| capitolo uno.
« damian. » era ancora mattina presto. la voce grave del datore di lavoro superò la porta e raggiunse il ragazzo fuori dal ristorante, che finiva di fumare la propria sigaretta. era sovrappensiero, e si portava passivamente l'oggetto alle labbra, in un movimento ormai meccanico e autonomo.
sentendo la voce dell'uomo, i suoi occhi sembrarono tornare alla realtà della sua vita. l'aria fresca che gli accarezzava il corpo e il cielo grigio. gettò a terra la propria sigaretta, proibendosi quegli ultimi due tiri, e rientrò dentro il locale.
all'interno era ancora tutto in disordine. i tavoli non apparecchiati, le sedie capovolte e le luci non del tutto accese. per un breve istante il ragazzo si preoccupò che il capo l'avesse richiamato per riprenderlo di non aver ancora sistemato niente, ma lanciando un'occhiata all'orologio posto sul muro notò che mancava ancora una mezz'ora buona prima dell'apertura.
fuori dalle vetrate le strade erano ancora illuminate dai lampioni, il cielo spento. non apprezzava particolarmente le mattine, gli mettevano malinconia. più di tutte quelle invernali, ma per una curiosa sfiga la maggior parte della sua vita ruotava attorno ad esse, avendo prevalentemente turni lavorativi in quelle ore della giornata.
si svegliava presto, si preparava, usciva e faceva il suo turno al bar del locale in cui lavorava, lo stesso in cui si trovava in quel momento. e ogni giorno si ripeteva, se non le rare casualità in cui riusciva a fare cambio con qualcuno che si occupava invece del turno serale, dedicato alla cena.
faceva bene il suo lavoro, non poteva dire di prenderlo sottogamba. il capo aveva un'idea impeccabile di damian, considerandolo un dipendente modello: colmo di rispetto, gentile con la clientela, serio e - damian non credeva centrasse con l'essere un bravo lavoratore, ma era comunque apprezzato dal datore di lavoro - non mancavano complimenti sul suo bell'aspetto.
damian cercava semplicemente di rientrare quanto poteva nelle aspettative di quell'uomo basso e leggermente grassottello. alla fine, avere un lavoro fisso garantiva anche uno stipendio fisso, e non aveva molta scelta a proposito.
« sì, capo? » domandò il giovane, mentre si avvicinava passandosi una mano fra i capelli. li sentì leggermente umidi, per via della leggera pioggia che cadeva in quelle prime ore della mattina. il tipo di pioggia più insopportabile, quasi impercettibile ma comunque presente. continuava a piovere da quando era uscito di casa.
il capo fece un largo sorriso, e poco dopo ai due si avvicinò una terza figura. un ragazzo, giovane. « lui è léo. »
sono quando lo presentò, damian si accorse di quel ragazzo rimasto per tutto quel tempo nell'ombra. si affiancò al capo, con lo sguardo fisso a terra. l'anziano gli passò un braccio attorno alle spalle e lo strinse leggermente a sé, mentre con la mano del braccio libero andava a stuzzicargli la guancia pallida. « è il figlio di alcuni miei cari amici, » parlò tutto orgoglioso, il petto gonfio « si tratta del suo lavoro e quindi ho pensato: "chi altri meglio di damian potrebbe aiutarlo?". » seguì una grossa risata, a cui prese parte solo lui stesso, mentre entrambi i ragazzi restavano in silenzio « dopotutto, lo sappiamo sia io che te che sei il miglior dipendente qui dentro. »
le volte in cui aveva ascoltato dire quella frase erano ormai così tante che non sarebbe bastata una vita per elencarle tutte. ogni volta che c'era da dare un compito, soprattutto i più fastidiosi o noiosi, saltava fuori. damian si chiedeva se davvero il capo pensasse che bastasse quella ad addolcire la pillola.
ma ormai non lo ascoltava nemmeno più. i suoi occhi erano puntati sul ragazzo alla sua sinistra. parlando di altezza era inevitabile notare la differenza tra lui e damian, quest'ultimo era sicuro che gli arrivasse per poco alla spalla. teneva lo sguardo fisso sul pavimento, e i capelli rosso chiaro - più precisamente sulla stessa tonalità di una carota - gli ricadevano sulla fronte nei loro ricciolini. sul naso, un paio di occhiali dalle lenti circolari.
si domandò quanti anni avesse, ma la risposta gli arrivò prima di avere del tempo per cominciare a tirar giù delle ipotesi.
« léo è all'ultimo anno delle superiori! ah, che anni d'oro. e non ci crederai, ma è davvero un genio, impeccabile in tutte le materie! » ed ecco che la voce del capo si faceva di nuovo presente, piena di orgoglio mentre strattonava contento il giovane come un pupazzetto « ma bé, la bravura viene un po' a meno invece nei lavori manuali, e per questo voleva mettersi alla prova. »
damian ascoltava con attenzione e annuì col capo « oh, capisco. » rispose, per poi portare di nuovo gli occhi sul più giovane « perciò hai diciotto anni, giusto? » gli domandò direttamente.
léo alzò lo sguardo, per la prima volta. lo fece con un sussultò, non aspettandosi di dover intervenire in prima persona. era rimasto nel silenzio, dato il modo in cui il capo lo stava introducendo così attentamente, e la domanda gli arrivò all'improvviso come una secchiata d'acqua. di fronte a lui la figura di damian appariva imponente. deglutì, non era mai stato un asso nemmeno nei rapporti tra umani. « sì, ho diciott'anni. »
a interromperli, fu ben presto il capo ancora una volta. aveva abbassato lo sguardo sull'orologio di polso e aveva notato quanto tempo avesse sprecato per quella stupidaggine. il tempo di prendersi cura di quel bambino delle superiori era terminato e di certo non vedeva l'ora di mollarlo a qualcun altro. « allora, puoi occuparti tu di lui, damian? »
pff, pensò dentro di sé il ragazzo, come se avessi scelta davanti a una richiesta del mio capo. indossò ancora una volta la maschera del perfetto dipendente. « assolutamente, nessun problema. » accompagnò il tutto con un largo sorriso, uno dei tanti che in quegli anni aveva perfezionato fino a saperli sfornare senza problemi.
si avvicinò a léo e alzò un braccio, passandogli una mano fra i capelli mossi e di quel colore acceso. « léo, sono damian. per la prossima settimana conta su di me per qualsiasi domanda, va bene? »
il minore sentì il proprio cuore accelerare, riuscendo a percepirlo fin nelle orecchie. le sue labbra rimasero strette, non riuscendo a tirar fuori abbastanza fiato né a trovare le parole giuste da dire, così si limitò ad annuire.
il capo si strinse nelle spalle con un sospiro « se per te léo non è un problema, puoi iniziare anche in questo momento. » disse verso il ragazzo, per poi voltarsi nella direzione di damian « damian ti farà vedere dove puoi cambiarti e ti darà un grembiule tuo. »
« certo » lo sostenne il ragazzo, con volto serio e pronto a prendere a lavorare « non c'è nessun problema per me »
dentro di sé sapeva benissimo che non era così. tutto sembrava chiedere pietà, immaginando quanto potesse rivelarsi stressante e pesante stare appresso ad un adolescente in prova, più di tutti coloro che sembravano non aver mai sentito in vita loro la parola "esperienza". damian si limitò a chiudere dentro alla porta più interna e nascosta di sé tutti questi sentimenti.
« perfetto! allora non puoi proprio dirgli di no. » saltellò - per quanto la sua massa glielo permettesse - e passò la mano sulla guancia di léo per accarezzarla « posso stare sicuro, sei in ottime mani ragazzo mio. » e prima che il giovane potesse anche dirgli se voleva iniziare o no, l'uomo si diresse verso l'uscita del ristorante, salutando gli altri pochi dipendenti che erano in servizio a quel turno.
damian restò qualche istante di troppo, come bloccato, ad osservare la porta d'uscita dalla quale il capo se n'era andato, e teneva premute le proprie mani nelle tasche dei pantaloni neri che indossava come divisa. gli stava presto risalendo la pesantezza di quei tiri di sigaretta che erano andati perduti, ma con un sospiro li scacciò via dalla propria testa per concentrarsi sul ragazzo di fianco a lui. sapeva che non poteva sbagliare.
« bene. » esordì con sicurezza, voltandosi completamente e dirigendosi verso una scala che portava verso il basso, al piano inferiore « seguimi, ti mostro il resto del locale. »
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ever after - in revisione.
Romance" ma nel momento di leggersi dentro, sembravano entrambi analfabeti. " damian è il cameriere sulla quale il capo del ristorante ripone più fiducia, e proprio per questo gli affida léo, un giovanissimo ragazzo incapace di tradurre i propri sentimen...