Capitolo Cinque

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"Tre sono le cose difficili; custodire un segreto, soffrire le ingiurie, ed impiegare bene il tempo."

[Chilone di Sparta]

Sono in piedi davanti allo specchio da almeno un'ora nell'ardua impresa di scegliere un abito, come minimo decente, per l'uscita romantica che mi aspetta questo pomeriggio con il mio dolce Juan. Non è la prima uscita che usciamo insieme ma è la prima da quando abbiamo reso ufficiale la nostra relazione, sorvolando la crisi di nervi che è giunta ai miei fratelli quando ho dato loro la notizia.

Teseo e Leo sono persino andati da Ares per chiedergli se aveva intenzione di fermare questa mia "follia", la risposta del grande guerriero è stata: "Cercate mio fratello per fermarla, lei sarà ben felice di rivederlo". I miei fratelli l'hanno guardato stupiti, sopratutto Teseo, era il migliore amico di Ade e il suo co-capitano quando giocavano a basket.

Quando sono tornati a casa mi hanno riempita di domande per capire lo strano comportamento di Ares, ma io li ho liquidati. Non volevo che sapessero della nostra litigata e sul fatto che gli ho detto esplicitamente che io avrei preferito che fosse sparito lui invece di Ade. Ma intanto non sono stupidi i miei fratelli e hanno capito che comunque sia c'è qualcosa che non va fra me e il loro amato capitano.

E quindi eccomi qua: prima uscita come fidanzata di Juan Baliet.

Un leggero bussare alla porta mi distrae dalla mia profonda ricerca di un vestito da mettere più tardi. Do' il permesso di entrare ed immediatamente, sulla porta, fa capolinea la testa bionda di mio fratello Oreste, gli sorrido attraverso lo specchio mentre lui va a sedersi sul letto, ingombro di molti abbinamenti di vestiario vario.

«Ehi sorellina, non ti ho mai vista così... "agitata" per un appuntamento.»

«Forse perché finora non ho mai avuto un vero appuntamento. Cioè con Juan già sono uscita ma era per conoscerci, ora si tratta di una cosa seria. Niente cinema o bar da quattro soldi per noi oggi» sorrido amorevolmente a mio fratello, più grande di me di cinque anni, attraverso lo specchio e lui ricambia in maniera forzata. Lo so che non gli va giù per niente questa storia.

Si schiarisce la voce con un leggero colpo di tosse e comincia a spostare lo sguardo ovunque dentro la camera tranne che su di me. «Allora dove ti porta di bello... quello là?»

Ridacchio divertita. «"Quello là", come lo chiami tu e il resto del nostro Clan, ha un nome: Juan. Ed è importante che tu lo memorizzi visto che è il mio ragazzo. Comunque mi porta prima in un ristorante di sua conoscenza per pranzare assieme e poi mi porta a fare una passeggiata in riva al mare, non mi ha voluto rivelare altro.»

«Una persona romantica» alza leggermente gli occhi al cielo cercando di non farsi vedere da me, ma inutilmente.

Io lascio perdere il mio riflesso e la ricerca di un'abito, più o meno, perfetto. Mi volto verso di lui un po' sconsolata. «Non è semplicemente una persona romantica, Oreste. Ma è una persona che ci tiene a me, al di fuori della nostra famiglia.»

«Anche Abidos ci tiene a te, ma non l'hai nemmeno tenuto in considerazione.»

«Perché non m'interessa».

Sospiro sconfortata dal fatto che ogni volta devo spiegare a qualcuno di loro qualcosa sulla mia vita privata. Mi vado a sedere di peso accanto a lui sul letto. «Ascoltami, Ore, io ci tengo a Juan e lui a me. Non fa parte del Clan? E quindi? Per generazioni la nostra gente si è mischiata con persone esterne, perché questa volta dovrebbe essere diverso?»

Lui mi guarda con aria dispiaciuta. «Hai ragione... è solo che tu sei Atena, la Dea Atena e questo...»

«Mi volete, veramente, far credere che vige la legge "le divinità solo con le divinità"? Non ci credo che stiate facendo tutte queste storie solo per una stupidaggine del genere, che fra l'altro è una legge non scritta e che Zeus stesso ha infratto più volte. Inoltre, a questo punto, non dovreste nemmeno cercare di farmi mettere con Abidos».

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