Sabato.

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SABATO





Continuo a fissare la tazza del caffe sul tavolo e di tanto in tanto rigiro il cucchiano all'interno. Ormai è freddo e non mi va più neanche di berlo, probabilmente saprà di acqua sporca e lo stomaco è sottosopra.
Però sono felice, rido come se avessi vinto la lotteria – il che mi farebbe davvero molto comodo considerando i miei numerosi debiti – mentre Gianluca mi fissa e di tanto in tanto alterna espressioni contrariate a espressioni dubbiose.
"Allora, parli?", domanda ancora quando il sorriso diventa così grande da illuminare tutto il viso.
"No!", esclamo e dopo aver sbadigliato l'ennesima volta mi alzo dallo sgabello e lascio i soldi sul tavolo.
"Offro io, adesso vado ci sentiamo stasera!"
"Aspetta, oggi pomeriggio c'è il pride! Cosa hai intenzione di fare?", lo guardo con la coda dell'occhio senza voltarmi e lo saluto con un cenno della mano. "Ho da fare, appena senti gli altri avvisali che non ci sarò!"
Esco dal bar e osservo le strade intorno a me: decine di persone cominciano a prepararsi per la grande manifestazione, chi organizza le sfilate, chi si occupa degli striscioni e chi girovaga con il viso dipinto di mille colori. Ognuno a modo suo cerca il modo per dimostrare di essere fiero di se e io, ad oggi, forse il modo l'ho trovato.
Sono cotto, sono totalmente cotto e non c'è niente intorno a me che non mi ricordi Mario. Sento il suo profumo ovunque e i suoi occhi neri si rispecchiano in ogni vetrina, ogni schermo, perfino nel fondo del caffe ghiacciato.
Ho passato la notte a pensare a lui finchè in un raptus di follia l'ho invitato sul pontile. Ci siamo baciati, poi è nata l'alba e non solo all'orizzonte ma dentro di me.
E siamo rimasti a parlare ore e ore senza più toccarci, sfiorandoci semplicemente e stranamente per una volta non ho avvertito solo il bisogno di farmelo, volevo dialogare con lui, volevo capire cosa gli passasse per la mente in quel momento.
Sono tornato a casa alle 8 di mattina e stranamento sobrio, si, ma sbronzo d'amore. Ho dormito quel poco necessario per cancellare le occhiaie e alle 12 ero già fuori casa pieno di energia come non mai.
Se avessi saputo prima che affezionarsi a qualcuno ti porta questa pace interiore probabilmente avrei cercato la mia persona in lungo e in largo e la cosa assurda è che credo di averla incontrata casualmente, quando lui era sempre li, a un passo da me.
Il telefono squilla e spero con tutto il cuore di leggere il suo nome sullo schermo e invece, come una brutta notizia, eccolo puntale.
"Era una bella giornata prima della tua chiamata" e lo sento ridere oltre la cornetta. E' Paolo che sospira e parte all'attacco come è solito fare: "Fammi capire l'hai inzuppato o no questo maledetto biscottino?" mi domanda, alzo gli occhi al cielo e: "Biscottone vorrai dire!"
"Si, ti piacerebbe", risponde lui e dopo aver atteso qualche secondo ricomincia: "Allora Sona quella checca di Gianluca mi ha appena detto che non ci sarai oggi, che cazzo vuol dire?"
Lo sapevo. Quel maledetto Gianluca infame ha già spiattellato tutto in giro senza darmi neanche il tempo di uscire dal bar.
"Vuol dire che non ci sono. Sono impegnato, ci vediamo domani!" e faccio attenzione a scansare la bancarella della frutta prima di ritrovarmi ricoperto di banane. Che poi non si discosterebbe molto dalla mia condizione abituale, in genere sono sempre circondato da banane. Peccato che di banana ne voglio solo una adesso e si okay dovrei smetterla di parlare di banane.
"Con chi sei? Non mi dire col venditore di pupazzetti!" sbruffo.
"Prima di tutto non è un venditore di pupazzetti ma di fumetti. E seconda cosa non ti interessa con chi passerò la mia giornata, okay?"
Non lo vedo ma posso metterci la mano sul fuoco: sta scuotendo nel vuoto quella testa di cazzo che si ritrova.
"Non puoi capire Paolo mi dispiace, ci sentiamo!"
"Ah Sona che palo prenderai, e spero solo che tu possa prenderlo in quel posto, il palo. Almeno da goderci un po'. E ricordati che mancano solo due giorni, siamo alla fine." chiudo questa converazione prima che ricominci a darmi ansia. Forse disintossicarmi da loro per una settimana mi ha fatto bene e inspiegabilmente sento che anche il mio fegato ha apprezzato questa depurazione da alcool.
Mario mi ha mandato il buongiorno, con una faccina sorridente e due puntini e c'è mancato poco che incorniciassi quel messaggio nel salotto. La cosa più divertente è stato svegliarsi dopo averlo sognato e ritrovare comunque la sua faccia appesa al muro in camera da letto, è stato solo in quel momento che ho ricordato l'idea dell'altarino di Paolo e mi sono reso conto che quell'uomo è un caso umano e che io ero troppo fuso per fermarlo.
Intorno a me tutto è luminoso, il sole splende in cielo e gli uccellini cantano sugli alberi e finalmente la vita va per il verso giusto.

Hai mai visto un'alba cosi?   // clarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora