diavolo fai?! Non sei più una bambina!" Pensai tra me e me, colpendomi la testa con la punta della penna, poi arrivò la risposta: la medesima faccina che avevo inviato. La mia risata risuonò in quell'ufficio, da tempo non ridevo in quel modo, sincero, spontaneo. Lui era in grado di tirare fuori quella parte di me anche solo attraverso dei messaggi, era incredibile. Poi un altro messaggio: stavolta però era Alice " Mi hanno presa!! Sarò a casa per le 16:00, ci penso io alla spesa. Ci faremo una bella pasta stasera!"
Ero felice per lei, nonostante non fosse una cima in inglese era riuscita ad ottenere lavoro, solo al suo primo colloquio, fantastica. Tante volte avrei voluto essere come lei, essere capace di mostrare a tutti le mie emozioni, la vera me stessa. Smisi di pensare a quelle cose dovevo concentrarmi sul mio lavoro, fantasticare non mi avrebbe aiutato a finire quelle miriade di carte che mi aspettavano.

My London dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora