Capitolo 8

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Tornò nella tenda e trovò i suoi compagni che si scambiavano pareri sulla nuova campagna di Cesare. Si stese come se nulla fosse.
<<Che succede?>> chiese Benthio mentre azzannava un vecchio pezzo di pane.
<<Ma non vi siete stancati?>> chiese mentre fissava la parte superiore della tenda con le braccia incrociate sotto la nuca.
<<Eh? Che intendi?>>
<<Mi sono stancato, non posso continuare così. Mi sono stancato di lui, Giulio Cesare! Di questi romani! Delle stupide e sanguinose conquiste e stermini, razzie e altro, per cosa? Solo per il potere e per il piacere della gloria! Sono un popolo così... superficiale, viziato e manipolatore>> si mise seduto con sguardo che emanava scintille.
<<Parla piano>> gli intimò l'altro.
<<Vi rendete conto degli orrori che hanno compiuto e che hanno intenzione di ripetere? Vogliamo davvero aiutarli nel loro intento e distruggere la nostra Gallia? Questa campagna non sarà di certo l'ultima come non è la prima>>.
<<Cosa proponi?>> chiese interessato Terszalc.
<<Scappare sarebbe impossibile anche se a cavallo, non ci allontaneremmo abbastanza e ci troverebbero subito!>> disse l'altro.
<<Ci serve un piano... forse restare potrebbe servirci, almeno per ora. Servire il nemio aiuta a conoscere i suoi piani e io... uhm io potrei avvisare i popoli che sono nel loro mirino>> pensò ad alta voce Cingeto.
<<In che modo se appunto non puoi allontanarti? Sono a giorni di cammino di distanza>>
<<Lo farò quando ci metteremo in marcia e ci avvicineremo, magari uscirò di notte quando le guardie non sorvegliano le nostre tende. Devo tentare>>
<<Sai cosa potrebbe accaderti se ti scoprissero...>>
Annuì.

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