Gaia's POV
Controllo il forno e torno sul tagliere davanti a me. I peperoni rossi si trasformano in tante piccole strisce sottili, sotto la lama del coltello che faccio scivolare secondo un ritmo preciso. Cucinare mi rilassa moltissimo. Non lo faccio così spesso per mancanza di tempo e una certa pigrizia per quanto consiste il dover mettere in ordine dopo, ma avere a che fare con il cibo mi piace sempre. Nella mia testa, la presenza di cibo è legata solo a energie positive, persone a cui voglio bene, una specie di collante di belle cose. La prima volta che ho cucinato davvero per qualcuno è stato per la mia famiglia negli States e lì ho capito quanto sia stato importante avere avuto qualcuno nella vita che ha sempre cucinato per me con amore. E' una forma di attenzione e cura potentissima. Vedo il telefono illuminarsi: un messaggio dal gruppo delle ragazze. L'estate è alle porte e stiamo organizzando le vacanze. Non ho particolare urgenza di leggerlo.
Negli ultimi tempi, ho avuto da pensare su molte cose che credevo solidissime. Ho sempre considerato i miei amici il nucleo principale, insieme alla mia famiglia, attorno a cui gravitava la mia persona, ma iniziare questo percorso da sola, scrivere testi, fare musica, mi hanno messo davanti all'evidenza di quello che è la mia vita, che a tratti mi sembra troppo giusta, troppo comoda, troppo "innocua". Amo quello che mi circonda, amo profondamente chi mi circonda, ma mi sono trovata a pensare di aver represso tante piccole sfaccettature con l'unico obiettivo di far andare tutto bene, di mantenermi positiva lungo ogni percorso. Ovviamente ho avuto le mie difficoltà, i miei piccoli conflitti, ma mi sembra che tutto ciò che sentivo, che mi succedeva, sia spesso stato ammortizzato, senza avere la possibilità di esplodere quando doveva. Non sempre l'equilibrio è la dimensione migliore in cui far vivere le cose. E ora avrei voglia di questo: di perdere un po' l'equilibrio, di esplorare le mie zone più conflittuali e farne uscire qualcosa. So che è sbagliato ed egoistico proiettare su chi ho attorno la colpa di non essere quello che desidero in questo momento e ho la profonda consapevolezza che non siano loro il problema, anzi, ma non posso fare a meno ogni tanto di volere un ambiente completamente diverso: forse semplicemente dove le persone hanno una certa fame, anche brutale, di affrontare la vita, una certa tranquillità nel lasciarsi sprofondare, nell'eccedere a causa di sentimenti forti con cui combattono. Persone diversissime da me, davanti a cui io mi senta legittimata, quasi costretta, ad essere qualcosa che ancora non sono stata.
Spengo il forno e inizio ad apparecchiare la tavola.
"Che buon profumo"
Rosh sta scendendo le scale, con il naso rivolto all'insù. Si avvicina gongolante, osservando i cibo disposto sul tavolo. Posso sentire la scia così famigliare di profumo che si porta dietro dopo che ha fatto la doccia.
"Ma io ti mangiooo" le dico, raggiungendola davanti al tavolo e affondando il viso tra i suoi capelli.
Ride e mi cinge il fianco, lasciandomi un bacio sulla guancia.
So che è in un momento ipersensibile, perché ogni sua sensazione la sento sulla mia pelle. Non riesco a centrare il punto del suo stato d'animo e lei non ne ha parlato, ma va bene così. Sappiamo tutti quanto può essere difficile fermare il flusso dei pensieri e delle sensazioni nelle parole. Ora, però, la vedo di un umore migliore e la cosa mi rincuora e rallegra, specie mentre accarezzo l'idea che possa essere per merito mio.
"Alla fine ho fatto anche le patate" dico, tornando verso il forno e tirando fuori la teglia. "Però sono quelle dolci americane, al cumino"
"Uelaaaaa! Ma che cheeef!"
Ci sediamo a tavola e iniziamo a mangiare. Ho preparato un' insalata di pollo con mais e avocado super easy e leggera, un pinzimonio di verdure e ovviamente un dolce per dopo, perchè non potevo permettermi un pasto così salutare. Un po' mi fa strano vederla qui in cucina a casa mia, solo io e lei. Non ci vediamo da tanto e anche se ci siamo tenute costantemente in contatto, la distanza ti insinua la paura che il tuo sguardo sulla persona, che da vicino ti sembrava tanto lucido, possa essersi offuscato. Più che altro io mi sono ritrovata ad avere pensieri così diversi, che automaticamente ho l'infondato timore che anche per lei sia così e a dispetto del bisogno di cambiamento che sento in questo momento uno dei punti che vorrei rimanesse fisso è lei. Anzi, forse è proprio lei che voglio sentire davvero vicina. Ci sono alcune persone che ti smuovono così tanto dentro, che i semi del cambiamento che piantano dentro di te rimangono sempre fertili e magari, a distanza di tempo, ti rendi conto che qualcosa che stai pensando, provando, ha radici proprio in quell'incontro. La osservo mangiare: si guarda attorno, pensierosa.
"Sono felice di essere qui..." dice fissandomi, come se con gli occhi volesse dirmi qualcosa in più che non ha però un suono preciso e che tra le parole starebbe solo stretto.
Le prendo la mano e la accarezzo, regalandole un sorriso dolce e comprensivo.
"In realtà c'è solo un motivo per cui devi essere felice e amarmi ed è la cheescake che ho fatto stamattina"
Chiude gli occhi e si porta le mani al petto.
"Gaiu, non puoi darmi un'informazione del genere con questa tranquillità...comunque adoro, adorooo"
Ridiamo entrambe.
"Ti va se dopo ci guardiamo un film?" le chiedo allegra.
"Yeeep"
"Idee? Uh, io non ho ancora visto Moonlight che ha vinto come miglior film agli Oscar"
"Intendi La La Land?"
"No Rosh, Moonlight" dico scandendo bene.
"Sì però se non mi cogli le battute mi offendooo! E non mi basta una cheescake come perdono"
"Ahhh! Hahaha, eddaai, scusa, l'ho capita ora"
"Comunque va bien, non l'ho ancora visto nemmeno io"
Si avvicina la teglia e si mette nel piatto alcune patate.
"Come sono?" chiedo, leggermente tesa per il verdetto.
"Penso di aver appena trovato di cosa potrei fare indigestione prima di morire" dice, con una patata mezza mordicchiata tra le dita.
Rido. Per il commento, perché sono felice di essere qui, così come sono, che lei sia felice, così com'è.
Finita la cena e dopo esserci sparate una fetta e mezza di cheescake a testa, sparecchiamo e ci spostiamo in sala. Collego il computer alla TV, spengo la luce, raggiungo Rosh sul divano e faccio partire il film.
Riaccendo le luci e vado verso la TV per scollegare il computer.
"Stra bello..." dice Rosh, con gli occhi che sembrano ancora avere impresse dentro di loro immagini di ciò che ha appena visto.
"Davvero..."
"Non so, sono scossa, ma devo ancora metabolizzare che cosa mi abbia colpito così tanto"
Annuisco con lo sguardo perso nei pensieri, con un leggero sorriso, perché è la stessa cosa che provo anche io. Torno sul divano.
"Alla fine più che una storia d'amore tra i due, c'è Chiron che si porta dietro il bisogno di essere amato...anche da adulto"
"Esatto...è molto...potente vedere lui alla fine da adulto, super muscoloso, mostrare questa vulnerabilità estrema"
"Sì...poi un sacco di silenzi...e la musica fantastica"
Rimaniamo qualche secondo senza dire niente, lei con lo sguardo fisso sullo schermo spento, io su di lei.
"Beh, Rosh e Ga approvano"
"100%"
Si sdraia su metà divano, raggomitolandosi di lato, pensierosa. Mi sdraio su di lei. Vorrei che riuscisse a far fuoriuscire tutto, ma non si può costringere nessuno a fare quel tipo di passo. Con il dito le gratto il naso, ridendo piano. Poi le bacio la guancia.
"Andiamo a nanna?"
Annuisce e insieme ci alziamo, dirigendoci verso le scale.
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Girls just want to have fun
FanficRosh e Gaia, tre giorni, due notti. Lo spazio per ritrovarsi, riscoprirsi tra sorprese e conferme.