"Sakura, vuoi sposarmi?"
Era stata una serata come tante passate con Sasori: cena nel miglior ristorante di Seattle, chiacchierata sulla giornata appena trascorsa al lavoro, un bicchiere di whisky sorseggiato nel salotto di casa mia e poi calde carezze e baci affamati che ci portavano a stenderci sul primo mobile disponibile - divano, letto, cassettiera, poco importava - e dare sfogo a quell'imperativo genetico che dominava ogni donna e uomo, rendendoli schiavi della passione.
Dopo aver raggiunto l'orgasmo, soffocando l'ultimo urlo di gioia contro la sua clavicola destra, giacevo sfinita e senza fiato sul divano di pelle nera, ancora tremante e stretta a lui, quando Sasori aveva incrociato i suoi occhi castani con i miei e mi aveva posto quella domanda.
Qualunque donna sarebbe stata felice di ricevere una proposta simile da un uomo come lui, geniale imprenditore appena trentenne, proveniente da una famiglia ricca e abbiente, gestore di diversi enti benefici e... ottimo amante, ma non io.
Lo avevo conosciuto sei mesi prima, me l'aveva presentato Tsunade Senju, la preside della scuola elementare in cui lavoravo come insegnante, il giorno in cui era venuto a consegnare i documenti relativi all'ammissione di alcuni bambini poveri che la sua associazione benefica, l'Akatsuki foundation, aveva aiutato fornendo loro i fondi necessari a vivere dignitosamente e potersi permettere di pagare le spese scolastiche. Nel momento in cui i suoi occhi si erano posati su di me avevo visto una scintilla di desiderio prendervi fuoco e, dopo varie telefonate ed inviti a prendere un caffé, avevo alla fine accettato di andare a cena con lui, sapendo bene cosa sarebbe successo dopo.
Ci eravamo messi insieme così, in un attimo ed anche se riuscivamo a vederci solo nei finesettimana, quando tornava da Washington, dov'era situata la sede principale della sua società, ero comunque felice e soddisfatta. Quella sua richiesta improvvisa di rendere più stretto il nostro legame mi aveva presa alla sprovvista, quindi risposi con una domanda: "Perché?"
"Come sarebbe a dire perché? Perché ti amo, no? Quale altra motivazione potrebbe esserci dietro una richiesta di matrimonio?"mi disse, osservandomi con espressione seria e severa.
"Non lo so. Sinceramente non credevo pensassi al matrimonio, non è che vuoi dimostrare alla tua ex-moglie di essere finalmente riuscito a dimenticarla?"gli chiesi, ben consapevole che il motivo per cui amava portarmi fuori a cena così spesso era che voleva si spargesse in giro la voce che uscivamo insieme, facendo un dispetto a Karin Uzumaki, la moglie dalla quale aveva divorziato poco più di nove mesi prima.
"Ma che dici!? Magari all'inizio uscivo con te anche per vanità, ma ora è diverso" mi rispose, senza distogliere lo sguardo dal mio,"Prenderai in considerazione la mia proposta?"
"Non credo"mi decisi ad affermare alla fine, costringendolo ad alzarsi e cominciando a rimettermi la biancheria che poco prima mi aveva sfilato con passione. Avevo un bisogno urgente di farmi una doccia, ma dovevo prima porre fine a quella assurda discussione.
"Perché no?"
"Tu abiti a Washington, io qui a Seattle e non ho intenzione di lasciare il mio lavoro dopo aver fatto tanto per trovarlo. Ho aspettato anni per poter lavorare così vicino a casa."
"La distanza non è un problema. Questa mi sembra tanto una scusa campata in aria."
E aveva ragione. Il motivo del mio rifiuto era un altro.
" Ti vedi con qualcun altro?"mi chiese, stringendomi con forza uno dei polsi e obbligandomi a lasciar cadere il tubino rosso che avevo appena recuperato dal pavimento.
"Non nel senso che intendi tu" affermai, liberandomi dalla sua presa e riprendendo a vestirmi.
"Che vuol dire? Ti vedi con quel maledetto Rock Lee?" mi urlò contro, cominciando anche lui a rivestirsi. Il discorso si stava facendo lungo, complicato e sfibrante e di certo non potevamo affrontarlo nudi, con i segni della passione appena condivisa bene in vista.
Dovevamo porre una barriera tra noi, la nudità in quel contesto ci avrebbe solo distratti. Poi il suo accenno a Rock Lee, il bidello che mi faceva la corte da quando avevo cominciato ad insegnare nella scuola del mio quartiere, mi aveva infastidita non poco. Stava uscendo un inaspettato lato possessivo del mio compagno e se da un lato mi faceva piacere vedere quanto ci tenesse a me, dall'altra certe insinuazioni mi davano molto fastidio.
"No. Ti sbagli. Non posso accettare di sposarti a causa di qualcosa successo tanti anni fa" mi decisi a confessare alla fine, stanca di tergiversare. Una spiegazione avrei dovuto dargliela, tanto valeva dire la verità.
"Si tratta di un segreto?"
Mi limitai ad annuire, mentre lui, finito di indossare le sue costose scarpe italiane, si era alzato in piedi, aveva gettato nel secchio della cucina il preservativo appena usato e mi si era avvicinato.
"Parli di un vecchio amante?" insistette.
"Sì, parlo delle conseguenza di una vecchia relazione."
"Hai avuto un figlio?"mi chiese, stringendo quei suoi magnifici occhi in due fessure.
"No" risposi, sorpresa che mi credesse capace di nascondere la presenza di un eventuale figlio. Per chi mi aveva presa?
"Cosa allora?"mi spronò a parlare.
"Non posso sposarti perché sono già sposata."
Vidi i suoi occhi spalancarsi in un'espressione sorpresa e le sue labbra piegarsi in una linea dura.
"Perché non me lo hai detto?"
"Non lo sa nessuno. Non lo avrei detto neanche a te se non fosse stato per questa proposta"mi giustificai.
"Sakura, usciamo insieme ormai da quasi sei mesi, ho trent'anni, cosa ti aspettavi che volessi da questa nostra relazione se non sposarmi e diventare tuo marito e il padre dei tuoi figli?"
Aveva ragione naturalmente, ma erano ormai anni che vivevo alla giornata, dedicandomi prima allo studio e poi al lavoro, senza curarmi della mia vita sentimentale, limitandomi a qualche storia superficiale, frequentazioni di pochi mesi seguite poi da lunghi periodi di solitudine.
"Ci sono molte coppie che si limitano a convivere" gli risposi, cercando di non dargli a vedere che la questione matrimonio non mi era mai passata per la testa.
"Lo so, ma io vorrei andare in giro per il paese e dire a tutti che mi appartieni, che sei mia moglie!" urlò.
"Perché intestardirsi tanto, puoi sempre dire che sono la tua compagna! E poi nessuno sa che sono sposata!" alzai anch'io la voce, di riflesso.
"Nessuno tranne questo misterioso marito. O te lo sei scordata?" mi chiese beffardo.
"Certo che no."
Come potrei dimenticarlo?
"E allora chiedi il divorzio! Oggigiorno è una cosa che succede spesso. Vedi me"
"Non lo so, Sasori" sbuffai, cominciando a camminare per la stanza, in preda al nervoso.
"Come non lo sai? Perché dovrebbe opporsi?" mi interrogò.
"Non gliel'ho mai chiesto" mi decisi a rispondere.
"Sakura, quanti anni avevi quando ti sei sposata?" mi chiese, sospettoso a causa del mio tono sommesso e delle mie parole, incomprensibili alle sue orecchie.
"Diciannove" sussurrai.
"È successo dieci anni fa? E perché diavolo non hai divorziato da lui?" urlò di nuovo, facendomi innervosire ancora di più.
"Il nostro matrimonio è durato pochissimo e ci siamo lasciati con un tale odio che ho giurato di non rivolgergli più la parola. Se voleva il divorzio gli bastava chiedermelo, io non volevo e non voglio niente da lui" dissi chiaramente.
"Perché lui non te l'ha chiesto?"
"Non lo so. Ho tagliato definitivamente i ponti con lui."
Passandosi una mano tra i corti capelli rossi, Sasori prese un bel respiro per calmarsi - ci eravamo entrambi agitati parecchio - e chiuse gli occhi, cercando di riordinare le idee.
"Sakura... Indipendentemente da quello che vuoi fare con me, dovresti comunque liberarti di questo legame insensato" disse, dopo aver ben ponderato tra sé e sé.
"Sei stata tu a lasciarlo o è stato lui?"
"Io" confessai.
"Non importa, comunque dopo dieci anni che siete lontani potresti chiedere il divorzio anche senza il consenso di tuo marito, lo sai?"
Lo fissai, sorpresa che sapesse certe cose.
"Non lo sapevo, comunque è strano che non me l'abbia ancora chiesto lui. Forse nemmeno si ricorda di essere mai stato sposato" affermai con una punta di amarezza nella voce. Cosa che ormai non avrebbe più dovuto esserci. Non dopo tanti anni ormai passati.
"Chi mai dimenticherebbe di essere sposato te?" mi chiese, prima di prendere la sua cravatta e mettersela attorno al collo senza allacciarla. Sembrava stanco quanto me.
"Per stanotte è meglio che dorma in albergo" mi disse, sfiorandomi le labbra con le sue e chiudendosi alle spalle la porta di casa, lasciandomi sola con quei ricordi che non riuscivo più ad arginare...
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Cominciò tutto con un biglietto
FanfictionTra passato e presente, una storia d'amore a tre