<Elise!> girandomi vidi correre Alice verso di me. In mano reggeva una borsa di carta che riportava il simbolo del Mac < Mi spiace aver fatto tardi, ma mi sono persa lungo la strada ...> aveva il fiatone e prima di porter arrivare da me, rallentò il passo < Non sono capace di leggere il navigatore ... > indicò lo schermo del suo cellulare < Come mai sei qui fuori? Fa freddo potevi aspettare in casa>
Rivolsi uno sguardo alla porta d'ingresso della casa di James. Non c'era bisogno di dirle che lui era qui, se lo avesse saputo sarebbe corsa a presentarsi e conoscendola mi avrebbe messo in imbarazzo con quelle sue scomode battutine .
<Ero uscita a fumare una sigaretta >
Risposi io entrando poi a casa, seguita a ruota da Alice.
In poco tempo apparecchiammo la tavola, giusto qualche tovagliolo ed un bicchiere. Lo facemmo insieme dato che io mi ero scordata di farlo, avevo perso tempo a parlare con James senza rendermi conto dei minuti che passavano: quando stavo con lui il tempo e lo spazio sembravano non esistere più per me.
< Bene!> disse Alice battendo le mani più volte < Inauguriamo questa nuova casa e questa nuova avventura, con ...>
Fece una pausa per dare tensione al momento, anche se non era chissà che d'importante < Alla nostra prima cena in perfetto stile londinese!>"Già, il Mac rispecchia a pieno lo stile culinario londinese " pensai tra me e me. < Buon appetito> dissi io.
<Allora ..> nonostante stesse masticando un boccone di carne, Alice parlò < A che ora devi essere in un'ufficio domani?>
< Circa verso le nove > risposi io. Guardarla mangiare era una sofferenza: ad ogni morso dal suo panino colava un po' di salsa ed aveva tutte le guance sporche di maionese. Sembrava una bambina a cui avevano appena insegnato ad addentare un hamburger. Le feci cenno di darsi una pulita ed usando il tovagliolo di carta si ripulì.
<Vuoi che ti svegli io, o ti arrangi da sola?> per pulirsi le mani dall'unto le sbatte l'una contro l'altra più volte.
<Io devo alzarmi presto, voglio presentarmi in orario al colloquio che tua madre mi ha organizzato>Al contrario di me che avevo ricevuto un lavoro d'ufficio, da un amico di mamma, lei doveva fare un colloquio. L'aggancio che mia madre aveva qui a Londra, attraverso vari giri di chiamate, era riuscito ad organizzare un'incontro con il titolare di un ristorante, permettendo così ad Alice di poter concorre per un posto da cameriera. < No, tranquilla > le risposi io. Ero abbastanza grande da mettermi una sveglia e alzarmi da sola, anche se a casa mi alzavo puntualmente grazie ai miei genitori.
<D'accordo > rispose lei sorridendomi
< Guarda di non fare tardi però, lo so che tu sei abituata a dormire fino a mezzogiorno><Non ti preoccupare> raccolsi la spazzatura dal tavolo e la portai poi nel cestino in cucina, dividendo la carta dalla plastica e così via. Alice accese la TV, alzando il volume quasi al massimo, stravaccandosi poi sul divano.
< Vuoi guardare qualcosa assieme?> mi domandò senza nemmeno voltarsi.
<No, me ne andrò in camere mia> presi le sigarette, che avevo rimesso nella giacca quando ero rientrata e me ne andai in camera.
<Notte> sentii la voce lontana di Alice salendo le scale e quindi la ricambiai.
Ad ogni scalino, il legno sotto ai miei piedi scricchiolava, provocando un fastidioso rumorio. Mi fermai in bagno e dopo essermi lavata i denti e la faccia, uscii. Quando fui nella mia stanza chiusi rigorosamente la porta e nonostante ciò, udivo ancora le risate irritanti della televisione. In poco tempo mi cambiai e dopo essermi messa il pigiama mi sedetti sulla panca alla finestra, osservando il panorama notturno, fumandomi una sigaretta in tranquillità. Erano le nove di sera e tutto fuori era silenzio, illuminato da quei pochi lampioni ai bordi del marciapiede. Volsi lo sguardo verso la casa a fianco, da cui vidi uscire James e subito un battito dirompente arrivò. Era vestito molto elegante: indossava uno smocking nero accompagnato da una camicia bianca. Al collo portava una cravatta dello stesso medesimo colore dell'abito: era perfetto. Con grazie e fascino avanzava verso una limousine, ed ad ogni suo passo il mio cuore batteva più forte. Una bellezza che avrebbe incantato anche la dea Afrodite in persona, uno stile affascinante e travolgente capace di trasportanti anche con una singola posa del corpo. Il suo intero essere era circondato da una magia, che ti attirava a lui ed a cui tu non potevi resistere, potevi solo girarci attorno, come se in un sistema solare lui fosse il sole e noi i suoi pianeti. Il valletto, non appena vide James arrivare, aprì lo sportello per farlo accomodare all'interno della vettura, ma prima di entrare si voltò, proprio nella mia direzione. Nonostante il cielo fosse scuro riuscii a vedere quel malizioso sorriso costeggiare le sue labbra, il suo volto in penombra, illuminato solo dalla luce artificiale dei lampioni, era bellissimo. Mi salutò con un cenno della mano ed entrò in macchina, allontanandosi da me in pochi istanti. Appoggiai la mano alla finestra: la distanza che ci separava era poca, ma a me era sembrata infinita, vederlo anche solo per un attimo mi aveva fatto sorridere. Allontanai il palmo della superficie fredda del vetro, appoggiandolo sul mio petto, caldo, e per qualche istante rimasi immobile in quella posizione, ascoltando unicamente il suono del mio cuore. Dalla scrivania presi un album nuovo ed una matita ed a memoria cominciai a disegnare: quei tratti del viso morbidi, quegli immensi occhi azzurri e quel ciuffo accuratamente sistemato verso sinistra con il gel. Incontrollabile la matita si muoveva sul foglio, riportando quel viso sulla carta bianca, imprimendo con la graffite il volto di James in quello spazio bidimensionale. Mi alzai senza smettere di disegnare, senza smettere di pensare a lui, e mentre il mio corpo era lì in quella fredda stanza, il mio pensiero volava libero sfrecciando contro vento dietro a quella macchina, curiosa di sapere dove stesse andando, cosa stesse facendo. Volevo sapere tutto di lui, della sua vita, i suoi hobby, le sue paure: volevo veramente conoscere James McAvoy per quello che era veramente. Abbandonai il mio corpo sul letto, lanciandomi sul materasso: l'album adagiato sul cuscino e la matita, che con movimenti delicati e precisi, imprimeva i primi segni scuri sulla superficie cartacea.
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My London dreams
Fanfiction" Una sola persona puó cambiare la tua vita ". Questo è ciò che Elise ha imparato trasferendosi a Londra e quella persona si chiama James, il suo affasciante vicino di casa. Sarà colui in grado di scuotere il suo animo, sgretolando le barriere che...