La giornata passa in fretta e in sei ore avró detto si e no settanta parole. Ho bisogno di distrarmi perché non penso ad altro che al sogno. Per fortuna tra poco c'è pallavolo. Prendo la mia sacca e ci infilo dentro le ginocchiere, la maglietta, le scarpe e i pantaloncini. Non vedo l'ora di andare.
Sono le 6:00 del pomeriggio. Esco di casa per avviarmi verso la palestra. E piano piano, durante il breve tragitto mi riaffiorano in mente un sacco di ricordi passati e penso che attraversare Zibido da sola, mi fa paura. Pur essendo un piccolo paesino io non mi sento sicura. Ogni volta che passo di fianco a qualcuno, per evitare il suo sguardo, faccio finta di smanettare sul telefono oppure aumento il passo fingendo di guardare la strada. A volte mi perdo nel cielo azzurro che caratterizza questo paese e lo rende speciale.
Inizio a camminare in fretta perché noto che sono un po' in ritardo. Arrivo in palestra e sono ormai le 6:20 e tra dieci minuti incomincia la lezione. Io sono parecchio lenta a cambiarmi...lenta in generale e per cui, per me, dieci minuti sono pochi. Mi cambio in più in fretta possibile. Riempio la bottiglietta e mi faccio una coda disordinata, tanto mi devo allenare. Iniziamo a fare i nostri giri di corsa e io devo ammettere di non avere molto fiato per ció già al sesto ho il fiatone. Passiamo agli skip e alla corsa con le ginocchia alte. Facciamo qualche tuffo e qualche tiro. Finalmente iniziamo a giocare. E a me tocca battere. 1, 2, 3 colpisco la palla che va a finire in recezione a Marta. Non la sopporto. Giudica tutto e tutti, poi, peró, quando sbaglia lei non le si puó dire niente. Non è molto alta ed è un anno più piccola di me. Ha dei capelli lunghi e bruni e li porta sempre legati. Ha degli occhi a mandorla castani e una voce abbastanza stridula. Non sta simpatica a nessuno, a me, meno di zero.
Una volta colpita la palla passa alla compagna opposta in modo perfetto. La lanciata abbastanza alta pure per schiacciare. Infatti Elisa schiaccia lungo su di me. La salvo con il bagher ma purtroppo troppo bassa, mettendo in difficoltà le mie compagne.
La nostra squadra perde e deve fare cambio con l'altra in attesa. Andiamo a sederci sui gradoni e vedo un uomo alto in smoking all'ingresso, con gli occhiali da sole (penso sia un uomo della sicurezza) che regge un cartello in mano con su scritto il mio cognome. Vado dall'allenatrice per avvertirla che vado un attimo da quest'uomo per capire di cosa si tratta.
Uomo:"salve! È lei la signorina Bertolotti?"
Io:"si sono io. Che cosa vuole?"
Uomo:"venga con me, c'è una persona che vorrebbe incontrarla..."Wazzup girls?!
Scusate se non ho aggiornato per un po' ma, come sapete, io devo meditare prima (?) :3. Comunque vi piace questa storia? Spero di si. Comunque (poi vi lascio stare.) secondo voi cosa vorrà questo "uomo?" Boh, vabeh, vi lascio nei vostri dubbi. Ci vediamo nel prossimo capitolo.
-by meh😌❤
STAI LEGGENDO
I could take you II Cameron Dallas
Fanfiction@camerondallas ti ha aggiunto agli amici su snapchat.