Dopo una settimana iniziano le lezioni: ultimo semestre, ultimo anno.
Sveglia, doccia, colazione e si corre in università. Assonnata e perennemente in ritardo raggiungo velocemente Margherita che mi aspetta fuori dall'aula, "muoviti! Serena sta tenendo i posti per noi" mi incita più attiva che mai, al contrario di me che vanto due bellissime ombre nere sotto gli occhi.
Sono già tutti seduti, il professore sta presentando il corso "Mi chiamo Andrea Severino e sono il vostro professore di Public Speaking. Vi insegnerò a parlare in pubblico senza tremare, sudare o balbettare. Grazie al mio corso sconfiggerete la paura del palcoscenico e l'ansia da esame. IL Corso finirà a fine maggio e l'esame consisterà in due prove: una scritta e una orale. Altri dettagli verranno forniti nelle prossime lezioni. Immagino che i compagni degli anni passati vi abbiano raccontato di quanto io sia perfido. Ecco, non credetegli: sono molto peggio di quello che dicono."
Da l'idea di un tipo interessante: jeans, camicia e ciuffi brizzolari che circondano il viso arricchito con leggere rughe attorno agli occhi e alla bocca.
Il professore si descrive severo ma sembra un tipo simpatico e molto disponibile, "durante le lezioni ognuno di voi, siccome siete pochi, dovrà intervenire o partecipare almeno una volta alle esercitazioni" ci avverte prima di iniziare con la teoria vera e propria .
Alla fine della lezione escono tutti velocemente dall'aula.
I cortili dell'università si riempiono di ragazzi, alcuni sono ancora assonnati, altri invece scherzano vivaci mentre camminano verso l'aula della lezione successiva.
I miei amici stanno fumando la prima sigaretta della giornata fuori dall'aula, "Ehi Auri, ci sei stasera?" Chiede Giulio buttando fuori il fumo dell'ultimo tiro.
Ho sempre pensato che Giulio fosse il classico galletto: capelli castani perfettamente gellati, la riga netta che porta il ciuffo tutto a destra, il sorriso perfetto e gli occhi color nocciola. Sempre in camincia, jeans e cappotto elegante. Per non parlare del modo di fare da sbruffone che fa impazzire tutte le ragazze.
"Cosa c'è stasera?" dico sorridente, il sole riesce sempre a mettermi di buon umore.
"In piazza Smeraldo hanno montato un palco che sarà aperto a tutti i musicisti fino alle 23, dopo di che arriverà un dj che farà musica dance fino alle 3 di notte" spiega Giulio.
Penso subito a Jake: sicuramente si esibirà.
Sorrido al pensiero di risentirlo cantare e confermo la mia presenza.
Prima di dirigermi verso casa decido di passare in libreria a prendere i libri che ha consigliato il professore per il corso di public speaking.
Il negozio è immenso, diviso in reparti: musica, narrativa generale, testi scolastici, arte.
Entro nel reparto dei testi scolastici e vado dritta verso l'Infopoint, "lo trovi nel quinto scaffale a destra, sotto la lettera P" mi dice la commessa dopo averle fatto leggere il titolo del libro che mi serve.
Gli scaffali sono numerosi e piuttosto alti, libri di tutte le forme e colori danno un senso di protezione per chi cammina lungo i corridoi che li separano.
Raggiungo a passi lenti lo scaffale indicatomi dalla commessa e seguo la linea dei libri con le dita. Gli occhi che si muovono veloci in cerca del titolo del mio libro che, una volta trovato inizio a sfogliare velocemente godendomi il profumo della carta nuova, quella non stropicciata e non colorata che profuma di parole e pensieri.
Prima di raggiungere la cassa decido di andare al reparto musica, scegliere un cd e ascoltarlo nei lettori messi a disposizione dal negozio.
Afterhours, Bastille, Daughter, The Lumineers, The Strumbellas.. li guardo tutti, uno per uno ma senza decidere quale ascoltare. Alla radio trasmettono Paris dei The Chainsmokers così mi concentro sulle parole fino a quando una voce non sovrasta la musica.
Una voce che riconoscerei tra mille: è Jake.
"Ascolta questo" dice porgendomi un cd con la copertina in bianco e nero. The 1975 è scritto in grande con dei neon luminosi su sfondo nero.
Gli sorrido e, senza dire una parola, apro il cd e lo inserisco nel lettore.
Premo play e la musica parte.
Dopo aver sentito i primi 20 secondi di ogni singolo presente nel cd guardo Jake, "mi piacciono" mimo con la bocca prima di premere stop e togliermi le cuffie.
Sorride compiaciuto nel vedermi curiosa di sapere di più su di lui, sul suo mondo.
"Ti va un gelato?" dice infine, i suoi occhi fissi suoi miei, "è quasi ora di pranzo" ribatto sorpresa, "c'è un orario per il gelato?" risponde divertito prima di raggiungere l'uscita.
"Pistacchio e nocciola" dice Jake alla commessa indicando con il dito i gusti scelti.
Siamo nella gelateria affianco alla libreria, i tavolini gialli illuminati dal sole sono quasi tutti pieni, aveva ragione lui: non c'è un orario per il gelato.
"Come va con la tua musica?" gli domando mentre mi siedo ad uno dei tavolini liberi.
"Meglio. Da quando ho discusso con Fiorini, quella sera al Blackchic, ho iniziato a lavorare ai miei pezzi" dice Jake sollevato.
"Non lo facevi già con lui?" chiedo curiosa, è come se si fosse liberato di un peso, come se prima non potesse esprimere se stesso, voglio sapere di più e Jake mi accontenta.
"Ho iniziato con le cover, con i tributi alle band in giro per i locali. Faccio musica da anni ma non avevo mai presentato una mia canzone al pubblico, e con Fiorini pensavo di poter uscire e farmi spazio nella musica con le mie composizioni. Ne ho presentata una ma, nonostante il pubblico avesse risposto bene, per Roberto non era abbastanza: preferivano le cover ed io dovevo limitarmi a quello per il momento" racconta con un filo di amarezza nella voce.
"Perchè non ti sei imposto con il tuo manager?" chiedo. Jake non sembra il tipo di ragazzo che sottostà alle regole che gli vengono imposte, ne tanto meno il tipo che sta zitto quando qualcosa non gli va bene.
"Promesse. Mi prometteva che saremmo andati a Londra a registrare la mia musica una volta che la gente avesse capito di che pasta sono fatto. Ero stufo di aspettare e dopo l'ennesima richiesta di cantare, almeno nella mia città natale, le mie canzoni sono esploso e quella sera al Blackchic abbiamo discusso. Non lo sento da allora" conclude, mangiando l'ultima estremità del cono gelato.
Non so cosa dire, ma per fortuna Jake riprende la parola: "Stasera suono in piazza Smeraldo, mi farebbe piacere vederti li" dice quasi imbarazzato, "canterò una mia canzone. Voglio sapere che ne pensi". Gli occhi fissi sui miei che reggono a malapena il confronto, "ci sarò" lo rassicuro, sorridendo per il fatto che sia interessato al mio parere.
Saluto Jake e, con i libri stretti tra le mani, raggiungo casa.
NOTE DELL'AUTRICE
Ciao carissimi,
mi scuso se non sto aggiornando in modo frequente ma ultimamente non ho molto tempo per questo cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana con un minimo di un capitolo a settimana.
Inoltre spero che dedicherete un po' del vostro tempo, anche se vi assicuro che la divorerete, per leggere la storia di jennylepuri che si chiama "Simone" e anche l'altra sua storia comica per farvi due risate che si chiama "frasi e immagini divertenti!".
Baci melodiosi
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Più vicino.
RomansaQuando lontani non si può stare ma vicini fa star male. Quando la voce è una carezza ma le parole diventano schiaffi. Quando i corpi sono lontani ma i cuori vicini. Più vicini. Lui: una tempesta senza fine. Lei: un fulmine a ciel sereno. "Sei un...