Capitolo Sei

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Sto correndo lungo una strada buia e deserta in cerca di qualcosa.
Non riesco a capire cosa, so solo che devo trovarla.
Giro l'angolo e mi trovo davanti ad una scalinata malmessa.
Ho paura ma decido di salire fino ad arrivare in cima esausta.
È un parcheggio vuoto.
Il respiro affannoso e il cuore a mille mi costringono a fermarmi per riempire i polmoni quando in lontananza vedo una sagoma che si allontana lentamente.
"Chi sei?" urlo prima di seguirla spinta dall'adrenalina.
Si nasconde dietro ai pilasti che separano i posti auto, e quando finalmente la raggiungo si dissolve.




Il suono assordante della sveglia risuona nella mia stanza, mi giro e rigiro tra le coperte di cotone ancora avvolta dal calore del piumone.
Dopo qualche minuto trovo la forza di alzarmi e raggiungere il bagno fortunatamente libero.
Apro l'acqua della doccia mentre sistemo i vestiti puliti sulla lavatrice. Leggo i messaggi prima di entrare in doccia: "18:30 ceniamo tutti da Tom. Baci Marghe".

L'acqua è calda e scivola leggera sulla mia pelle mentre con la spugna mi strofino delicatamente le gambe.
La mente si riprende dopo la tensione del giorno prima e finalmente riesco a rilassarmi sotto il getto d'acqua.

Il profumo di vaniglia del mio shampoo si diffonde nella cabina della doccia entrandomi dentro con dolcezza.

Un urlo improvviso mi riporta nella stanza azzurrina ormai invasa dal vapore.
Esco dalla doccia e avvolta dall'accappatoio mi dirigo in cucina.

La scena che mi si presenta davanti è al quanto sconcertante: mia madre terrorizzata in piedi su una sedia che implora aiuto.

"Auri aiutami, fallo uscire" mi supplica, senza vedere la cosa che tanto la terrorizza avanzo titubante e oltrepasso il muretto fino ad arrivare davanti ai fornelli.

Un gatto.
Ecco cosa spaventa mia madre.
Le sorrido e la invito a scendere dalla sedia con cautela, quando finalmente è seduta vado a prendere il micione che si accoccola tra le mie braccia e mi avvicino a lei.
Ancora tremante si stringe le mani incrociate tra le cosce e mi supplica di allontanarmi, "non ti fa niente, accarezzalo" le dico con il gatto ancora stretto tra le braccia.
Si fida e con un sorriso sghembo avvicina la mano alla coda dell'animale percorrendola con la punta dell'indice. "Prova sotto al collo, ai gatti piace" le consiglio e come previsto quando avvicina la mano al collo del felino questo alza il mento facendosi cullare dal tocco leggero di mia madre.
Lascio andare il gatto che con un balzo raggiunge la finestra aperta e schizza via percorrendo il giardino probabilmente diretto dai suoi padroni.

"Hai visto? non devi avere paura, sono dei cuccioloni" dico a mia mamma confortandola e dopo aver ricevuto un grande sorriso e un cenno di assenso mi dirigo nuovamente verso il bagno intenta a riprendere quel momento di relax.

Dopo pranzo ricevo una chiamata da Fra dove mi comunica che l'appuntamento è anticipato alle 17 in quanto siamo stati incaricati di andare a prendere da bere per la serata. "Jeffri e le ragazze porteranno patatine varie e dolce" conclude salutandomi.

La situazione in casa è tranquilla: mamma guarda la tv e Marina è a lavoro fino alle 16:30.
Decido di sedermi sul divano con mamma a leggere l'ultimo libro di Giulia Carcasi ma mentre il mio sguardo scorre sulla pagina seguendo il flusso delle parole scritte la mia mentre è altrove: penso a ieri sera e a quel ragazzo che in pochi minuti è riuscito a leggere i miei occhi.

Gli occhi neri e profondi di chi ne ha vissute tante, il sorriso di chi nonostante tutto si è sempre rialzato, ecco come si presenta Jake: un combattente.
Con la sua figura nella mente mi addormento con il libro ancora aperto sulle gambe mentre mamma guarda Forum concentrata e coinvolta dalle storie trattate.

Mi sveglia Marina con una carezza e quando apro gli occhi la vedo sorridere con gli occhi stanchi e il rossetto consumato.
Sono quasi le 17, Francesco sarà qui a momenti e io devo ancora vestirmi. La saluto e corro in camera a scegliere cosa mettere.

"Sto partendo" scrive Fra.

Prendo un paio di jeans chiari non troppo stretti con una maglietta rossa aderente, riempio le labbra con il rossetto rosso e aggiungo degli orecchini ad anello dorati.
Quando sono pronta per uscire sento suonare il clacson e salutando velocemente mamma e Marina con un bacio sulla fronte esco raggiungendo Francesco che mi aspetta in macchina con la solita playlist rock a tutto volume.

"Come siamo carine" mi sorride appena entro chiudendo la portiera, gli sorrido imbarazzata da quell'apprezzamento inaspettato - Francesco non è tipo da complimenti - e chiedo subito cosa dobbiamo comprare per la serata e perchè gli altri non sono venuti con noi. "Qualche birra, due di vino e una vodka pesca con lemon soda per le fanciulle" dice riferendosi a Clarissa e Serena, "con gli altri ci vediamo da Tom. Ho chiesto a te perchè sei di strada" dice velocemente prima di alzare ulteriormente il volume della musica.
Non faccio caso alle sue parole anche se mi chiedo perchè non abbia chiesto a Jeffri visto che abitano uno di fronte all'altro.

Quando arriviamo al supermercato il tramonto colora il cielo di un rosino leggermente dorato e la campana della chiesa di Castelforte risuona nell'aria.
Il negozio è deserto e c'è solo una cassa aperta, così prendiamo velocemente quello che ci serve, paghiamo e usciamo.
Mentre raggiungiamo la macchina con i sacchetti della spesa che minacciano di rompersi passo dopo passo mi perdo nel tramonto, "Romanticona vieni, mettiamo tutto dietro così siamo sicuri che niente si rompa" mi esorta Francesco con un sorrisone, lo raggiungo goffamente porgendogli il sacchetto contenente la vodka.

Clarissa ci avvisa che sono già tutti a casa di Tom che aspettano solo le bibite, così saliiamo in macchina e in pochi minuti arriviamo a destinazione.
Come entriamo in casa i ragazzi ci rivolgono un urlo euforico alla vista dei sacchetti della spesa e tra le risate iniziamo ad aprire un paio di birre.

"Ti ha parlato di me?" mi sussurra Margherita all'orecchio riferendosi a Francesco impegnato a riporre le bibite in frigo, "non abbiamo parlato molto in realtà, cerca di farti accompagnare a casa stasera così state un po' soli. Io tornerò con qualcun altro" le suggerisco con un sorrisino malizioso. Mi da una leggera gomitata ridendo del mio consiglio e corre a sedersi sul divano vicino a Jeffri concentrato ad avvolgere il tabacco nella cartina sigillandola poi con la saliva.

"Ragazzi, a cena vengono anche mi fratello e il suo amico, quello che cantava ieri al Blackchic" ci comunica Tom mentre farcisce le pizze per poi infornarle.

Marghe mi rivolge uno sguardo interrogativo vedendomi irrigidirmi dopo l'avviso del nostro amico, cerco di sciogliermi e le sorrido prima di tornare con la mente alla sera prima.

Io e lui sotto il cielo nero illuminati solo da un lampione a leggerci gli occhi.

I miei pensieri si interrompono quando la porta d'ingresso si apre e due occhi neri incontrano i miei senza troppa fatica.







NOTE DELL'AUTRICE

Ciao carissimi,

Dopo una vacanza piena di avventure e l'inizio delle lezioni e relativi impegni sono tornata con un nuovo capitolo (nel week end spero di scrivere ancora qualche capitolo).

Spero che la storia vi stia piacendo tanto quanto piaccia a me scriverla.

Inoltre spero che dedicherete un po' del vostro tempo, anche se vi assicuro che la divorerete, per leggere la storia scritta da Amoilibripiudelcibo, che si chiama "Un amore improbabile".  

Come sempre ringrazio chi mi segue e vi invito a segnalare eventuali errori.

Baci golosi 

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