Applausi, sguardi compiaciuti e qualche urlo di euforia invadono il locale sotto gli occhi di Jake che sorridente batte il cinque a tutti i componenti della band. Intanto Fede lo raggiunge sul palco incitando il pubblico a concedere un ultimo applauso al suo amico "battete piedi e mani, fate casino che questi ragazzi hanno buttato giù il locale, metaforicamente parlando, per fortuna" urla al microfono suscitando le risa del pubblico che si accende davanti al cantante incredulo della nostra reazione. Dopo di ché saluta tutti e scende dal palco, lo seguo con lo sguardo ma il ragazzo si mischia tra la folla sparendo poco dopo.
"Noi andiamo. Portiamo a casa Lissa e Sere, non conviene lasciare guidare queste due" dice Tom indicando Clarissa e Serena che barcollano verso il bagno guidate da Jeffri e Giulio.
"Marghe se vuoi stare ancora un po', rimani. Ti porto io a casa" le dice Francesco sorridendo, la mia amica sorride e mi lancia, di nascosto, un'occhiata complice. Jeffri torna dal bagno seguito da Giulio e le due ragazze, decisamente provate dalla serata. Mentre Tom, Giulio e le ragazze si avviano verso l'uscita, il resto della compagnia si accomoda al tavolo richiamando il cameriere, "secondo giro!" esulta Jeffri.
"Tom aspetta! Vi accompagno fuori, devo fare una chiamata e qua dentro non c'è campo" li richiamo prima che raggiungano la porta del locale.
Una volta usciti saluto i miei amici che si allontanano rumorosamente. Cerco il cellulare nella borsa e quando finalmente lo trovo compongo il numero di mia sorella sperando che risponda, nonostante l'ora. Il solito "tu-tu" mi rimbomba nell'orecchio mentre aspetto che mia sorella accetti la chiamata.
Niente, segreteria. Ritento, allontanandomi di qualche metro dal locale in cerca di un punto più silenzioso: di nuovo segreteria.
Rimango qualche secondo a fissare il vuoto preoccupata, i brutti pensieri si insidiano nella mia mente, "se fosse successo qualcosa, Marina mi avrebbe chiamata" dico tra me e me.
Il dialogo con me stessa viene interrotto da degli schiamazzi subito dietro l'angolo, "Non contare più su di me. Sei solo un ragazzino viziato!" urla una voce maschile "Hai visto come hanno reagito? dovresti solo ringraziarmi!" continua l'uomo. "Non voglio più fare cover, ormai ho la maturità necessaria per cantare i miei pezzi" grida in risposta un'altra voce, lo riconosco: è Jake, il cantante ospite della serata. Mi affaccio alla via scenario della lite e riconoscendo subito il ragazzo, che pochi minuti prima, era sparito lasciando il mio sguardo vagare tra la folla.
"Le tue canzoni non vendono, mettiti l'anima in pace. Quando cambierai idea sai dove trovarmi!Un manager come me non lo trovi più" urla l'uomo prima di andarsene lasciando il ragazzo solo sotto un debole lampione.
E' turbato, cammina avanti e indietro prima di tirare un pugno al cassonetto della spazzatura, lo sento gemere dal dolore e d'istinto esco allo scoperto, "tutto bene?" chiedo avvicinandomi con lo sguardo in cerca dei suoi occhi.
"Si" risponde secco mentre alza lo sguardo e scruta ogni mio movimento, "Davvero? la tua mano si sta gonfiando" gli faccio notare quando sono abbastanza vicina da vederne il dorso dolorante. Cerca di nasconderla sotto la giacca di pelle ma quando tocca il tessuto freddo si lascia sfuggire un lamento, "fammi vedere" mi avvicino decisa fissando attentamente le nocche arrossate "ti serve del ghiaccio" sentenzio. Alza lo sguardo e mi guarda attentamente prima di sorridere "sei una dottoressa?" mi chiede sarcastico, "no, ma non credo serva una laurea per capire che hai bisogno di ghiaccio per non farla gonfiare ulteriormente" dico continuando a guardare la sua mano. Lo sento ridere, "giusta osservazione" aggiunge infine. Sento il telefono vibrare, è un messaggio di mia sorella "La mamma sta bene, dorme.. ancora. Divertiti, un bacio", sorrido istintivamente e Jake mi guarda stranito "il tuo fidanzato ti ha scritto un messaggio dolce?" dice ironico prima di sistemarsi la giacca sulle spalle con la mano sana. Ricambio lo sguardo, "meglio" dico prima di regalargli un sorriso a cui ricambia scoprendo le fossette sulle guance.
Mentre suonava non avevo notato quanto fosse carino, qualche ciuffo di capelli gli ricade sulla fronte mentre gli occhi, neri come la notte, racchiudono storie che sono pochi hanno la fortuna di conoscere.
"Jake, mi chiamo Jake" dice sorridendo, "Aurora" riesco a dire mentre ripongo il cellulare nella borsetta, "sei stato bravo prima" continuo, guarda la sua mano sempre più gonfia prima di rispondere con un debole "già". Dopo pochi secondi di silenzio inizia a guardarmi come se mi stesse studiando "occhi tristi" dice aggrottando la fronte, "scusa?" chiedo, cercando di capire cosa volesse dire.
"Hai gli occhi tristi, Aurora" sostiene, rimango spiazzata dalla sua frase ma decido di non andare oltre "Hai bisogno di ghiaccio, Jake. Rientriamo" lo invito, ma lui scuote la testa e si mette a sedere sul gradino del marciapiede facendo segno di sedermi vicino a lui. Lo guardo con aria di sfida, "e va bene, rimani qui. Torno subito con del ghiaccio" dico allontanandomi e tornando verso il locale.
Quando varco la porta vedo i miei amici seduti che parlano e ridono tra di loro, Margherita vedendomi mi rivolge uno sguardo dubbioso, "torno subito" mimo con le labbra prima di dirigermi verso il bancone. Tre camerieri sono concentrati nel loro lavoro: chi sta alla cassa, chi fa cocktail e chi fa partire il lavabicchieri. Un quarto barista esce dal magazzino e prima che possa arrivare al bancone lo fermo e gli chiedo se ha del ghiaccio secco da darmi, senza neanche rispondermi rientra nello stanzino accessibile solo allo staff e pochi secondi dopo esce con una bustina di ghiaccio.
Lo ringrazio e stringendo la busta tra le mani corro fuori, quando svolto l'angolo, Jake è vicino a una macchina nera, "Grazie per il ghiaccio, ma sono abituato a guarire da solo. Buonanotte Aurora dagli occhi tristi" dice prima di salire sul veicolo e andarsene.
Guardo la macchina allontanarsi e sparire tra le viuzze di Castelforte mentre rifletto sulle sue parole.
Gli è bastato uno sguardo sotto la luce debole di un lampione, circondati dal buio della notte, per guardarmi dentro e capire che non sono felice.
Hai ragione Jake, io ho gli occhi tristi ma i tuoi nascondono l'abisso.
NOTE DELL'AUTRICE
Ciao carissimi,
finalmente conosciamo il protagonista maschile. Vi piace? fatemi sapere cosa ne pensate !
Non è inutile dire quanto sono grata a coloro che sono arrivati fin qui e che continueranno a seguire la mia storia.
Baci profondi
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Più vicino.
RomanceQuando lontani non si può stare ma vicini fa star male. Quando la voce è una carezza ma le parole diventano schiaffi. Quando i corpi sono lontani ma i cuori vicini. Più vicini. Lui: una tempesta senza fine. Lei: un fulmine a ciel sereno. "Sei un...