Capitolo Quattro

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Ore 23.37

Il locale è quasi pieno: i tavoli sono tutti occupati, rimangono solo i posti dal bancone. La mia birra è quasi finita, ma decido di non prenderne una seconda: voglio rimanere lucida in caso dovessero chiamarmi da casa.

"Signorina, come mai così silenziosa?" domanda Giulio, mi stringo nelle spalle e gli rivolgo un sorriso sincero ma quando sto per rispondere una voce al microfono introduce l'artista la cui musica ci accompagnerà per il resto della serata.

"Ragazzi e ragazze, sobri e ubriachi, ho il piacere di presentarvi un grande amico che dopo ben cinque anni lontano dalla sua città ha deciso di tornare proprio qui: al Blackchic" sorride malizioso, "ora si fa chiamare Jake, ma per me sarà sempre Giacomino. Forza sali sul palco!" dice ridendo di conseguenza. A raggiungerlo sul palco improvvisato è un ragazzo dai capelli sbarazzini, gli occhi neri e il manico della chitarra stretto tra le dita. Sullo strumento è disegnata una piccola mezzaluna nera che risalta sul legno chiaro. Porta dei jeans neri, strappati all'altezza delle ginocchia e una semplice maglietta grigia a maniche corte.

"Fede, non sono più Giacomino da tanto tempo" sorride mentre si sistema la chitarra e prova velocemente due accordi, "Buonasera a tutti" aggiunge poi facendo un cenno con la mano, tra le dita stringe il plettro. Il pubblico applaude.

"Pensate che ha solo ventisei anni, andava a scuola con mio fratello. Voleva laurearsi in lettere ma poi una famosa casa discografica gli ha offerto un contratto e per i troppi impegni ha dovuto abbandonare" ci informa Tom prima di bere l'ultimo sorso della sua redbull.

Clarissa e Serena ordinano un secondo drink seguite da Margherita e Jeffri, "Auri, niente secondo giro?" chiede quest'ultimo. Sorrido e faccio cenno di no, ma prima di poter dire altro Serena scoppia in una fragorosa risata seguita a ruota da Clarissa "Ragazze, un cocktail e mezzo e siete già ubriache" ridacchia Francesco, "Tu non lo sei solo perché devi guidare" risponde Clarissa ad un volume decisamente troppo alto.

Mentre loro scherzano e si prendono in giro mi volto verso il palco, vedo Jake e quello che lui ha chiamato Fede, probabilmente il proprietario del locale, trafficare con gli strumenti. I musicisti che lo accompagneranno si sistemano, il batterista raccoglie i capelli lunghi e mossi in un codino e prende le bacchette in mano.

"La band è pronta, il mio amico è carico e stanno per regalarci una performance eccezionale. Un applauso gente!" incita Fede prima di scendere dal palco accompagnato da un rumoroso applauso e qualche urlo di incoraggiamento.

"E un, due, tre" dice il batterista per dare il tempo agli altri musicisti.

La melodia si diffonde nell'aria e tutto il locale rimane incantato dalla voce del cantante: leggera, emozionata ed emozionante. Le sue dita scivolano leggere sulle corde della chitarra e le sue labbra sfiorano il microfono mentre intona quella che non fatico a riconoscere, è 'Drop of Jupiter' dei Train. Il pubblico ascolta in silenzio, "ha una bellissima voce" commenta Margherita, "leggera" riesco solo ad aggiungere ricambiando lo sguardo.

"Tell me, did you fall from a shooting star. One without a permanent scar and did you miss me while you were looking for yourself out there" canta il ragazzo mentre le dita si muovono velocemente sul manico della chitarra.

Qualcuno tiene il tempo con le mani, altri con i piedi, persino la luce fioca delle candele dondola dolcemente andando a tempo con la sua voce: delicata e profonda. 

Sono rapita, non sento più il rumore di sottofondo del locale ne le risate di Clarissa e Serena che continuano a sorseggiare il loro secondo drink.

Jake ha gli occhi socchiusi quando canta, li apre poco, assorto dalla musica e dalle parole che canta. Il suo sguardo è penetrante, ti passa dentro come una lama che accarezza invece di far male.

Percepisco la passione, il dolore e l'impegno che caratterizza ogni parola e ogni accordo.

In quel momento non penso a niente, mi perdo nella musica.


NOTE DELL'AUTRICE

Ciao Carissimi,

eccoci al quarto capitolo.

Il quarto e quinto dovevano essere un unico capitolo ma per comodità e per non renderlo infinito ho deciso di dividerlo.

Tra pochissimo carico il quinto :)

Sono veramente grata a chi, capitolo per capitolo, segue con me la crescita di questa storia e dei suoi personaggi.

Consigli, correzioni e pareri personali sono ben accetti.

Baci intonati 

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