~5~

14 1 3
                                    

Venezia 1518.
Dovevo scappare , non c'era più tempo. Avrei preso il primo traghetto della sera per Venezia , e una volta giunto a destinazione Fabio mi avrebbe raggiunto dopo aver trovato una sistemazione sicura . Il mio amico mi aveva avvisato che il traffico di dipinti di falsi non mi avrebbe portato lontano ma nonostante ciò non gli avevo dato retta; tanto ormai non potevo farci niente.... era tardi per rimediare. Stoltamente mi ero fidato di quell'uomo , il quale mi era parso un tipo per bene e onesto , e mi aveva promesso gloria e ricchezza eterna se mi fossi cimentato in tale attività. E ovviamente , cosa poteva desiderare di più un giovane apprendista pittore come me ?? Fin da giovane età ,infatti,mio padre mi aveva cresciuto facendomi apprezzare ogni genere d'arte , dall'osservazione della natura stessa sino alla rappresentazione su tela di tale bellezza. Grazie a lui avevo appreso a vedere il mondo attraverso prospettive diverse , cercando di coglierne anche i più insignificanti dettagli. Nell'arte vi era un qualcosa di indescrivibile ,come del resto nella natura stessa che a volte riesce quasi a rassicurarci , mentre in altre tormenta e turba. Due sentimenti che potrei definire eterni  e perennemente in lotta tra loro. Spesso infatti l'uomo rimane abbagliato e folgorato dall'ordine ma non resiste al fascino del caos . Gli uomini nell'arte, come mi aveva insegnato il mio buon padre , cercano regole, forme,canoni non cogliendo però il reale funzionamento del mondo e di tutto ciò che ci circonda con la sua maestosità. Rapito dall'idea di ricerca di lettura della natura avevo intrapreso "l'accademia Cosentina" a Cosenza nata intorno al 1511 ; dopo diversi anni passati sui libri , e senza mai poter dar libero sfogo alla mia vena creativa ,mollai l'accademia. Mio padre purtroppo non reagì molto bene al mio abbandono , e nell' inverno del 1516, quando avevo raggiunto la maggiore età , si ammalò gravemente e morì in primavera. La sua morte mi segnò profondamente tale da influire sulla mia arte. Tutt'ora lo ricordo con grandissimo affetto e con una punta di tristezza ... era stato tutto per me , amico, confidente, maestro e padre. In seguito alla sua morte decisi di partire con un amico conosciuto in accademia , che si chiamava Fabio ; non riuscivo più a stare a Cosenza poiché tutte le strade, i muri , i luoghi mi parlavano di lui ... dal suo vedere tutto con l'innocenza di un bambino,  al ricordo di lui che mi insegnava a tenere il pennello sulle rive del fiume Crati. Da tempo i miei maestri d'accademia mi avevano parlato di Venezia , e della sua bellezza , così insieme al mio compare eravamo partiti alla volta di Mestre , sperando una volta racimolati un po'di soldi di raggiungere la tanto agognata città.A Mestre purtroppo venni influenzato da persone non proprio raccomandabili , ed ero rimasto intrappolato in alcuni giri di traffico di dipinti falsi . In quella città infatti avevamo legato con  Lucio, un uomo di mezza età , basso e tarchiato , e che era chiamato da tutti "Il guercio" o "l'aguzzino". Inizialmente ci era parso una persona a modo e generosa , e ci aveva incantanto con la sua parlantina dicendoci che l’imitazione di opere originali non era un crimine , anzi era  soprattutto un mezzo di studio,un'attività spesso praticata anche dai maggiori maestri. Secondo la sua opinione , infatti,il ricopiare opere dei Grandi era un modo per rendere loro omaggio , come una specie di promemoria.Ci aveva ammaliati con parole intrise di illusioni e bugie, facendoci credere che avremmo raggiunto la fama in modo assolutamente legale e in fede agli artisti a quel tempo di rilievo. Alla fine però accettai solo io , poichè Fabio non essendosi convinto del tutto aveva preferito cercare altro; egli mi avvertì più volte dei pericoli che avrei corso se avessi intentato quella strada ma io come se fossi stato sordo non gli avevo prestato ascolto , forse a causa della mia ingenuità non saprei ... fatto stà che ora ne stavo pagando le conseguenze.

L'acqua mi cullava dolcemente , e Morfeo mi stava già accogliendo nel suo mondo fatto di sogni e incubi ... Venezia mi sembrava ancora lontana , un punto indistinto in mezzo a quella coltre di nebbia... Forse avrei potuto concedermi un po' di sonno, in fondo nè avevo già passate tante ... e caddi in un sonno agitato senza sogni , in cui una voce continuava a ripetermi come una nenia : "abeunt studia in mores -il perseguimento diventa abitudine (Ovidio)....


 

Ain't no Sunshine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora