Capitolo 4

6 2 0
                                    

Cingeto*, così lo chiamavano oramai i druidi, aveva 16 anni. Era molto simile ai suoi genitori, occhi azzurri come il ghiaccio, limpidi e carichi come un torrente, scintillanti come la rugiada al mattino, capelli anch'essi biondo chiaro che gli scendevano a coprire le orecchie.
<<Cingeto!>> entrò correndo nella dimora uno dei druidi <<Gobannitio e un esercito di romani>> prese fiato <<stanno arrivando>>.
Cingeto scrutò fuori e li vide in lontananza.
<<Presto! Dobbiamo andarcene!>> disse Elzevëmet tirandolo per un braccio. Non potevano scappare, sarebbero stati di certo  visti e così i druidi spinsero il ragazzo a nascondersi.
<<Per ordine di Cesare, consagnateci il ragazzo o sarà peggio per voi>> disse un ufficiale a capo del gruppo di soldati romani. L'aria bruta, tratti tozzi e robusti, viso squadrato e capelli fra il marrone e il nero scarico. Brandiva una lancia con a capo un'aquila.
<<Chi siete voi? Come osate invadere la nostra casa? Come osate minacciarci?! Minacciare dei druidi! Nessuno può o l'ira degli dei della natura e la sciagura si abbatterà su di voi!>> si pronunciò il più vecchio di loro con occhi di fuoco. Gli teneva testa e non aveva di certo paura di loro.
<<Noi siamo romani! E ora vecchio, tu e il branco di selvaggi consegnateci il ragazzo, ora!>> gli intimò con voce dura facendo un passo avanti. Gobannitio poco più dietro taceva compiaciuto.

<<Il ragazzo è fuggito, si era stancato di questa vita,  "troppo noiosa e monotona" diceva, noi non riuscivamo più a tenerlo a bada. È stato un bene,  meglio così. Ora non ci disturberà più>> accennò un sorriso come se si fosse davvero liberato di quel peso <<quindi qui non c'è nulla per voi, e questa è una terra sacra. Andatevene>>.
<<Vecchio, noi siamo romani... non siamo stupidi come voi selvaggi!>> lo spinse via ed entrò nell'abitazione. Si guardò intorno ma vedeva solo gli altri druidi che lo guardavano con occhi colmi di paura. L'anziano era stato convincente ma quel romano era testardo di suo.
Si alzò in piedi un altro druido <<sacrilegio! State invadendo la dimora dei druidi! Andatevene prima che sia troppo tardi! O ve ne pentirete!>>
Il romano che in quel momento era di spalle si voltò verso quest'ultimo e gli si avvicinò <<Oh e sentiamo, di cosa dovrei aver paura?>> lo teneva per la veste e gli parlava quasi attaccato al viso. Il drudo fu pervaso dal panico. <<Tzh!>> lo spinse verso il ruvido e freddo muro di pietra <<I romani fanno ciò che vogliono e obbediscono al volere di Cesare, gli dei romani sono i veri dei, non abbiamo di certo paura dei vostri culti! Miti e storielle per bambini!>> osservò in giro. <<Dov'è? Ditemi dov'è quel maledetto ragazzo!>> si girava intorno circondato dai drudi, cercava di scrutare nei loro visi e li fissava uno ad uno, mentre gridava. Urlava così forte che la sua voce quasi rimbombava e gli si formò una grossa vena sulla fronte. Nessuno rispose. <<Sono stato abbastanza paziente. L'avete voluto voi! Massacrateli ma fate di lasciarli in vita! Doniamogli una lenta agonia!>> gridò sguainando la spada romana. Davide, l'ufficiale, aveva preso Elzevëmet e con un rapido gesto gli aveva troncato due arti destri poi passò ad un altro druido a cui tranciò un piede, altri due romani dietro di lui mutilarono a più non posso gli altri mentre il resto dei soldati aspettava fuori. Schizzi di sangue ovunque tanto da sembrare che i muri fossero verniciati di rosso. Calò il silenzio ma c'era ancora qualcuno che gemeva di dolore. Erano quasi tutti morti, erano rimasti in vita solo Elzevëmet e altri due druidi. Davide si avvicinò al vecchio di prima,  gli diede un calcio ma non ebbe risposta: era morto. Misero a soqquadro la misera abitazione scavata nella pietra, l'ufficiale vide un baule e si avvicinò ad esso, oltrepassò un cadavere e finalmente lo aprì.


*Cingeto : letto "kinghèto", "guerriero" in antico celtico

Assassin's Creed Vercingetorix Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora