🗼5. Ti adoro, Parigi!

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"Lo sporco costituisce
il 90% di tutto"

_ Legge di Sturgeon _

Una volta recuperati i bagagli, con non poche difficoltà riuscimmo a prendere la RER per raggiungere la stazione Gare du Nord e utilizzare la metro che ci avrebbe condotte fino alla fermata Pigalle.
Avevamo affittato un appartamentino nella zona di Montmartre, anche se non era vicina all'università, perché ci era sembrato chic alloggiare nel quartiere degli artisti. Pessima scelta.

«Ripetimi ancora perché abbiamo preso casa qui!», esclamò tutta affannata Sofia, mentre trascinava con difficoltà le sue due valigie per una salita che pareva infinita.

«Mmh, fammici pensare...», ribattei tutta sudata, cercando di oltrepassare le file di turisti a caccia di foto ricordo. «Forse siamo state accecate dal fascino bohémien del posto o forse perché siamo state abbagliate dal fermento notturno del luogo o, semplicemente, abbiamo visto una volta di troppo il film Amélie... In tutta onestà ora mi sfugge».
Sbuffai e ricominciai a strattonare su per la salita i miei due trolley, che continuavano a rimanere impigliati con le ruote tra i ciottoli del viale.

Quindici minuti dopo, esauste e sudate, arrivammo davanti al portoncino della nostra nuova dimora, dove ci attendeva la proprietaria: un'eccentrica signora sulla cinquantina, vestita con colori sgargianti, che reggeva con una mano le chiavi di casa e nell'altra un gatto persiano.

1«Bienvenue! Je suis Justine et ceci est mon chat:Cognac. Comment était votre voyage?» chiese la padrona di casa con tono cordiale.

2«Il était agréable, merci», ribattei, ancora con il fiatone per la sfacchinata.

3«Je vous montre l'appartement, suivez - moi», poi ci guardò dispiaciuta. 4«Il est au quatrième étage et il n'y a pas d'ascenseurs», aggiunse, quindi fece scendere a terra il gatto, si voltò e cominciò a salire i gradini sostenendosi sul corrimano in ferro, seguita dal felino.

Guardai sconsolata la ripida e stretta scalinata a chiocciola che pareva non avere fine. "L'ultimo sforzo", mi incitai, subito dopo lanciai una veloce occhiata a Sofia, che aveva gli occhi fuori dalle orbite, e cominciai a trascinare le valigie super gli scalini.

«La prossima volta che prenderò casa giuro che voglio l'ascensore. Uccidimi, ti prego, Elly, a ogni passo è un'agonia!» borbottò Sofi, rossa come un peperone per lo sforzo.

La signora Justin si fermò di fronte a una porta bianca dalla vernice scrostata, infilò la chiave e la spalancò. «Nous arrivons!» 

«Non ci credo», sbottai quando misi piede nella nostra nuova casa.

Sofia si bloccò nel corridoio e rinsaldò la presa sui suoi bagagli. «Ti prego, dimmi che è tutto perfetto, perché il mio povero cuore non può reggere altre spiacevoli sorprese oggi».Varcata la soglia, si immobilizzò, scioccata. «Ci deve essere un errore, non può essere questa la nostra casa. È minuscola, sudicia e cos'è questa puzza?» proferì preoccupata.

Io, nel frattempo, avevo già fatto il giro del locale, che era composto da due piccole e spoglie camere da letto, un terrazzino arredato con alcune piante secche, un tavolino in ferro e due sedie arrugginite e una cucina -sala da pranzo- che aveva sicuramente visto giorni migliori.
"Un momento", pensai terrorizzata. "Dov'è il bagno? Deve pur esserci una toilette, giusto?"
Allarmata, mi voltai di scatto verso la proprietaria. 5« Excusez moi, mais il y a la salle de bain?» 

«Non c'è il bagno? Merda! Ditemi che è uno scherzo», strillò isterica la mia amica, in italiano, in modo che la signora non capisse.

La proprietaria si chinò per riacciuffare il gatto, che non aveva mai smesso di fare le fusa disegnando un otto immaginario tra le sue caviglie. 6«Le salle de bain est dans le couloir à cet étage et est disponible à tous les locataires! Si vous avez d'autres questions, c'est tout», dichiarò, consegnandomi due copie di chiavi.

A Parigi tutto può succedere Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora