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Amalia si chinò e lo guardò in faccia; quegli occhi neri che l'avevano fatta rabbrividire di paura erano svaniti, lasciando spazio a due occhi verdi che la guardavano con aria interrogativa, ma non spaventata.
Gli chiese chi era e perché l'aveva attaccata, ma lui continuava a guardarla con lo sguardo perso nel vuoto; solo dopo qualche minuto riuscì a tornare alla realtà e a tenere un discorso più o meno logico, vista la situazione in cui si trovavano.
«Chi sei?» le chiese lui appena si era riuscito a sedere, era stato messo ko da una ragazza, e cercava di non dare a vedere i suoi dolori per tutto il corpo dovuti alla loro lotta.
«Dovrei essere io a farti questa domanda, visto che mi hai attaccata senza motivo. Neanche ti conosco!» rispose Amalia con tono aggressivo; la trasformazione stava peggiorando, nei minuti che erano passati dallo scontro, aveva cercato di far sparire ali, artigli e canini, ma era stato tutto inutile.
«Io sono Davis, vampiro della dinastia Harrison, una tra le più antiche di questo mondo.»
«Vampiro?» Amalia lo guardò con paura e curiosità, ma lui non si scompose, e continuò con la sua presentazione. «Ero un vampiro, adesso mi hanno tolto tutto; per quanto riguarda i miei poteri, non ho avuto il tempo per provarli, ma credo che abbiano preso anche quelli; sono un recluso adesso, ma farò di tutto per riavere indietro quel che mi é stato tolto. Mi hanno rinchiuso in una prigione, prima materiale e poi mentale, non sono stato io ad attaccarti, ma la persona che controllava il mio corpo. Non so perché mi abbiano usato per farti fuori, ma credo che abbiano abbandonato il mio corpo perché non sono riuscito a ucciderti. Tu invece chi sei?» Amalia restò un attimo in silenzio, ponderò la risposta migliore da dare, e poi rispose:
«Io sono Amalia Hill, non so cosa sono, e non so nemmeno se io sia ancora io. So solo che mi sono svegliata con un paio di ali, degli artigli e dei canini alla Dracula, ho avuto una specie di visione nella quale una donna minacciava di uccidermi e l'attimo dopo é successo veramente, così sono scappata di casa e adesso non so cosa fare o dove andare.» prese a singhiozzare come una bimba di tre anni. Si era tenuta tutto dentro, anche se per poche ore, e adesso che si era sfogata si sentiva più leggera. Davis la guardò per un po', in imbarazzo, non sapendo cosa fare. Poi tossì per catturare la sua attenzione e le disse:
«Tranquilla, so io cosa sei. Sei un vampiro, purtroppo non so da quale dinastia provieni, visto che so solo il tuo nome da umana, quindi non so neanche la storia della tua famiglia, e non so perché quella donna volesse ucciderti e perché anche i miei rapitori volessero farlo. Non serve piangerci sopra, perché con il pianto non si risolve niente. Adesso devi solo controllare i tuoi poteri e l'energia che é in te, e fidati, demoralizzarti complicherà solo le cose, io ne so qualcosa.» la guardò di sottecchi mentre lei si asciugava le lacrime con il dorso della mano; pensò che era proprio una bella ragazza, i capelli neri come il buio, una spruzzata di lentiggini sul naso, e due occhioni neri quasi quanto i suoi capelli, che con la sua pelle bianca cadaverica la facevano sembrare un angelo. Quando si accorse di starla a fissare troppo a lungo, abbassò lo sguardo e le chiese: «Non dici più niente?» era una domanda stupida, lui, quando aveva scoperto di essere un vampiro, era sparito di casa per più di una settimana.
«Cosa dovrei dire? Sono qui, a parlare di fantasie con uno sconosciuto, quando invece dovrei essere a casa, a vivere la mia vita normale, da persona normale» Amalia aveva allargato le braccia e aveva cominciato a gesticolare come le capitava spesso quando era nervosa o spaventata.
«Lo so, scusami. So che può sembrare strano, ma io so esattamente come ti senti, e credimi, nessuno può capirti più di me.» voleva consolarla, ma stava peggiorando le cose. Si alzò e le spiegò come fare per nascondere ali, artigli e canini. I suoi poteri non si erano ancora manifestati per fortuna.
«Devi raccogliere tutte le tue energie e concentrarle su un punto. Su, provaci con gli artigli, guardati le unghie, e concentrati con tutta te stessa su di esse. Immagina che pian piano si restringano, fino a che diventino delle unghie normali. Puoi farcela.» Amalia chiuse gli occhi. Tutto lo sconforto che le era caduto addosso come un macigno pochi attimi prima era svanito, adesso era determinata a riprendersi la sua vita. Nascondere le ali, gli artigli e i canini non era la soluzione definitiva, ma un passo verso essa.
Quando riaprì gli occhi Davis la stava guardando, subito distolse lo sguardo imbarazzato, poi però tornò serio e annuì per incoraggiarla.
Amalia concentrò le sue forze sugli artigli; non sapeva come, ma riusciva a vedere meglio, come se una lente di ingrandimento invisibile si fosse fissata davanti ai suoi occhi e le permettesse di vedere anche le cose più piccole. Si guardò le mani e piano piano gli artigli cominciarono a ritrarsi, riuscì a vedere le sue unghie normali e con un ultimo sforzo ritrasse completamente le sue armi. Si concesse un gridolino di trionfo e poi tornò al suo lavoro, cercando di far retrocedere i canini. Dopo qualche minuto era tornata normale, se non fosse per le ali che spuntavano da dietro le sue spalle minute; non riusciva a farle sparire, era impossibile! Dopo svariati tentativi, si girò verso Davis e le chiese disperata:
«Come devo fare? Aiutami ti prego!»
Davis parve imbarazzato, poi però le sorrise dolcemente. «Io non posso fare niente... Devi focalizzare il punto dove le tue ali si ergono. Riesci a sentire ogni centimetro della tua pelle, vero? É uno dei tanti privilegi di essere un vampiro, hai i sensi amplificati. So che riesci a sentire il punto esatto in cui le tue ossa incontrano i muscoli delle tue ali. Le stesse ossa che ti hanno provocato tutto quel dolore nella trasformazione; bene, adesso pensa a quel dolore, ricorda ogni suo secondo, rivivilo.»
Amalia strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, si morse le labbra, vizio che aveva acquisito durante gli interminabili compiti di matematica, e ricordò il dolore che aveva provato quella stessa notte, poche ore prima, durante la sua trasformazione. Gemette nel ricordare la sensazione che aveva provato quando si era svegliata ricoperta del suo stesso sangue, quando si era guardata allo specchio e aveva avuto paura di sè, quando non aveva saputo fare nulla oltre che piangere. Poco a poco le ali si fecero sempre più evanescenti, fino a scomparire. Amalia rivolse a Davis un sorriso stanco ma significativo, lo ringraziò e gli chiese cosa avrebbe dovuto fare una volta tornata a casa.
«Vivere come hai sempre fatto.» rispose Davis scrollando le spalle, poi, vedendo la faccia perplessa dell'altra aggiunse: «Ti chiamerò per incontrarci e discutere, sei una novellina, non posso lasciarti senza un minimo di addestramento, sia perché devo scusarmi con te per averti quasi uccisa, sia perché non voglio una della mia razza sulla coscienza. Per di più sei completamente all'oscuro di ciò che ti sta capitando, hai bisogno di sapere; credo che le nostre storie siano collegate, dobbiamo lavorare insieme, e per farlo devi sapere cosa sei e perché lo sei. Adesso però hai solo bisogno di dormire. Ricordati: quando senti dolori alla schiena o alla bocca, chiamami, se sei a scuola corri al bagno e chiuditi a chiave, sono i sintomi che si hanno prima di una trasformazione, i primi mesi per i novellini sono sempre stressanti. Quando ti trasformi, diventi invisibile  agli umani, ma cerca di non stare in un luogo pubblico quando ti succede. Comunque, non dovresti trasformarti per almeno due giorni, in caso contrario sai cosa fare. Cerca di non dare nell'occhio, hanno già tentato di ucciderti due persone! Limita le tue uscite, e sì, puoi uscire con il sole, é la domanda che si porgono tutti.»
Davis stava sorridendo, era carino quando sorrideva, solo che poi rovinava il momento tornando subito ad assumere un'espressione seria e distaccata. Amalia lo ascoltò attentamente e quando ebbe finito lo ringraziò di nuovo, prese il suo numero e si diresse verso casa sua, a più di 20km di distanza!
Davis dovette capire il suo sguardo afflitto rivolto verso la strada, perché la fermò bloccandole un braccio e le propose di accompagnarla. Se fosse stata un'altra occasione, Amalia non avrebbe accettato per nulla al mondo un passaggio da uno sconosciuto. Ma era troppo provata, aveva tutto il corpo indolenzito, e la sola idea di percorrere da sola e di notte le strade di Roma per più di 20km le metteva addosso una stanchezza e un'angoscia allucinante.
All'inizio camminarono distanti verso il parcheggio, poi Amalia sentì le gambe cederle. Davis la sostenne fino ad una Mercedes rossa nuova di zecca, per tornare a casa dovevano rubare un auto. All'inizio Amalia aveva rifiutato, andava contro ogni suo principio. Poi però aveva cambiato idea, visto che se non l'avesse fatto sarebbe sicuro crollata a terra mentre tornava a casa, ma a patto che Davis avrebbe avvertito la polizia e restituito la macchina.
Lui approvò ed accese la macchina unendo i fili colorati. Partirono poi insieme per la città, le vie stranamente deserte, e la luna che illuminava con un tenue bagliore la strada.

La stirpe dei VampiriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora