«Perché sorridi?» chiese la ragazza.
«Perché sei bella.» rispose il ragazzo e le accarezzò dolcemente una guancia.
Lei rimase a guardarlo sognante, pensando alla bella vita che avevano, e a come sarebbe migliorata di lì a poco. Quasi senza accorgersene pensò ad alta voce:
«Tra un mese Amalia arriverà, finalmente! Ci pensi? Una neonata in casa!» Luca le sorrise ancora, poi però, come si fosse ricordato solo allora di qualcosa, tornò serio.
«A proposito di questo...»
«Oh no, ti prego no! Non ricominciare con questa storia dei vampiri. Tu e la tua famiglia non avete alcuna colpa, ti sei sempre controllato durante le trasformazioni, e sei rimasto il Luca di sempre, ogni volta. Sono sicura che gli Anziani si saranno sbagliati, che vi abbiano giudicato male e appena si renderanno conto dello sbaglio che hanno commesso vi lasceranno in pace.» lo interruppe Nora.
«Non é così semplice. Tu non sai cosa possono fare loro, che poteri hanno.
Non sono neanche sicuro che siamo del tutto innocenti.»
«Cosa vorresti dire?»
«Una mia lontana cugina, che penso sia vissuta nell'Ottocento, era una persona molto... Estroversa. Non sopportava le regole che c'erano per i vampiri, inoltre aveva dei poteri straordinari. Sapeva leggere i pensieri di ogni essere vivente, vampiro o essere sovrannaturale; se riusciva a concentrarsi abbastanza, sapeva controllare con il pensiero le menti altrui, ma non come so fare io, lei poteva impossessarsi delle loro anime e quindi lasciarli privi di sentimenti, emozioni, oppure farli morire. Gli Anziani aveva paura di lei, la temevano. Aveva anche altri poteri, ma a noi sono arrivati solo i manoscritti che parlavano di questi di cui ti ho raccontato. La Lega dei Vampiri ha nascosto gli altri scritti. Avevano paura, perché in quelli si celano i segreti di mia cugina in cui spiega ad una sua futura parente come controllare i suoi poteri e sfruttarli al massimo. "Perché", dice, "un giorno verrà la mia discendente, che avrà i miei poteri amplificati, e che potrà governare il mondo....
Il ricordo stava sbiadendo sempre di più, sua mamma stava per svegliarsi, doveva fare veloce. Poi, riapparve il ricordo che la riportò indietro, ancora.
«Quindi, Amalia, dopo la sua prima trasformazione dovrà... Dovrà...»
«Morire.»
Nora vide tutto nero, il mondo le crollò addosso e poi due occhi rossi la mangiarono. Adesso aveva paura, una paura irrazionale di quel che sarebbe potuto accadere se sua figlia fosse nata. Non la voleva più.Amalia cadde a terra in ginocchio, la mano ancora incollata sulla fronte della madre. Con un ultimo sforzo cancellò l'ultimo anno rimasto, pieno di ricordi di due ragazzi, Nora e Luca, che passeggiavano vicini sulla spiaggia, che ridevano, piangevano e si amavano.
Staccò la mano sull'ultimo ricordo di sua mamma, un "ciao" detto da suo padre in classe quando erano al quinto anno. Luca si era trasferito al quinto anno delle superiori, e la prima persona con cui legò fu proprio sua madre.
Amalia guardò Nora con dolcezza e nostalgia, poi le accarezzò piano una guancia, si girò verso Davis, che era rimasto lì come spettatore, e insieme uscirono dalla grande casa. Già, così grande eppure così vuota.
«Com'é andata?» le chiese Davis appena furono fuori, in strada.
«Male. É stata la cosa più brutta ma allo stesso tempo bella che io abbia mai visto.»
«Quindi...?» era pronto a sorriderle, ma il volto preoccupato, spaventato o neanche lui sapeva cosa di Amalia lo fece indietreggiare. Era sicuro che tra qualche istante la ragazza sarebbe scoppiata in lacrime, e lui non voleva assistere a simili scenate. Non sapeva mai cosa dire e come tirare su di morale le persone.
«Dai, ti porto a casa mia.»
Amalia si limitò ad annuire, seguendolo sulla sua auto, che aveva lasciato lì la sera prima, nascosta tra i cespugli, quando le era venuto in soccorso.
Il viaggio fu estremamente silenzioso, Amalia continuava a respirare in modo strano, come se da un momento all'altro potesse scoppiare; Davis invece aveva messo la musica, prima dei pezzi di Evanescence, poi i Bring me the horizon. Canzoni e gruppi che Amalia amava, ma era troppo spossata per cantare dietro le voci dei cantanti.
Arrivarono davanti a un condominio molto carino, semplice e moderno.
Presero l'ascensore e arrivarono al sesto piano, l'ultimo.
Quando le porte si aprirono Amalia rimase sorpresa; Davis abitava in un attico! E quale attico!
Appena entrati si aveva la panoramica del grande salotto, a destra c'era la cucina e a sinistra un grande corridoio che portava al bagno, alla camera da letto e alla camera degli ospiti. C'erano inoltre delle scale che sparivano nel buio.
«Davis ma é... Bellissima!»
Amalia stava girando su se stessa mentre ammirava la casa.
«Benvenuta nella mia dimora!» disse Davis con voce importante.
Poi si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Se mi dici cosa hai visto durante l'incantesimo e come hai fatto a farlo durare così a lungo, ti faccio vedere un film bellissimo.» Amalia si sedette sul divano e ci pensò un attimo.
«Dipende da quale film...»
«Quello che vuoi tu.» la ragazza si decise e annuì.
Davis le si sedette accanto, si mise comodo e cominciò ad ascoltarla.
«Non era mia intenzione, ma poi ho visto mio padre...e dovevo vederlo.
C'erano lui e mia mamma, parlavano di me e del giorno della mia nascita...»
E le raccontò tutto. Quando gli disse che doveva morire Davis aggrottò la fronte, e le chiese:
«Sei riuscita a sentire il perché dovresti morire?»
«No, ad un certo punto il ricordo é svanito, penso perché mia mamma si stava svegliando, o muovendo.»
«Amalia... Tua mamma non si é mai mossa.» Amalia scosse la testa «No, no. Mi ha anche parlato, aveva una voce stranissima e diceva "smettila, smettila!" Quasi come le mancasse il fiato.»
«Ti dico di no. É sempre rimasta ferma. Stava dormendo.»
«E allora di chi era quella voce?» Amalia sentì gelarsi la schiena, aveva sentito una voce, e ora che ci pensava non assomigliava per niente a quella della madre.
«Non ne ho idea, c'eravamo solo noi tre nella stanza. Forse era un ricordo.»
Il telefono di Amalia squillò, era Violet. Senza pensare rispose.
«Ciao Vì, hai bisogno di qualcosa?»
«Sì, della mia migliore amica! Dove ti sei cacciata? Perché non sei venuta a scuola? Ti ho aspettata davanti al bar per un'ora. Ti avrò chiamata non so quante volte, e tu non hai mai risposto. Mi hai fatto preoccupare!» Amalia si rese conto solo allora di quel che sarebbe successo di lì a poco. Non avrebbe più rivisto sua madre, e nemmeno Violet. Forse doveva cancellare la memoria anche a lei?
Davis, che aveva sentito tutto grazie agli acuti di Violet, fece cenno ad Amalia di mentirle.
«Ti spiegherò tutto domani. Sono con mia mamma e stiamo facendo un...» si guardò attorno in cerca di ispirazione «un gioco da tavolo.»
«Tu odi i giochi da tavolo.»
«Già, ma mia madre li adora e, visto che stanotte deve fare un turno extra, le ho fatto questa specie di regalo.»
Seguì un attimo di silenzio, poi Violet sospirò.
«Va bene. Allora ci vediamo domani, a scuola.» Amalia salutò la sua amica e riattaccò.
«Sai che dovrai cancellarle la memoria, vero?»
«Certo che lo so. E so anche che grazie alla mia trasformazione, che neanche volevo, la mia vita farà schifo!»
Davis socchiuse gli occhi, poi sorrise e si alzò dal divano.
«Sottovaluti il potere dei vampiri.»
«Dove vai?» gli chiese Amalia vedendolo uscire dal salotto.
«Ti ho promesso un film, perciò vieni a sceglierlo.»
Lei lo raggiunse in una stanza buia completamente, non c'erano finestre, e su due muri si innalzava una libreria piena di libri. Su uno scaffale c'erano tanti DVD. Al centro della stanza erano poste tre poltroncine, davanti alle quali c'era un grande televisore.
Davis le fece scegliere un DVD, ne aveva davvero tanti! Amalia scelse il suo film preferito e lo guardarono insieme.
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La stirpe dei Vampiri
FantasyAmalia é una ragazza forte e coraggiosa. Ha sempre fatto tutto da sè, non ha mai avuto bisogno del supporto degli altri, anche quando é morto suo padre e tutte le sue certezze sono sparite, lasciandole dentro un vuoto enorme. Sua madre svolge un lav...