Capitolo 6

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Non aveva idea di quello che aveva appena fatto, era come se la sua mano si fosse mossa da sola, lo avrebbe giurato: non voleva farlo, ma in quel momento si sentiva male e aveva bisogno di parlare con qualcuno, sfogarsi. E quella fu la prima cosa che gli venne in mente di fare.

Forse per una volta nella sua vita, aveva ascoltato il suo cuore e non il suo cervello; aveva dato spazio, aveva ascoltato ciò che provava, il suo cuore non aspettava altro che incontrarlo, incontrare quella luce che si era intravista nel buio, colui che sarebbe diventato la sua salvezza, incontrare ancora e ancora quegli occhi, la perfezione racchiusa in un paio di pozze azzurre. Era possibile tutta quella perfezione in un semplice corpo? In due semplici occhi, in un semplice sorriso, in un semplice viso? Sì, sì certo che era possibile; Federico era molto più di questo, molto più della perfezione: lui era speranza, lui era salvezza, Federico era tutto quello Benjamin aveva di bello. E forse era proprio per questo che il ragazzo gli scrisse quel messaggio.

"Ciao anche a te! Come stai?"

Sei semplici parole buttate lì, così poteva sembrare. Per Benjamin non erano solo sei parole. No, per lui era un passo avanti, per lui significava essersi aperto, essersi aperto a uno sconosciuto -perchè tutto sommato loro erano solo degli sconosciuti-, uno sconosciuto che lo aveva colpito fin dall'inizio, fin dal momento in cui aveva incrociato il suo sguardo.
Quell'abbraccio che Federico gli regalò in quel vecchio parco, quello gli scaldò il cuore. Fu tutto così improvviso: uno sguardo addolcito e un attimo dopo un paio di braccia forti e accoglienti a contornargli i fianchi, a scaldargli il cuore.
Non se lo sarebbe mai aspettato, fu veramente un attimo, un attimo e si ritrovò in paradiso. Federico lo aveva stupito.

***
Federico era in mezzo alla strada, a guardare il telefono con la bocca spalancata. Gli aveva scritto?

"Ei ragazzino ti vuoi togliere dalla strada? Io dovrei andare a lavorare!"

Un tizio abbastanza furioso uscì dalla sua macchina guardando torvo il ragazzo che se ne stava lì a guardarlo imbarazzato. Il ragazzo si rese conto di aver creato un vero e proprio "semaforo" umano fermandosi lì: una fila enorme di macchine attendevano di poter passare. Il tizio in questione era robusto, e sembrava essere palestrato, quindi era meglio darsela a gambe, pensò Federico.

"E-ehm sì, mi scusi, me ne vado subito."
Parlò, e corse via dopo aver sentito dal signore una frase tipo "Ah, i giovani d'oggi".

Dopo una mezz'oretta di cammino raggiunse casa sua e, dopo aver fatto una doccia ed essersi buttato sul letto, decise di rispondere a Benjamin.

"Mh, benino se non fosse per il troppo lavoro. Tu come stai?"

Stranamente il ragazzo visualizzò subito il messaggio e iniziò una chat tra i due.

"Bene. Hai da fare oggi pomeriggio? Sai, magari potremmo incontrarci e bere un caffè insieme."

Intanto Benjamin, a casa sua, si era sorpreso di se stesso e della proposta che aveva fatto a "occhi blu".

"Oggi non posso, devo lavorare dalle 18 alle 23. Scusami :("

"Oh, ok. Non fa nulla."

Il ragazzo ci rimase male, ma in fondo sapeva che non era giusto: Federico aveva del lavoro da svolgere e lui non poteva e non voleva intralciare.
Spense il telefono afflitto, ma inaspettatamente, squillò ancora, attirando di nuovo la sua attenzione.

"Dopo il lavoro però potrei uscire: che ne dici di una serata in discoteca per parlare un po'?"

L'ansia del biondo si fece sentire. Non sapeva neanche il perchè, ma sentiva quella sensazione di oppressione nel petto che quasi non lo faceva respirare. E quando vide "sta scrivendo" stava trattenendo il fiato.

"Mhh, va bene. Ci vediamo nella discoteca vicino la spiaggia per le 23:30."

Federico a quel messaggio prese a sorridere, voleva conoscere quel ragazzo bello ma misterioso che aveva visto piangere. La prima volta che lo vide gli sembrò così piccolo e indifeso, con quegli occhioni color ghiaccio lucidi, rossi e gonfi, gli era sembrato proprio un cucciolo. E ogni volta che i suoi pensieri volgevano su quel ragazzo, istintivamente Federico chiudeva gli occhi e riviveva i momenti passati con lui, che gli era sembrato da subito chiuso e timidissimo.

"A stasera allora ;)"

"A stasera."

Ma era possibile avere il batticuore per una semplice faccina con l'occhiolino?
Benjamin, ancora sdraiato sul suo letto, se lo domandava ogni due per tre. Ora doveva vedersela con i suoi però. Non restava altro che chiedere a loro il permesso, con calma e gentilezza. Calma e gentilezza. Si ripeté questa frase in testa per almeno dieci minuti fin quando decise di agire.

Si fece forza e si alzò dal letto piano, in modo da non farsi male, mentre mille paranoie attraversavano la sua mente: E se mi picchiano? E se non mi ci mandano? Cosa dovrei dire poi a Federico?!
Scese le scale lentamente, aveva paura di disturbare, come sempre.

"M-mamma, papà..."
Li chiamò, dopo averli visti in salotto discutere su un qualche programma televisivo, e dopo aver aspettato che finissero di parlare, per non interromperli.

"Oh, guarda cara. Guarda chi si rivede."
Il padre guardò la moglie sghignazzando, poi poggiò una mano sulla spalla del ragazzo con finto fare amichevole, provocandogli non solo male fisico, ma anche brividi di paura.

"Io-io volevo parlarvi..."

"Parla Benjamin."
Sputò la madre, infastidita come sempre.

"Bè, ecco io volevo chiedervi se potevo usci-uscire stasera, verso le 23..."

"E fare come oggi ritardo? Scordatelo."
Nonostante il dolore che sentì al petto in quel momento, si fece coraggio e insistette:

"Vi prego, per favore rientrerò in casa in tempo, ve lo giuro."

I genitori si guardarono per poi mettersi a parlare per conto proprio in cucina, e Benjamin attese con pazienza la loro decisione finale.

Dopo almeno cinque minuti di brusii, i genitori tornarono in salotto fissando Benjamin con una strana luce negli occhi.

"Abbiamo deciso che puoi andarci... ma ricorda: torna a casa entro le due di notte, altrimenti ci sarà qualcuno che ti farà una sorpresina non bella, e non siamo noi stavolta. Hai afferrato?"
Il padre gli puntò un dito contro guardandolo fisso negli occhi: ma di chi stava parlando? E perchè il ragazzo aveva un così brutto presentimento?

"Sì. Alle due a-a casa."

Benjamin non sapeva se essere felice perchè poteva andare in discoteca, o avere paura per quello che i genitori gli avrebbero potuto fare tramite il "qualcuno" di cui avevano parlato.
Frustrato salì di nuovo le scale, e si chiuse di nuovo in camera sua, per decidere cosa mettersi. Non prima di aver impostato la sveglia per l' una e quarantacinque. La discoteca dove sarebbero andati distava circa dieci minuti di cammino da casa del ragazzo.

Optò per un paio di jeans normali neri, una camicia bianca e le sue amate vans nere: abbastanza comodo, si disse. Nel mentre pensò alla serata che stava per trascorrere, sempre con un filo d'ansia presente, e a quanto sarebbe stato meraviglioso Federico. Non vedeva l'ora di uscire con lui, non aspettava altro.

E quella, sarebbe stata una delle tante serate insieme che, sia Federico che Benjamin, avrebbero ricordato per sempre. Ma questo loro ancora non lo sapevano.









***
Vi dico solo di osservare bene la foto sopra; è un indizio fondamentale per ciò che succederà in futuro.
//Annarita💓
13/03/2017

Quello che non ti ho mai detto|| FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora