Capitolo Tre

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"Di ogni cosa bisogna indagare la fine. A molti il Dio ha fatto intravedere la felicità e poi ne ha capovolto i destini, radicalmente."

[Erodoto]


Mi fa' male la testa, ho la schiena dolorante e gli occhi pulsano a causa delle troppe lacrime versate durante tutta la notte. Ieri Morfeo mi ha colta di sorpresa facendomi addormentare ai piedi della statua di Zeus, ancora in lacrime.

Apro lentamente gli occhi e per un'attimo la mia vista viene ferita da un raggio di sole che punta proprio ai miei occhi sensibili, mi porto una mano a coprirli nella speranza di alleviare il dolore. Allora mi accorgo di non essere più sul pavimento di marmo, freddo, ma sulle ginocchia della bianca statua. Mi metto in ginocchio osservando meglio il volto severo, in pietra, del mio padre non biologico.

«È la tua maniera per riconquistare la mia fiducia?» un sorriso dolce si forma sulle mie labbra «L'ho già fatto padre, non vi preoccupate».

«Atena che ci fate sulle ginocchia di Zeus?»

Mi volto a guardare Claudia, una delle tante vestali del nostro Clan, che mi guarda con aria severa stando ai piedi della statua, tiene le mani sui fianchi e una piccola ruga gli si è formata in mezzo alle sopracciglia a causa del cipiglio semi severo che le si è formato in mezzo alle sue sopracciglia. Vuole comparire cattiva per intimarmi a scendere, ma tutti, all'interno del Clan, sanno che Claudia è la più buona fra le vestali non che, anche, una delle più anziane.

Mi metto in piedi rimanendo sulle ginocchia di Zeus, come se mi potesse dare più forza in questo momento. «Vi siete dimenticata una cosa importante Claudia», lei mi guarda aggrottando la fronte in un momento di confusione, «Un'appellativo prima del mio nome».

Gli occhi color oro della vestale si spalancano assieme alle sue labbra in un'espressione di stupore allo stato puro, gli occhi le si fanno lucidi di lacrime mentre le mani scattano, dai fianchi, alle labbra coprendole in attimo di tremolio. Un sussurro più che udibile esce dalle sue labbra: «Dea Atena».

***

Venire oggi a scuola è stato strano, quasi surreale, vista la mia nuova consapevolezza, la mia nuova decisione che con se porta un nuovo modo di vivere. Tanto per cominciare sono con i miei fratelli, in mezzo al corridoio, come non succedeva da anni, ridendo e scherzando con loro mentre la gente ci osserva. Sono tornata fra i VIP, quindi: addio privacy. Ma, stranamente, la situazione non mi dà troppo fastidio.

Agamennone mi sta parlando di un'interessante sfilata di moda che si terrà a fine settimana prossima mettendomi al corrente che l'organizzatore è un suo caro amico e che gli piacerebbe che io partecipassi. Probabilmente questa cosa la sa da mesi ma, fino a qualche ora prima, non si sarebbe mai permesso di chiedermelo visto che non volevo saperne nulla di certe cose.

Osservo attentamente Agamennone per poi guardare Achille, accanto a me, ricordo i volti di Teseo, Eracle, Oreste, Leo, mamma e papà questa mattina quando ho dato la buona notizia. La verità è che i miei fratelli sono i più felici di questa mia decisione, e anche Abidos è ben felice di vedermi in mezzo a loro.

Abidos non è un brutto ragazzo: alto, come tutti loro, un bel fisico atletico, capelli color oro e gli occhi grigi. Non ha niente da invidiare né ai miei fratelli né ad altri ragazzi umani dentro e fuori dal Clan.

Vedo con la coda dell'occhio arrivare un Elena molto arrabbiata, si avvicina alla squadra di basket con passo deciso ma ancheggiante facendo muovere a destra e sinistra il suo enorme culo, sicuramente rifatto, i capelli marroni come la corteccia di un'albero sono legati in una stretta coda alta che si muove a ritmo con la sua camminata e i suoi occhi color ebano sono fissi su di me.

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