Capitolo 10

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Io e Francesca ci eravamo salutate circa venti minuti prima ed anche lei ormai doveva essere arrivata a casa sua. Parcheggiai l'auto nel vialetto, richiudendomi il cancello alle spalle con l'apposito telecomando e scesi dall'auto, cominciando a scaricare il trolley e la borsa dal portabagagli. Con la coda dell'occhio notai che una delle finestre era illuminata e, trascinandomi dietro i bagagli, mi diressi a controllare. 

Infilai la chiave nella toppa del portone di ingresso alla villetta a due piani in cui, da ormai poco più di otto anni, abitavo e lo trovai già aperto. Pensai alla possibilità che mia madre fosse venuta a pulire casa mentre ero via e mi sembrò sensata, visto che lo faceva spesso, quando ero in viaggio e così entrai ed abbandonai valigia e borsa nell'atrio, dirigendomi in salotto.

Il divano ad isola era occupato da un ragazzo della mia età, su per giù, che era tutto preso a leggere uno di quei libri noiosi dei quali non avrei mai compreso nulla. I capelli bruni gli ricadevano scompigliati sulla fronte ed aveva un'assoluta concentrazione negli occhi castani, mentre la fronte abbronzata era leggermente corrugata, come era solita essere quando lui pensava a qualcosa di molto complicato.

-Leo, quando sei arrivato?-Sembrai prenderlo alla sprovvista, essendo entrata senza fare troppo rumore né accendere la luce. 

Sussultò leggermente, nel notarmi e richiuse di scatto il libro, alzandosi. Era una figura imponente, con i suoi centonovanta centimetri di altezza ed il fisico robusto ed anche un bel ragazzo, simile a quelli che si vedono sulle riviste di moda. Gli occhi scuri e dal taglio allungato mi squadrarono per un po', come se stesse pensando a cosa fare, poi mi venne incontro, come a volermi baciare.

-Ma ti pare?!-Esclamai, respingendolo, scocciata e gettandomi sulla poltrona poco distante.

-Che c'è di strano se voglio baciare la mia ragazza? Non ti vedo da una settimana!-Sbottò, portando le mani grandi sui fianchi.

-Spero che tu stia scherzando.-Sibilai, massaggiandomi gli occhi stanchi.

-Senti, vedi di non fare tanto la dura con me, sai che non attacca.-Sputò, velenoso, prendendomi il mento fra le dita e costringendomi a guardarlo.

-Non ricordo di averti dato il permesso di toccarmi.-Mi lasciò, per poi allontanarsi, sbuffando con insistenza.

-Perché dobbiamo fare così?-Mi chiese, voltandosi di scatto. Aveva come del rammarico negli occhi, ma pensai fosse una mia impressione: Leo si è sempre rattristato solo e soltanto per quello che non andava bene a lui e della coppia gli è sempre importato poco e niente.

-Dimmelo tu. Ti comporti come se io fossi la cattiva.-

-Perché? Quello nel torto sarei io?!-Sbottò, alle mie parole.

-Non lo so, potrebbe essere. Anche tu sei un essere umano ed anche tu puoi sbagliare, sai? No, perché sembra che tu non te ne renda conto!-Risposi, inviperita.

-Senti, non mi interessa chi ha torto e chi ha ragione, non possiamo smetterla con queste cazzate e cercare di rimettere le cose a posto?-Sussultai, sorpresa: era la prima volta che lo vedevo mettere da parte il suo orgoglio ed il suo narcisismo per qualcosa che non fosse il suo bene personale.

-E lo dici dopo tre mesi?-Era più un'osservazione che una domanda. Mi alzai, pronta a scoppiare di rabbia da un momento all'altro e lo guardai negli occhi, per dirgli ciò per cui avevo aspettato tre mesi-Mi hai fatto passare tre mesi di inferno, preda delle mie preoccupazioni ed ora te ne esci con questi discorsi?! Lo capisci che le cose non possono accadere sempre come e quando le vuoi tu?! Non sei al centro dell'universo, svegliati, cazzo!-Strillai, stringendo i pugni ed i denti, per cercare di calmare i bollenti spiriti, prima che potessi saltargli al collo.

-Ho sbagliato, lo so.-Quelle parole mi raggelarono. Per la prima volta in otto anni Leonardo ammetteva di avere torto-Ti chiedo scusa, non ti merito.-Mi chiesi se quello non fosse tutto un sogno e se non avessi bisogno di tirarmi un pizzicotto.

-Ma--

-No, lasciami parlare.-Mi zittii-Ho sbagliato a volerti forzare, se non ti senti pronta al matrimonio non devo portarti all'altare di forza né fartene una colpa. Ero arrabbiato perché credevo che preferissi la tua carriera a me, ti ho trattata male e non lo meritavi ed hai ragione a dire che sono stupido ed egocentrico e ti chiedo scusa, però, per favore, non buttiamo tutto al vento. Io ti amo.-Rimasi immobile, con la bocca senò aperta. Lo guardai in faccia, aveva gli occhi lucidi ed una lacrima che si era appena spenta sulla barba incolta. 

Qualcosa mi disse di fidarmi delle sue parole, che era veramente pentito e che si meritava il mio perdono, ma ormai sentivo di non provare più quello che provavo un tempo per lui o forse ora provavo quelle stesse cose per qualcun altro. Non capii il perché, ma quando la possibilità di rimettere a posto i cocci rotti della relazione con Leonardo mi sfiorò, mi venne subito in mente Valentino che mi prometteva che ci saremmo rivisti, in qualche modo. Quei due giorni con lui erano stati i più belli della mia vita, con tutte le probabilità e con lui avevo provato cose che con Leo non mi ero neppure sognata in otto anni. Ripensai al suo sorriso ed ai suoi scintillanti occhi azzurri e mi mancò il terreno sotto ai piedi; realizzai quanto forte fosse quel sentimento così giovane che ci univa e lentamente una consapevolezza si fece strada in me.

 Leo era la scelta ovvia, quella giusta, perché io e lui stavamo insieme da otto anni, eravamo cresciuti insieme, ci conoscevamo meglio di quanto non facesse il resto del mondo, ci eravamo stati accanto nei momenti belli ed in quelli brutti e soprattutto eravamo abituati a stare insieme, anche perché il resto del mondo si era abituato a pensare a noi come ad una coppia.
Vale invece era la scelta sbagliata ma che mi avrebbe resa felice; non sapevo se fossi realmente innamorata di lui, troppo presa dai sensi di colpa che mi avrebbero attanagliato, se avessi lasciato Leonardo e soprattutto mi sembrava assurdo che uno come lui, circondato da modelle e ragazze immagine, potesse provare qualcosa di più rispetto all'amicizia per una come me. Rischiare di buttare una relazione di otto anni per un uomo di cui ancora non sapevo nulla sarebbe stato un salto nel vuoto, ma la cosa non mi spaventava, in quel momento pensavo solo a trovare un modo per far si che Leo non soffrisse, dato che, nonostante tutto, tenevo molto a lui.

Guardai Leonardo negli occhi, quegli occhi che avevo guardato assorta così tante volte, eppure non avevo mai visto inumidirsi per me. Lo conoscevo bene e sapevo che grande sforzo fosse chiedere perdono per lui e sapevo quanto quella fosse una grande dimostrazione d'amore da parte sua, eppure non riuscii a non guardarlo ed immaginare Valentino al suo posto, al mio fianco allora e per sempre. Poi però, ripensai ai mille momenti passati con Leo, a quello che eravamo ed eravamo stati ed a tutte le volte che avevamo litigato per poi tornare alla normalità e pensai che quella doveva sicuramente essere stata una lite passeggera, che nel giro di poche settimane avrei ricominciato a guardarlo con gli stessi occhi e che, soprattutto, non potevo fare un male così grande ad una persona a cui volevo bene da così tanto tempo per una che avevo appena incontrato. Infine pensai che a Vale non avrebbe fatto né caldo né freddo se io fossi tornata con Leonardo: lui non era innamorato di me e non lo sarebbe mai stato; io ero troppo mediocre, maschiaccio e poco femminile per stare con qualcuno abituato ad attrici e modelle e quella consapevolezza mi avrebbe consumato per sempre, ma mi bastava pensare che lui fosse felice per stare bene. Fu in quel momento che scelsi la felicità di chi mi stava a cuore, piuttosto che la mia e scelsi Leo, anche se avrei voluto solo e soltanto Valentino.

-Non aspettarti che ora torni tutto come prima, ci vorrà tempo, ma voglio provarci.-Una lacrima mi scese sulla guancia e subito dopo mille altre, al pensiero che non ci sarebbe più stato Vale ad asciugarmele.

-Grazie, grazie, amore mio. Ti giuro che non ti farò soffrire mai più...-Sussurrò dolcemente, stringendomi.

Immaginai di sentire ancora il profumo di Vale ed il calore del suo petto contro il mio, come poche ore prima ed allora non feci grande fatica a ricambiare l'abbraccio di Leo. Improvvisamente mi sentii sporca: in qualche modo stavo tradendo il mio ragazzo, ma non ce la facevo a non pensare all'uomo che avrei scelto, se solo mi fosse importato più della mia felicità che di quella degli altri.

Can you fix my heart, Doctor? [Valentino Rossi]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora