A lei, stupenda

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Sono stesa sugli sporchi scalini grigi appena davanti all'ingresso vetrato della scuola. I primi 5 minuti di intervallo cerco di non pensare a niente e conto i battiti del mio cuore scendendo i secondi troppo lenti. Ma non ce la faccio, i pensieri incombono e alla fine riescono a entrare e mi arrendo ai soliti filmini mentali.

Immagino di essere là con lei, sedute sul marciapiede a ridere insieme, io con la testa appoggiata alla sua spalla che ammiro la curvatura del suo mento, la bocca rosea non troppo piena ma nemmeno troppo sottile, il naso di una forma mozzafiato, gli occhi perfetti che riflettono il cielo e i capelli corvini corti spostati su un lato.
Le bacio il collo e chiude gli occhi con le lunghe ciglia nere, mi prende la mano; sto bene, per una volta non devo fingere, anzi, potrei dire di essere perfino felice.
Restiamo così: le mie labbra sulla sua pelle morbida e chiara, le nostre mani intrecciate...

Finché non mi sveglio al suono della campanella e la tristezza mi assale di nuovo, demolendo la sensazione di felicità ma non cancellandola dalla mia memoria. Sono stata bene, ero con lei, avevo tutto quello che desidero; anche se era nella mia testa non mi importava, ci sarei tornata in quella favola, ogni volta che chiudevo gli occhi.

La Perfezione EsisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora