Capitolo 5: Appuntamenti e...

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Mi imposi di non precipitarmi alla porta per quel mio primo appuntamento con Sasuke, avevo rifiutato tutte le offerte di collaborazione di Ino, conoscendola avrebbe esagerato con i consigli su come sedurlo, ecc. ed io ero già nervosa di mio, ma, quando alle sette in punto suonò il campanello, ero un fascio di nervi. 
Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, osservando critica i jeans neri e la camicetta rossa ricamata con perline bianche, poi afferrai il cappotto e, incurante del dolore al piede, arrivai di corsa alla porta e scesi precipitosamente le scale con ancora nelle orecchie gli incoraggiamenti di Ino.
Prima di aprire il portone tentai di riprendere fiato e ricompormi, non volevo fare figuracce a inizio serata, poi girai la maniglia e lo accolsi con un sorriso e un "Buonasera!" detto con voce un po' tremula.

Figuraccia numero uno.

"Come va il piede?"
"Meglio, grazie."
"Andiamo?" mi disse, facendo cenno verso la vecchia auto sportiva che campeggiava sulla strada, "L'ho ritirata dal meccanico poco fa, ho dovuto aspettare due settimane per i pezzi di ricambio. Ho chiuso la capote, meglio evitare di bagnarci anche oggi."
Presi posto sul sedile del passeggero e mi godetti quei dieci minuti che impiegammo ad arrivare al cinema, non mi pesò il silenzio che era sceso tra noi, non era teso, né imbarazzante, ma pregno di... complicità. 
Le luci in sala erano già spente quando arrivammo, quindi a tentoni raggiungemmo i nostri posti e quando il grande occhio sullo schermo, al cui interno brillavano le luci della città del futuro, attirò la nostra attenzione, cominciammo a seguire il film.
Per quanto cercassi di restare concentrata sulla pellicola, non potei fare a meno di passare quelle due ore a respirare il suo profumo e a godermi il calore della sua pelle che sembrava tanto vicina anche se non riuscii mai a trovare il coraggio di raggiungere quelle dita tanto vicine alle mie.
Quando uscimmo dalla sala, pioveva a dirotto, ma non mi importò inzupparmi, non con lui così vicino a me.
Una volta seduti di nuovo in auto, lui prese la parola: " È ancora presto, che ne dici di mangiare qualcosa?"
"Andiamo da Suigetsu?" 
"Oggi è chiuso... Che ne diresti invece di andare a casa mia?"
Lo guardai sbalordita dalla sua proposta. E restai in silenzio per qualche minuto, preoccupata dal pensiero di restare sola in casa sua. Cosa aveva in mente?
"Ci saranno anche mio fratello e la nostra governante" aggiunse, capendo il motivo del mio disagio.
"Accetto molto volentieri" risposi, imbarazzata dai sottintesi di quello scambio di parole.
Lui accese il motore e nel giro di poco parcheggiò davanti ad una piccola villetta che non potei osservare bene a causa del buio e della pioggia.
Prima ancora che suonassimo il campanello, una signora anziana ci fece entrare.
"Sakura, ti presento la vecchia Chiyo"
"Piacere di conoscerla" dissi, sorridendole.
"È proprio una bella ragazza, carina ed educata. Lieta di conoscerti mia cara, dammi il cappotto, lo appenderò ad asciugare."
Intimidita dallo sfarzo dell'ambiente in cui ci trovavamo e dalle parole della governante, mi ritrovai a corto di parole. Ino avrebbe riso fino alle lacrime vedendomi in quello stato, io che non facevo che parlare e parlare.
"Mio fratello dov'è? " chiese Sasuke.
"È uscito poco fa, il rettore lo ha invitato a cena all'ultimo momento. Posso prepararvi qualcosa per cena?"
"Volevamo qualcosa di veloce da mangiare, dei panini o dei tramezzini. Ce li preparemo noi" le disse.
"Il frigo è pieno, ho fatto la spesa stamattina. Se avete bisogno di me basta suonare, signorino."
"Detesto essere chiamato in quel modo, non sono un bambino" si lamentò lui, ma fu bellamente ignorato dalla vecchietta che se ne andò ridacchiando. 
Mi scappò un sorriso, vedendolo così umano, così... normale, dopo aver potuto ammirare le sue qualità sia come atleta che come studente. Sembrava che la domestica riuscisse a farlo scendere dal piedistallo su cui stava di fronte agli occhi degli altri.
Sbuffando, mi fece strada, superando l'androne e il salotto con le pareti piene di librerie stracolme di tomi e divani dall'aria comoda, fino ad arrivare alla cucina di rovere che sembrava nuovissima vista la lucentezza degli elettrodomestici.
Sasuke aprì il frigo, tirando fuori una marea di ingredienti, posizionandoli sul tavolo e poi prese una pagnotta di pane e cominciò ad affettarla.
"Cosa metterai nel tuo panino?" domandai, osservando i pomodori, l'insalata, la maionese e tutti i salumi e i sott'aceti con cui aveva invaso la cucina.
"Tutto quanto!" mi rispose con tono di ovvietà.
Mentre parlavamo del film, finimmo di preparare la nostra cena e ci dirigemmo al piano di sopra.
Entrammo in quella che era sicuramente la sua stanza: un letto da una piazza e mezza con un copriletto blu notte, un comodino, una scrivania piena di libri e appunti, un divanetto con davanti un piccolo tavolino in vetro ed un televisore a schermo piatto.
Non ero mai stata nella stanza di un ragazzo e la presenza di quel letto mi creava in corpo un misto di ansia, paura ed eccitazione.
Dopo aver appoggiato il vassoio con i panini sul tavolino, si girò verso di me.
"Che hai, Sakura? Avresti preferito cenare in cucina?"
"Non mangi là di solito?" chiesi.
"Solo quando c'è Itachi. Se sono solo o con un amico preferisco stare qui. Hai paura che ti mangi? Prometto che mi limiterò ai panini. Saremmo potuti andare altrove se ti preoccupa tanto mangiare a casa mia!" mi rispose, sarcastico.
"Mi stavo solo chiedendo cosa ne pensa Chiyo del tuo portare le ragazze in camera" affermai, cercando di evitare un discorso troppo esplicito ed imbarazzante.
"Cosa dovrebbe pensare? Non stiamo facendo nulla di male. E ti correggo, non ragazzE, ma ragazzA. Sei l'unica che ho invitato qui" disse, indicandomi il divano e sedendosi accanto a me.
"Ho dimenticato di prendere qualcosa da bere. Preferisci tè, birra o coca-cola?" mi chiese, rialzandosi e dirigendosi alla porta.
"Tè, grazie. Bevo della birra o degli alcolici quando esco con gli amici, ma non ne vado matta" ammisi.
Poi l'alcol fa fare cose stupide. Come accettare assurde scommesse. Pensai tra me e me.
"Non berla allora! Prendi dell'acqua o del succo di frutta!"
"Sono bibite da bambini!" inorridii io. 
"Cosa importa! Sii te stessa. È un vantaggio per una ragazza mantenere la lucidità, mentre gli altri sono alticci."
Il riferimento a quel brutto episodio di qualche sera prima era più che evidente.
Tornò poco dopo con le bibite e parlammo del più e del meno, degli esami che avremmo sostenuto a breve, degli strani vizi di alcuni professori,... finché nessuno dei due ebbe più voglia di parlare. 
Rimanemmo per un attimo immobili, come fossimo stati colpiti da una subitanea consapevolezza. Rigidi. Poi lui avvicinò il suo volto al mio, con la mano sinistra mi accarezzò l'orecchio e poi la gota, che si arrossò, proseguendo il suo percorso fino al mento. Quando fece coincidere le nostre labbra, persi la cognizione di tutto. La sua bocca era morbida e calda sulla mia, si muoveva lentamente come se volesse assaporarmi e nel momento in cui la sua lingua chiese il permesso di entrare, la schiusi e il bacio divenne più umido e frenetico.
Ci staccammo poco dopo per carenza di ossigeno.
"Tutto questo non doveva succedere" biascicò lui, a corto di fiato.
"Lo so, non hai tempo per le ragazze" ribattei cercando di ritrovare un po' di lucidità. Dopotutto era vero.
"Non ho tempo per le altre ragazze" mi corresse, baciandomi di nuovo.
Alla fine si staccò da me, prendendosi la testa tra le mani e coprendosi il volto con le dita.
"Non ti ho portata qui con l'intenzione di fare questo" disse dopo qualche minuto di silenzio.
"Allora perché mi hai portata qui? Non pensavo di interessarti."
"È tutta colpa di Hidan" sbottò lui.
"Il tuo amico al campo sportivo?" lo interrogai, perplessa.
"Quando ha detto che ti avrebbe portata in braccio, per poco non l'ho pestato per dirgli di tenere giù le mani."
Quella sua confessione mi fece piacere e allo stesso tempo mi fece sentire in colpa per il mio inganno.
"Cosa fai di solito la sera?" tentò di cambiare argomento, continuando a non guardarmi.
"Esco con gli amici, guardo la tv con le mie coinquiline oppure studio. Soprattutto quest'ultimo."
"Allora non ti sei iscritta all'università solo per stare lontana da casa e divertirti! Cosa farai quando..."
"Quando sarò grande?" terminai io, sarcastica.
"Volevo dire: quando terminerai gli studi. Non abbiamo molti anni di differenza."
"Forse l'insegnante..."
Parlare d'altro ci permise di riprendere il controllo e vedendo l'ora tarda, Sasuke decise di riaccompagnarmi a casa.
Per tutto il tragitto non feci altro che parlare, quando sono nervosa non riesco a stare in silenzio. Gli raccontai delle facili conquiste di Ino, delle gare di intelligenza di Temari con Shikamaru, di qualunque cosa mi venisse in mente.
Quando, arrivati al mio alloggio, spense il motore, si girò verso di me e si impadronì di nuovo delle mie labbra, facendomi tacere.
"Ti hanno mai detto che parli troppo? Sei noiosa."
"Io non sono noiosa!" borbottai, prima di essere messa di nuovo a tacere dalle sue labbra. I suoi capelli, che stringevo tra le dita, erano morbidi, setosi ed emanavano un leggero profumo di pino, come il suo dopobarba ed avevo quasi l'impressione di trovarmi in una foresta circondata de folti ed alti alberi e seduta su un prato verdeggiante. Quello sfiorarsi di labbra e pelle, quel contatto caldo ed eccitante mi stava spedendo in un'altro mondo.
"Tutto questo è sbagliato, non dovrei comportarmi così" farfugliò una volta staccatosi da me.
"Mi hai solo baciata" tentai di consolarlo.
"Ma volevo e voglio ancora molto di più!" sembrava angosciato dalla sua mancanza di autocontrollo, eppure anch'io come lui, ero preda di un'emozione ingestibile ed intensa.
"Sono solo baci. Non hai fatto nulla di male. Se per te è un problema, farò finta che non sia mai successo!"
"Davvero lo dimenticheresti?" mi chiese con sguardo scuro e per niente felice.
"Sì, se devo."
"Non dimenticheresti un corno!" mi rispose, trascinandomi in un altro abbraccio appassionato.
A quanto pareva avevo colpito il suo orgoglio maschile con quella frase e voleva dimostrarmi che nessuno poteva dimenticare qualcosa di così bello...

Resa inquieta da quel ricordo, mi alzai dal letto, prima di prepararmi ad una giornata di lezioni.
Avevo cominciato pensando che non avrei mai catturato l'interesse di Sasuke Uchiha ed avevo ottenuto più di quanto avrei mai potuto pensare. Quella prima sera mi ero ripresentata in casa con le labbra arrossate dai troppi baci e lo sguardo languido di chi ha trovato la sua anima gemella. Purtroppo avevo finito per innamorarmi io stessa. Ma questo era prevedibile, se non avessi avuto una cotta fin dall'inizio, quando andavo a vedere le partite con Naruto, quella storia non sarebbe mai cominciata, non avrei mai aderito al piano di Ino. Ma questo non lo sapeva nessuno. Nemmeno Sasuke.

ANGOLO AUTRICE

Questo 2017 tra cellulari rotti, litigi, impegni, parenti che rompono,ecc è cominciato male. Mi occupo tutto il giorno della nonna e degli operai che ho per casa e la concentrazione per scrivere, tra martelli pneumatici e grida, fatica ad arrivare. Scusate per la cortezza del capitolo, non volevo lasciarvi ancora senza aggiornamenti, spero di rifarmi col prossimo. Incrociate le dita e speriamo di poterci risentire domenica prossima.
Vi voglio bene,
Meryl

Cominciò tutto con un bigliettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora