A lei, speranza.

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Ho aspettato questo giorno, da quando Eleny mi ha proposto questo, ho aspettato con ogni singola cellulare del mio corpo questo momento.
La notte precedente ho dormito male a causa dell'ansia e delle paranoie, ho provato ad addormentarmi ma i sogni erano tempestati di indifferenza e dolore, mi agitavo tra le coperte che alla fine sono cadute componendo un ammasso informe azzurro e viola. Poi ho capito che stavo meglio senza dormire che dormire con gli incubi, così ho preparato il caffè e acceso il computer per guardare serie tv.
La mattina sembravo uno zombie, ma ormai da un po' non mi interesso più a come appaio, mi vedranno sempre come un mostro con troppa carne addosso e il viso deforme.
A scuola rido per non sembrare strana e depressa ma sono stressatissima; rido sempre, anche se a volte, molte volte, tutte in effetti, vorrei solo piangere. Suona la campanella a mezzogiorno esatto e vado correndo alla porta aprendola; percorro il cortile cementato con alcuni alberi in piccole aiuole; arrivo alla stazione a testa bassa e salgo sulla corriera prendendo il primo posto che capita.
Arrivo alla mia fermata tra sorrisi falsi e sola mi dirigo a casa per mangiare di corsa. Uffa, non so che fare, ho già finito il pranzo e i compiti.

Sono le 2:00 del pomeriggio, mio nonno suona il clacson della sua Clio blu 5 porte tutta scassata e prendo al volo la borsa di pallavolo salendo in macchina.

Sono le 2:20 del pomeriggio, sono in classe per il corso sull'esame KET. Anche lei lo frequentava, e vederla lì era la cosa più bella della settimana, ma ha lasciato per fare ceramica assieme a Eleny.
Mi annoio qui, vorrei essere fuori a fare qualcosa, e con qualcosa intendo stare con lei.
Il tempo passa lento, vengo richiamata alcune volte per la poca attenzione, ma non mi importa, voglio solo uscire da qui.

Sono le 3:30 del pomeriggio, finalmente usciamo a gruppo nel giardino scolastico. Mi siedo a un tavolo lì vicino e predo l'album da disegno per fare qualche schizzo per i personaggi di un libro di Eleny. Il tempo non vola, ma i minuto si rincorrono più velocemente di prima.

Sono le 4:00 del pomeriggio, l'ultima mezz'ora è stata dominata dalla preoccupazione di cosa sarebbe successo adesso, anche se ho provato a distrarmi.
Escono.
Oddio, eccole.
Prima esce Eleny che si avvicina a me sorridendo. Poi lei, anche se non sorride per me risplende tra tutti gli altri come la luna nella notte, le stelle saranno bellissime ma mai quanto lei.
Cinque minuti dopo, stiamo camminando lungo il marciapiede, loro due fianco a fianco e io dietro a guardandomi i piedi e la strada che ci scorre sotto. Parlano, a volte Eleny mi rivolge la parola ma lei nemmeno mi guarda. Ci fermiamo a prendere un gelato, mi guarda ma solo di sfuggita perché deve, in quella stanza così piccola.
Continuo a ridere, non voglio far vedere che mi interessa.

Sono le 5:00 del pomeriggio, sto vagando per le strade senza sapere dove andare. Mi siedo e piango, non è andata come avevo immaginato, non  mi ha parlato, non mi ha minimamente considerata, apparte due parole non ha cercato di fare niente. Avevi promesso di essermi amica, di ascoltarmi e parlarmi a volte, e oggi, che eravamo solo in 3 persone, non ha trovato il coraggio e la voglia di mantenere quelle promesse.

Sono le 9:00 di sera, ripenso all'allenamento di pallavolo andato malissimo a causa del mio malumore.
Ripenso a tutto quello che ho speravo accadesse oggi, un giorno che tanto avevo sperato arrivasse e ora non vedevo l'ora che se ne andasse.
Ma qui più speri, più la prendi nel culo.

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