Correvamo sotto la pioggia, mi teneva saldamente per un braccio, affannosamente cercavo di stargli dietro con i passi, l'acqua piovana scrosciava ininterrottamente su di noi, in quella giornata d'estate.
"Dai, muoviti!" lo sentì esclamare, cercai di correre più velocemente, ma dopo vari minuti di corsa ero sfinita.
I capelli blu grondavano acqua, appiccicati alla maglietta zuppa d'acqua bianca.
Eravamo ancora in acqua, a fare il bagno, quando iniziò a diluviare e mi aveva dato tempo giusto per infilare i pantaloncini e la magliettina bianca, lui aveva fatto prima di me, si era infilato i suoi pantaloncini corti in jeans fino al ginocchio e la canottiera rossa, poi mi aveva trascinata via, correndo.
"Dove stiamo andando?¿?" gli chiesi sfinita, cercando al meglio di stare al passo "siamo quasi arrivati"
Imboccò una stradina, un prato, fatto di grano, che sotto il caldo di luglio era giallo, come oro splendente.
Nel mezzo di quel prato sorgeva un silo ormai vecchio e abbandonato, accanto ad esso una casettina, simile ad una vecchia casa di campagna, gialla, un po' sbiadita.
Spalancò la porta e rapidamente la richiuse.
"Ma sei pazzo?! Non sappiamo chi ci abita!" dissi con il respiro ancora affannato, cercando di riprender fiato "era la vecchia rimessa dei miei bisnonni, abitavano qui, e raccoglievano il grano nel silo accanto, guarda la targa in metallo arrugginita, Therence e Agnes Crawford, il mio stesso cognome, mamma mi ci portava spesso quando ero piccolo" disse indicando la targa incisa con quei nomi in un angolo in alto a sinistra, ancora paonazza per la corsa annuì, raccolsi i capelli dentro le mani e li strizzai, cercando di far cadere l'acqua il più possibile.
Non era tanto caldo, nonostante fosse estate, anzi, era un po' rigido.
Presi il mio zaino che avevo ancora in spalla, estrassi un telo e lo adagiai sul fieno, che doveva esser un vecchio letto, e lui fece lo stesso.
Poi si sfilò la maglietta e i pantaloni, li strizzò li mise su un vecchio tavolo in legno, rimanendo con il costume.
Mi porse una mano e disse "dammi i tuoi, sennò rischi di ammalarti" arrossì leggermente, senza farlo notare, mi sfilai la magliettina lentamente e pure i pantaloncini.
Era la prima volta che ero in costume davanti a lui, senza stare al mare.
Gli porsi i panni gocciolanti che strizzò, facendo delineare ogni suo muscolo, e mise sul tavolo.
Con le braccia cercavo di coprirmi il corpo, senza fargli notare che ero in imbarazzo, provando ad apparire il più naturale possibile "Non mi dire che dopo due anni che siamo amici ti vergogni!" disse ridacchiando. Gli lanciai un'occhiata fulminea, e presi fiato "anche se così fosse non son fatti tuoi, siamo amici da due anni, ma ho pur sempre un senso del pudore" mi guardò con aria dubbiosa "non ti capisco, sul serio, Abbie la conosco da due mesi sì e no e ha fatto di tutto per apparire carina, un giorno, come sai, mi invitò a casa sua e si spogliò completamente davanti a me dicendo di avere casa libera!" disse fineno la frase urlando, sottomissiva abbassai lo sguardo "Abbie è pur sempre la mia migliore amica, ma è diversa da me su certe cose, lei è molto più espansiva..." dissi timidamente, con una lacrima che mi rigava il volto, odiavo quando le persone mi urlavavo contro, e stavo avvertendo una tensione tra me e lui in quel momento che mi aveva fatta piangere. "Qui non c'entra l'esser espansivi o meno, qui c'entra il fatto che..." urlò, ma smorzò le parole, tanto da non dar fiato alle ultime.
Mi piaceva lui, lo ammetto, dal primo momento che lo vidi, ma sapevo di non esser ricambiata, per questo in due anni non ci avevo mai provato con lui, tranne ad una festa, che eravamo ubriachi fradici, e finimmo con il bacirci, ma quando mise una mano sul mio sedere scappai via, non che non lo volessi, ma era ubriaco, e non volevo esser una delle mille troie che si era fatto.
"Finisci la frase" dissi, puntando i miei occhi sui suoi, quasi a trapassarli.
Il blu cielo che era solito essere nei suoi occhi ora era simile un grigio cupo, conoscevo quel colore, era il colore dei suoi occhi prima di piangere, o quando era nervoso. "Qui c'entra il fatto che... Sei una stupida, e non capisci mai un cazzo Kailey !" disse urlando, guardando ora lui in basso.
Le lacrime non si fecero attendere, ed erano abbondanti, non mi importava se fuori setesse diluviando o cosa, presi i miei panni dal tavolo con rabbia e me li misi, andai verso la porta, fregandomene del telo sulla paglia, non gli sarei passata vicino. "Kail, non andare" disse quando stavo per varcare la soglia, mi girai a queste sue parole, e lo vidi, piangeva pure lui, fece dei passi verso di me, e io indietreggiai, trovandomi fuori dalla casa, con l'acqua che ancora una volta mi scorreva addosso. Lo fissai, gelida in volto. Più si avvicinava e più indietreggiavo.
Eravamo entrambi sotto la pioggia ora "sei uno stronzo!" dissi fermandomi, smettendo di indietreggiare. "Perché quella sera, alla festa, quando ti ho baciata sei scappata?¿?" chiese, cogliendomi di sorpresa e facendomi arrossire, credevo non se ne ricordasse. "Perché non volevo essere una delle mille troie che ti saresti fatto" dissi piangendo ancor di più "come devo farti capire che mi piaci Kailey?! Ci ho provato in mille modi, ma tu niente, per questo sei una stupida, stavo con le altre per dimenticare te" disse urlando, come se si dovesse liberare del peso di quelle parole.
Non sapevo che fare, lui continuava a parlare, dicendo di amarmi, e le mie gambe si mossero da sole verso lui, come se fosse totalmente naturale, e lo abbracciai.
"Anche tu mi piaci, ma credevo di non essere ricambiata" ammisi.
Si spostò leggermente da me, il giusto che bastava per vedermi il volto, per capire che non mentivo, e avvinghiati com'eravamo, ci baciammo.
Sotto la pioggia.
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"Sembra quella volta, quella dove ci siamo dati il primo bacio" dissi una volta nella casa vicino al silo.
Fuori diluviava, facevamo il bagno poco prima, e come quella volta scappammo, a cercare riparo, nel silo.
Quello era un po' il nostro posto, e andavamo spesso lì per parlare o semplicemente stare insieme e baciarci.
Era passato circa un anno dal primo bacio, e sì, ogni tanto litigavamo, ma stavamo ancora insieme, eravamo felici.
Ci guardammo complici, e ridemmo, ricordando il primo bacio.
"Sei una stupida" mi disse con un tono amorevole "e tu sei uno stronzo" dissi incrociando le braccia al petto, fingendomi arrabbiata, ma poi scoppiando a ridere.
Sussurrò il mio nome tre volte prima di baciarmi con un'intensità tale da travolgere ogni parte di me, fece scorrere lentamente una mano dalla mia schiena al mio sedere, sapendo che come d'abitudine gli avrei detto di toglierla, ma non lo feci.
Quella volta no.
Capendo che non gli avrei vietato di toccarmi per la prima volta iniziò intensamente a palparmi, mentre riduceva sempre più lo spazio tra noi, facendomi indietreggiare, fino a farmi andare di spalle contro la parete.
Mi afferrò per le gambe e mi alzò da terra, mi prese incollo e anche quella volta non glielo vietai, cinsi le mie gambe intorno al suo busto, e lasciai che da sopra i pantaloni si facesse sentire, muovendo il bacino.
Per la millesima volta lo volevo, e per la prima volta mi sentivo pronta, lo volevo.
"Ti voglio" gli sussurai all'orecchio, non avevo mai permesso per un anno a quelle parole di uscire dalla mia mente, le lasciavo echeggiare lì dentro.
Ma quel momento, quel luogo... Tutto mi sembrava perfetto, e lo volevo.
"Sei sicura?¿?" mi disse con gli occhi scintillanti, annuì.
Mi fece scendere a terra, mi prese per mano e mi fece stendere sul telo, sopra la paglia.
Si mise accanto a me e iniziò a baciarmi, lentamente, sempre con più foga e passione.
Mi tolse i pantaloncini e la maglia, e fece lo stesso.
Sentivo l'acqua sbattere sul legno della vecchia casa, producendo un ticchettio piacevole.
Si mise sopra di me, mi baciò il collo, lasciandomi una scia infuocata, scese pian piano fino al seno, slacciò il reggiseno e si mise a giocare con il mio capezzolo, usando la sua bocca, un gemito uscì dalle mie labbra, per la prima volta, e lo sentì ridacchiare, scese a baciarmi, fino ad arrivare a l'elastico delle mutandine, mi aprì le gambe e baciò l'interno di una coscia, poi l'altra, mentre con le dita stava slacciando il nodino del costume, lo lanciò in terra, e mi baciò lì, stavo andando a fuoco, e decisi di lasciarmi trasportare dal piacere, misi le mie mani sui suoi capelli. Fece entrare un dito dentro di me, e poi due, gemetti pesantemente mentre lui continuava con le dita "oh cazzo! Non fermarti ti prego" urlai, una strana sensazione si impossessò del mio corpo, e dopo poco una scarica di adrenalina mi trafisse, facemdomi gemere, ero venuta.
Si mise sopra di me e mi bacio, sentì la sua erezione pigiarmi sul ventre "non ho ancora finito babe" mi sussurrò, poi tornò a baciarmi, mentre con una mano si metteva il preservativo "sei pronta?¿?" "sì" scivolò dentro di me, e sentì un calore lì sotto devastarmi, iniziò a spingere lentamente, sapendo che era la mia prima volta, e poi aumentò di intensità "Dio Kail, quanto sei stretta" disse gemendo sulle mie labbra. Provai ancora una volta quella scarica di adrenalina, e gemetti, poco dopo lo sentì gemere e venne.
Uscì da me e si mise sul telo, accanto a me, sfinito "ti è piaciuto?¿?" mi chiese affannosamente tremante affermai, e gli diedi un bacio.
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It's me.
RandomI miei pensieri più confusi e più nascosti. Del passato, del presente, o magari semplicemente immaginati.