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|capitolo due.

tutto sembrava essere tre volte più grande di lui. il mondo sul punto di inghiottirlo e il tempo scorrere troppo veloce. si accorse che damian si era già allontanato da lui quando non si riprese dai propri pensieri interiori, e lo notò già a più di una dozzina di passi avanti. strinsé il golf dai colori chiari che aveva indossato quella mattina, gesto che ripeteva spesso nelle situazione di disagio, e seguì il corvino al piano inferiore mentre cercava di trovar pace in quel posto che ancora non conosceva bene.

fecero una rampa di scale e raggiunsero il piano inferiore, che solitamente era riservato alle cene. vi erano tavoli più grandi e robusti, completamente differenti da quelli utilizzati per il bar al piano superiore, e anche gli spazi erano più ampi. 

damian non perse tempo in una spiegazione della sala. proseguì dritto senza fermarsi, mentre i suoi piedi ripercorrevano lo stesso identico tragitto che aveva ripetuto per più di un anno. le sue scarpe sembrarono fermarsi solo una volta giunto al cospetto di una porta scura, alla quale era appeso sulla superficie un cartello che diceva "SOLO DIPENDENTI"

damian abbassò la maniglia e la spinse in avanti, portando il proprio corpo all'interno e lasciandola aperta per poter far passare anche léo. « fai attenzione quando vieni qui, la porta è pesante anche se non sembra. » furono le prime parole che gli disse da quando furono lasciati soli. léo non rispose, sentendosi privo di lingua, e si limitò ad osservare l'interno della stanza. la stanza era a metà avvolta dal buio, se non per delle vetrate poste in alto, che facevano entrare un poco di luce solare. damian portò le proprie dita all'interruttore, e qualche secondo dopo le luci dl soffito si accesero. le pareti erano scure e spoglie. sul lato vi erano alcuni armadietti di ferro, alcuni decorati con delle targhette, e dall'altra parte una panca e un cestino. damian si avvicinò a quest'ultimo e raccolse un pezzo di stoffa arrotolato che successivamente passò a léo.

« provati questo e dimmi se non è troppo lungo. » gli disse, mentre il ragazzo dai capelli rossi srotolava l'oggetto e se lo portava intorno alla vita. i lacci erano decisamente lunghi per il suo girovita, stretto e magro, ma di lunghezza andava bene e léo annuì col capo. damian fece un mezzo sorriso, sollevando un angolo delle labbra. « credo che i pantaloni che già indossi possano andar bene. ma per la camicia... » si allontanò qualche istante, aprendo il proprio armadietto e tirandone fuori una « dubito che ti stia bene, ma credo che non ci sia altra scelta. »

« grazie. » fu la prima risposta di léo, rimasto in silenzio fino a quel momento. la prese tra le dita, tastando il tessuto morbido e leggero. si voltò di spalle e, poggiandola sulla panca, portò le proprie mani all'orlo del proprio golf, sfilandoselo. il difficile giunse in seguito, quando fu il momento di farlo anche con la propria maglietta. le dita gli tremavano leggermente e le guance si fecero di un rosso fuoco, mentre percepiva la presenza di damian in quella stanza pesante come una pioggia di mattoni.

« ti lascio un po' di privacy » disse damian, intuendo dai respiri pesanti di léo l'imbarazzo provato, « ti aspetto qui fuori dalla porta. » continuò, per poi allontanarsi e uscire fuori dalla stanza.

léo ascoltò i suoi movimenti finché non udi il rumore metallico della porta che si richiudeva, e lasciò andare dalle labbra un sospiro. si pentì di quello che aveva fatto, doveva essergli sicuramente apparso come un bambino infantile, ma appena damian fu fuori dalla stanza gli servirono solo un paio di secondi per spogliarsi. riprese la camicia di damian e lasciò che gli accarezzasse la pelle. sapeva di buono, léo chiuse gli occhi mentre ne sentiva l'odore. era decisamente grande. ci mise qualche minuto a infilare tutto ciò che vi era di troppo - ovvero metà del tessuto in pratica - dentro i propri pantaloni, e ne arrotolò anche le maniche. infine indosso di nuovo il proprio grembiule.

ever after  - in revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora