GIOVEDÌ
"E poi mi ha messo una mano sui pantaloni e ha detto che non aveva mai visto niente di più sexy di me!"
"Giuramelo!", esclama Mattia portandosi le mani sul volto.
"Te lo giuro! E poi mi ha baciato e.."
"Te l'hanno mai detto che fai proprio schifo come attore?", domanda Paolo alzandosi dallo sgabello e richiamando Woody, il barista storico, con una mano.
"Wood portaci il solito!", grida.
"Cosa? Andiamo all'ippodromo? Paolo non vedi che sto lavorando?"
Eh si, Woody è un po' vecchiotto e tra le tante cose che non funzionano più del suo corpo sicuramente al primo posto c'è l'udito.
Al secondo la memoria perchè continua a dimenticarsi di accendere l'apparecchio e ogni volta dobbiamo ripetere le cose decine di volte pur di farci capire.
Una volta gli urlai che volevo un Jack Daniels normale, senza ghiacco e il giorno dopo andò a raccontare in giro che gli avevo urlato di essermi scopato un cane su un palazzo.
"Ma non capisce più niente questo!", commenta Gianluca infastidito.
"Gian non dire così che ti sente" risponde Paolo e giuro che se potessi immortalerei l'espressione perplessa sul viso del mio amico.
"E quindi Sona? Raccontaci la verità, come è andata ieri sera?", speravo che almeno che il caro vecchio Woody potesse distrarli e invece, esattamente come mi aspettavo, son tornati all'attacco su quell'argomento. Vogliono sapere ogni dettaglio, ogni piccola la cosa ma il problema è io non so proprio cosa dire. Non voglio ammettere di essere stato bene con lui.
Beh a dire la verità non volevo ammetterlo neanche a me stesso e invece ora l'ho fatto. Bene ma non benissimo.
"E' una persona normale.", esclamo rimanendo sul vago senza entrare nei dettagli.
"Abbiamo parlato e passeggiato, abbiamo bevuto un succo di non so cosa e poi l'ho riportato a casa."
"Lo sapevo!", esclama Paolo indicandomi e sbattendo una mano sul tavolino di legno. Alzo lo sguardo e lo fisso perplesso ma lui continua a ridere come se gli avessi appena raccontato qualcosa di divertente.
"Ti piace!", grida ad un certo punto tra le risate spostando la mano sulla sua pancia, come se gli fecesse male per il troppo ridere.
"No.", grido poco prima di sentire il telefono vibrare nelle mia tasca, lo afferro e leggo il messaggio.
E' Mario, non ci sentiamo da ieri sera. Gli ho mandato un messaggio appena sono tornato a casa augurandogli la buonanotte e lui mi ha risposto con un misero smile sorridente, così ho deciso di non insistere ancora e lasciarlo da solo almeno oggi e invece, inaspettatamente, ecco il suo nome sul mio telefono che lampeggia e un po', dentro di me, sento lampeggiare anche il mio cuore e una strana sensazione nello stomaco.
La gente le chiama "farfalle", a me sembrano più api assassine che pungono forte ma probabilmente è solo l'alcool che brucia.
Mi ringrazia per la serata di ieri sera e sorrido perchè da quando ci conosciamo, cioè all'incirca 3 giorni, non facciamo altro che ringraziarci e scusarci a vicenda come se la presenza di uno nella vita dell'altro fosse una continua sorpresa.
Gli rispondo che mi ha fatto molto piacere parlare con lui e che è una persona piacevole.
"Con chi parli Sona? Con il tuo trottolino amoroso?"
"Ma va!", esclamo spingendo Mattia all'indietro sorseggiando la birra dalla bottiglia.
"Allora raccontaci di come ti sei innamorato in tre miseri giorni." continua a ripetermi.
"Non mi sono innamorato, stupidi." borbotto e i miei occhi ricadono nuovamente sul telefono che si illumina.
Mi chiede di vederci, è in pausa pranzo così mi alzo, afferro le chiavi della macchina e dopo aver scombinato i capelli di Gianluca che mi osserva con l'aria di qualcuno che ha esattamente capito cosa sta succedendo mi volto per uscire da quel bar.
"Aspetta!", grida Paolo costringendomi a girarmi.
"Mancano solo 4 giorni, non dimenticarlo!" e le api che sentivo nello stomaco improvvisamente diventano enormi ippopotami alati.Lo vedo in lontanaza, è seduto su una panchina: ha un pantalone nero che delinea perfettamente le sue gambe asciutte, una maglietta bianca e una camicia celeste sbottonata.
Gli occhiali da sole gli danno quel nonosochè di affascinante. Sta leggendo un libro o probabilmente è una rivista, con una mano aggiusta il ciuffo sulla sua testa e si accarezza la barba nera. Non l'avevo mai notato, non avevo mai guardato Mario realmente. L'ho sempre e solo visto, visto per strada, visto tra la gente, visto in una farmacia ma mai mi ero soffermato ad osservarlo.
Si accorge di me e alza la mano e vorrei dirgli che lo stavo guardando già da un po' ma probabilmente mi scambierebbe per uno stalker.
E si, ho usato il verbo "guardare", lo so.
Lo raggiungo e mi siedo al sua fianco, gli chiedo cosa sta facendo e mi dice che ha iniziato da poco a leggere un libro. Parla di una ragazza che per tanti anni ha cercato l'amore disperatamente incontrando tanti tipi differenti di persone, dalle più facoltose alle più semplici, conoscendo svariati ragazzi che si rivelano poi essere tutti uguali.
Così perde la fiducia negli uomoni fino al giorno in si accorge che il vero amore è proprio dietro l'angolo.
"E chi è?", domando curioso ma lui scuote la testa e ride. "Non lo so, ma appena lo scopro ti avviso!" e io rido con lui.
"Allora? Che facciamo oggi?" domando carico di entusiasmo sbattendo le mani sulle mie ginocchia perchè la verità è che Mario, involontariamente, mi sprona ad alzare il culo dallo sgabello di quel bar per fare qualcosa di diverso e perchè probabilmente se lo portassi al Woodys scapparebbe a gambe levate.
"Non lo so, cosa ti va di fare?", domanda lui chiudendo il libro e poggiandolo al suo fianco sulla panchina.
"Andiamo a ballare, vediamo un film, beviamo qualcosa in un locale.." borbotto pensando a quello che farei se avessi un fidanzato ma al solo pensiero rabbrividisco. Non mi piace quella parola, non l'ho mai usata per riferirmi a me e non ho mai pensato a come ci si comporta in quelle determinate situazioni.
Non ho mai sentito il bisogno di cercare una situazione sentimentale seria, sarà perchè non mi sono mai innamorato di qualcuno o sarà che semplicemente credo che sia tutta una grande cazzata: che senso ha legarsi consapevoli che prima o poi ogni storia è destinata a finire?
"Oh!", esclama portandosi una mano sulla fronte.
"Mi dispiace ma oggi non posso, dobbiamo rimandare!" e vorrei dire che non mi fa effetto la sua frase.
E invece lo fa, eccome se lo fa. Sorrido per nascondere la mia delusione e lui se ne accorge perchè accarezzandomi le labbra con l'indice sussurra
"Possiamo vederci domani se ti va." e vorrei aprire la bocca per morderglielo quel dito e invece mi fermo e lo fisso con una faccia da totale idiota, riesco a vederla attraverso il riflesso dei suoi occhiali da sole.
Cosa ti sta succedendo Sona? Non perdere colpi proprio adesso. Non permettere all'ormone di farti deconcentrare.
Così penso che non mi aveva mai toccato, Mario. Non aveva mia poggiato la sua mano su di me neanche per sbaglio, che quello era stato il nostro primo incontro, che ha deciso di avvicinarsi a me sfiorandomi le labbra.
Poi realizzo che mi sto comportando come una stupida ragazzina e che dovrei smetterla di farmi tutte queste maledde seghe mentali.
"Quindi sei impegnato questa sera?", domando perchè oltre ad essere curioso, voglio mettere a tacere questo silenzio tra noi due. Mi spaventa il vuoto, anche il vuoto di parole. Non bisogna mai dare il tempo alla mente per pensare.
"Si! Un vecchio amico viene in città, l'avevo proprio dimenticato. Mi ha chiesto di cenare insieme e non posso rifiutare."
"Oh no non devi!", esclamo mascherando il fastidio che sto provando nel sapere che qualcuno potrebbe mettere le mani sulla mia preda.
"Tu cosa farai?", mi domanda così fingo di avere una vita sociale e con fierezza affermo: "Probabilmente farò una passeggiata con i miei amici o andremo a teatro, ho letto che c'è uno spettacolo molto interessante alle 21:30".
Bugia. L'ho letto per strada su un cartellone pubblicitario ma non so neanche come sia fatto internamento il teatro di Verona e se proponessi a Paolo una serata del genere mi sputerebbe in un occhio e poi mi farebbe rinchiudere in una clinica psichiatrica per infermità mentale.
Annuisce. "Poi qualche volta possiamo andarci insieme! Piace molto anche a me il teatro."
Che culo Claudio, quanto ci scommettiamo che stai per metterti nella merda?
E infatti, proprio come immaginavo non mi da neanche il tempo di cambiare argomento che subito continua.
"La mia opera preferita è La Carmen, l'hai mai vista?", ma che è La Carmel? Un dolce? Forse intendeva dire la Creme Caramel. A me piace la pannacotta, comunque.
"Certo.", esclamo perchè non mi basta avere un piede nella merda, io ci devo proprio sprofondare dentro.
"Qual'è la tua scena preferita?" continua lui e mi sembra di essere tornato al liceo, quando il mio professore di storia mi domandò chi fosse Lutero e io risposi "Un organo, prof.", sotto suggerimento di Paolo.
E si, Paolo era anche il mio compagno di banco. Motivo per cui continuo a credere che metà delle disgrazia avvenute nella mia vita siano da attribuire alla sua presenza costante.
Eppure adesso vorrei tanto che fosse qui a suggerirmi qualcosa da dire, così mi volto ma sono solo e devo improvvisare prima che Mario capisca che in realtà non so assolutamente nulla di teatro, di opera e di spettacoli. E non ho neanche idea di chi sia questa Carmen e di cosa voglia da me.
"La mia scena preferita è indubbiamente quella in cui lui muore." affermo convinto perchè in genere in quelle robe li c'è sempre uno che prima o poi schiatta.
"E' anche la mia!" mi risponde lui sorridendo e cazzo Mario placati se mi sorriderai ancora a due centrimetri dal viso sarò costretto a baciarti.
Salvato in calcio d'angolo, complimenti Claudio Sona ti riconfermi l'essere più meraviglioso che esista sulla faccia della terra.
"Clà", mi richiama Mario guardando l'orologio nero al suo polso "Devo tornare a lavoro. Grazie per essere venuto qui a farmi compagnia. Appena ho del tempo libero ti chiamo.", afferma e no, non può dirmi così. Io non ho tempo, mancano solo 4 giorni e siamo ancora qui a comportarci come due adolescenti al loro primo amore.
Vorrei insistere ma allo stesso tempo so che potrei infastidirlo e ottenere l'effetto contrario e in fatto di corteggiamento sono una frana, ho già terminato tutte le mie tecniche di seduzione.
L'unica cosa che mi rimane da fare è fingere di avere una qualche malattia mortale ed esprimere come ultimo desiderio in punto di morte di passare uno notte di fuoco con lui, ma probabilmente sarebbe poco credibile.
E conoscendo Paolo proclamerebbe la prova annullata.
Mi stampa un bacio sulla guancia e involontariamente poggio la mia mano sulla sua nuca spingendo la sua testa contro i miei zigomi e chiudo gli occhi.
Le sue labbra sulla mia pelle sono così morbide e potrei quasi abituarmi a quella sensazione.
Mi saluta e mentre lo vedo andare via mi ritrovo a pensare a quanto mi faccia rimanere male non poterlo vedere questa sera.
Probabilmente perchè il tempo corre e tre giorni sono davvero pochi per convincere una persona come Mario a lasciarsi andare.
O probabilmente perchè cominciava a piacermi la sua presenza nelle mie giornate.
Ma no, cosa dici Claudio? Ricordati: non si stabiliscono legami, mai.
E così, mentre cammino verso casa, mi ritrovo a pensare a quanti shots dovrò buttare giù questa notte pur di mettere a tacere il cuore.
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Hai mai visto un'alba cosi? // clario
Fanfiction7 giorni. Solo 7 giorni per convincere qualcuno a infilarsi nel tuo letto. "Non è cosi difficile" penserai. No, non lo è. Ma se ti dicessi che la persona da convincere è proprio il tuo nemico?