"Richieste inaspettate"

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                                              "Remember that very          
                                                            little is needed
                                              to make a happy life."

Mi ha portata in un meraviglioso parco, i miei genitori mi portavano qua quando ero piccola, facevamo tantissime partite a calcio con mio fratello, mi obbligava a giocare con lui.

L'aria è ancora calda, i bambini corrono ancora con le maniche corte in mezzo l'erba ben curata, c'è gente che ha deciso anche di fare un pic-nic oggi, nonostante non sia un fine settimana. Tutto è perfetto, non avrei desiderato altro. «Oltre ad essere stata importunata da Paul, che cosa hai fatto a scuola? Questo sarà il tuo ultimo anno se non sbaglio». Dice sedendosi per terra e poggiando la schiena sul tronco di un albero di quercia.

Ha delle bellissime foglie verdi, questo colore mi affascina sempre.

Non voglio affrontare l'argomento "scuola", quel posto per me è come un inferno. Lì la gente è molto più cattiva. Tutti sono sempre pronti a giudicarti, ogni giorno e ogni momento dell'anno. «Ho seguito le lezioni e basta», Rispondo senza dilungarmi troppo. «Comunque si, questo sarà il mio ultimo anno e non vedo l'ora di finire!». Mi siedo accanto a lui.

Spero di non sporcare i miei jeans, mia madre si arrabbierebbe davvero tantissimo.

Mette un braccio sopra le mie spalle facendomi imbarazzare. «Quindi niente college?». Chiede curioso.

Scuoto la testa in modo convincente e mi soffermo a guardarlo; mi piacciono i suoi lineamenti del viso, il suo naso, le sue labbra e soprattutto adoro vedere i suoi bellissimi ricci che sotto al sole sembrano quasi dorati. Mi chiedo se abbia mai fatto un ritocchino al suo colore naturale, sono troppo perfetti. «No, niente college, proprio come te». Sorrido tenendo le labbra strette.

Si gira verso di me facendomi subito voltare dal lato opposto. Non mi ero resa conto di essermi persa nei miei pensieri mentre che l'osservavo, non vorrei averlo messo a disagio. «In realtà il prossimo mese andrò al Central Washington University». Dice con tono soddisfatto.

Non mi aspettavo una simile notizia, pensavo che vagabondasse con tutti i suoi soldi in giro per le strade di Ellenburg e invece mi sbagliavo totalmente. «Wow, so che è un bel college». Sorrido timidamente.

È anche meglio di come pensassi. Chi sa quante altre cose non so sul suo conto, scommetto che saranno veramente tantissime. «Già, è un bellissimo posto. E se qualche giorno ti portassi con me? Magari ad una festa, sarebbe carino». Mi propone con tono gentile.

Anche lui non mi conosce affatto, io non sono quel genere di persona da "festa", molto meglio stare sul letto tutto il giorno invece di optare per un posto pieno di persone. So che le feste dentro i college sono completamente fuori di testa e io non vorrei ritrovarmi in qualche brutta situazione. «Preferirei di no». Rispondo distendendo le gambe sul prato morbido.

Chiudo gli occhi ed inspiro profondamente sentendo una bellissima sensazione di aria pulita e odore di rose. Ci sono delle rose piantate in giro e l'odore è veramente unico. «Scommetti che riuscirò a portarti con me?». Dice facendomi risvegliare.

Lo guardo con mezzo sorriso. Mi piace vederlo così sicuro di se, è bello che almeno qualcuno lo sia. Comincia a farmi il solletico e io mi dimeno cercando di allontanarlo. Non sopporto il solletico sui fianchi, ogni volta che qualcuno me lo fa comincio ad impazzire. «Mike ti prego!». Rido fino a piangere.

Mi ritrovo con il suo peso sopra di me, mi sento quasi schiacciata ma nonostante questo non mi da fastidio.

Che mi sta succedendo?

Beh, almeno ha smesso di farmi il solletico. «Questo fine settimana ti andrebbe di uscire con me? Un mio amico festeggerà il suo compleanno e mi chiedo se...».

«No». Rispondo con tono sicuro senza nemmeno avergli fatto finire di completare la frase.

Cerca di fare gli occhioni dolci ma la cosa non gli riesce tanto bene, sembra solo uno stupido, ed è buffo. È anche buffo il fatto che io non lo abbia ancora tolto dal mio corpo. Chi sa se in questo momento qualcuno ci sta guardando, ho paura di voltarmi. «Dai, ti farà bene uscire di casa. Tuo fratello ne sarebbe veramente fiero e molto probabilmente ti romperebbe meno le palle», cerca di convincermi. «Se poi il problema sono i tuoi genitori non preoccuparti, ci penso io». Dice sollevandosi.

Faccio la sua stessa cosa e abbasso lo sguardo da lui. «Non avrei niente da mettermi e poi non voglio che la gente ci prenda per fidanzati».

E poi non ci sarebbe anche il suo amico Paul? Io con quel tizio non ci voglio stare, già è tanto se lo sopporto a scuola, non posso farmi rovinare anche il fine settimana. «Non sembrava un problema per te quanto gli hai detto a Paul che noi due stessimo insime, e poi che importa?». Dice con tono un po' antipatico.

Sollevo gli occhi al cielo e do una leggera spinta al mio zaino facendolo cadere. «Sono stata costretta a farlo». Incrocio le braccia al petto.

Mette un dito sotto il mio mento facendo sollevare il mio sguardo su di lui che sembra pieno di speranza. Non riesco a tenere il broncio, mi fa una grande pena in realtà. Perché dover stare con me quando al mondo ci sono altre mille ragazze che vorrebbero avere l'onore di stare con lui? Io non me lo merito di certo. «Dai non fare la stupida, sarà divertente. Se poi trovassi per caso la festa noiosa, mi premurerò di accompagnarti subito a casa». Dice insistente.

Allontano la sua mano da me e mi volto da un'altra parte cercando di organizzare meglio le idee che mi passano per la mente. Non riesco a riflettere però, vedo solo il sole che con calma tramonta e il cielo prende un colore che va sull'arancione. «Vedremo». Dico infine alzandomi da per terra. «Potresti accompagnarmi a casa adesso?». Prendo lo zaino.

Mi ha appena fatta scendere dalla sua moto, non vedevo l'ora di farlo, spero che questa sia l'ultima volta. «Ci sentiamo tra messaggi?». Chiede prima di andarsene.

Gli passo il casco e sorrido lievemente «Spero di no». Scherzo.

Lo saluto con la mano e mi volto verso casa mia, vedo la testa di Owen dietro la finestra della sua stanza. Mi stava osservando quello stronzo! Si è subito voltato quando si è accorto che l'avevo beccato.

Entro dentro casa e vado dritta nella sua camera con l'intenzione di ucciderlo. «Tu sei matto!». Apro la sua porta.

Trovo una sorridente Reese seduta sul suo letto e mio fratello invece seduto sopra la sedia della scrivania. «Ciao bellissima!». Mi saluta lei contenta. «Che cosa è successo?».

Dalla sua espressione deduco che anche lei sa qualcosa. «Come se voi foste all'oscuro di tutto». Sbuffo buttando lo zaino per terra.

Fa uscire una sonora risata dalla sua bocca. Mio fratello viene da me e mi prende per i fianchi facendomi sedere sopra le sue gambe e stringendomi. «Io cerco di darti una mano». Dice lui.

Gli do una piccola botta sulla testa. «Nessuno ha chiesto il tuo aiuto». Gli pizzico poi la guancia. «Non fare più una cosa del genere, senza il mio preavviso poi». Mi alzo.

Ma nonostante questo non sono arrabbiata con lui, solo che non voglio ammetterlo ad alta voce. Mi ha fatto piacere passare un po' di tempo insieme a Mike. «Un giorno mi ringrazierai». Dice ridendo.

Spazio autrice:

Ecco un nuovo capitolo! Scusatemi se ho perso un po' di tempo prima di pubblicarlo ma sono sempre impegnata con la scuola. Spero che la storia vi stia piacendo. Che cosa ne pensate voi su questo libro? Sono curiosa di saperlo. 😙

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