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Sbatto le palpebre un paio di volte per svegliami un po' di più.
Rivolgo lo sguardo a destra e una fitta improvvisa mi percorre tutto il corpo.
Sento un vuoto insostenibile all'altezza del petto, come se mi avessero portato via qualcosa che la si incastrava perfettamente.
Mi siedo ma il peso dell'alcol di ieri mi trascina di nuovo giù.
Mia strofino le tempie un paio di volte e mi costringi ad alzarmi, Sascha sarà ancora in casa.
Non ne ho la sicurezza al momento ma qualcosa mi dice che è qua, come se lo percepissi.
Mi metto a sedere con le gambe che penzolano dal letto. Affondo la testa nei palmi pallidi delle mani. Rimango in quella posizione per alcuni minuti cercando di far passare l'emicrania, ma nulla può migliorarla oltre ad una tachipirina.
O Sascha.
Ma che sto dicendo?
Mi alzo a fatica e trascino il peso del corpo e del dopo sbronza fino alla cucina.
Mi fermo sulla soglia della stanza per non interrompere la conversazione.
"Ti ho detto di non preoccuparti, sono stato da mio cugino"
"Si amore torno oggi pomeriggio"
"Ho detto oggi pomeriggio prima non posso"
"Perché? Beh... mio cugino sta male a causa di quella zia voglio stargli accanto"
"Va bene tesoro a dopo"
Mi accontento di quei brandelli di conversazione che tanto non ho nemmeno ascoltato.
Quello che avevo davanti era molto più interessante.
Un metro e ottanta di pura perfezione.
I muscoli si intravedevano oltre la maglietta che ha silenziosamente preso dal mio armadio e che sta mille volte meglio a lui. I boxer grigi completavano il tutto il modo perfetto. Sono semplici e banali, ma su di lui sono così perfetti.
"Stefano"
Esclama notando finalmente la mia presenza.
Ammetto che avrei voluto osservarlo ancora un po', senza essere visto.
Mi sorride. Le sue fossette sono il mio premio preferito.
"Buongiorno, eri al telefono con lei?"
"Si"
Fa sbuffando
"Tutto ok?"
"Si, forse, posso restare qua fino a oggi pomeriggio? Se non disturbo"
Il cuore mi balza in petto. Tutto il giorno con lui? Ovvio.
"Certo che si, puoi stare qua quanto vuoi"
Dico aprendo lo sportello con dentro i farmaci, prendo una tachipirina per me e ne passo una anche a lui.
Mi sorride, quando lo fa sento qualcosa in me distendersi. Come se io e lui fossimo legati e il filo e quest'ultimo avesse allentato la sua stretta.
Non lo conosco. Ma da quando l'ho visto la prima volta sento di non conoscere nemmeno me.
"Stefano ho bisogno di chiederti un favore"
"Dimmi"
"Mi faresti da testimone?"
Mi sento soffocare. L'acqua mi va di traverso per un secondo.
Testimone?
"Testimone? Di nozze?"
"Si"
"Io? Ma se ci conosciamo da qualche giorno"
"Dopo di lei sei la persona più vicina che ho"
Sento la sua voce esitare un secondo prima di dire lei.
"Sei sicuro che anche a lei vada bene?"
"Mi sono sempre inventato scuse per non farle conoscere i miei amici, ne sarà felice"
Qualcosa nella sua voce e nel semplice modo in cui piega le labbra leggermente all'ingiù mi impedisce di rifiutare.
"Va bene. Quando è questo matrimonio?"
"Sabato prossimo, tra una settimana esatta"
Mi soffoco ancora una volta con l'acqua.

Pardon per l'assenza... ora sono tornata

Prendimi per mano|| Saschefano  (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora