06

535 42 2
                                    

| capitolo sei.

« pronto? » la voce dall'altra parte del telefono era impastata di sonno. il tono basso e rauco « chi è? » chiese poco dopo, con riflessi lenti per colpa del sonno e per l'età troppo avanti per poter reagire con maggiore velocità.

« signore, mi scusi il disturbo, sono damian » rispose pronto il ragazzo, mentre nel frattempo premeva con la mano il mozzicone di sigaretta contro il fondo del portacenere. si alzò agilmente dal letto, camminando verso la finestra e poggiando una mano sul bordo. fuori faceva freddo, il vento notturno gli solleticava la pelle all'altezza delle clavicole. 

ci fu qualche secondo di silenzio, dovuto all'uomo dall'altra parte della linea che si sporgeva dal proprio letto per controllare l'orologio. « oh, damian, certo. » rispose, dopo averci ragionato qualche istante « è un orario insolito per una telefonata, se non fosse qualcosa di importante probabilmente avresti atteso domani per parlarmene, di cosa si tratta? »

« sì, mi dispiace disturbarla a quest'ora signore » intervenne damian, passandosi successivamente la lingua sulle labbra per inumidirle « volevo solo parlarle di léo. ovviamente, sta andando benissimo questi giorni, ma come saprà dovrà presto tornare a scuola e avere quindi orari differenti per il lavoro. »
« sì, certo »
« perciò la mia richiesta era un semplice cambio turno, così da potermi ancora occupare della formazione del ragazzo. restando ai miei turni attuali non potrei più seguire il suo percorso. ovviamente, questo se non crea problemi all'interno del locale. »

non troppi minuti più tardi la telefonata era conclusa. damian abbassò il proprio cellulare e lo posò nella tasca della tuta che stava indossando. alzò un angolo delle labbra. non che non pensasse fosse così facile, era abbastanza ovvio che il capo lo avrebbe appoggiato. conosceva quanto quell'uomo avesse un debole per lui, in più se era per il bene di léo avrebbe anche spostato luna e stelle. 

il ragazzo si mise a sedere sul bordo della porta-finestra, con lo sguardo in alto rivolto verso il cielo e la vista che il proprio balcone gli offriva. nulla di speciale o degno di qualche film. solo i tratti malinconici di una città, coperta da nuvole scure e che facevano già intuire i possibili rovesci d'acqua. damian sospirò, non gli piaceva l'idea di svegliarsi con la pioggia, gli dava la sensazione di partire già male con la giornata. 

soprattutto, la sua mente come al solito era una stazione di ricordi, in cui i treni sembravano fermarsi costantemente. e più di tutti, il treno condotto da jules sembrava quello più propenso a non voler proprio più ripartire. era fermo lì, a quel binario, quello più importante. damian si chiese dove avesse seppellito per tutto quel tempo tutti quei ricordi, come avesse fatto a tenerli a tacere tutto quel tempo quando ora era impossibile ignorarli. 

quella sera, però, per quanto il ricordo di jules fosse insistente, non pensava a lui. era concentrato su altro, su qualcuno che ricordava ancora meno ma insistente nella sua mente. quella sera, quando chiudeva gli occhi e poggiava indietro la testa, nei suo occhi ci trovava sua madre e tutti i brividi che il ricordo di lei portavano sulla sua schiena. sembrava quasi essere di nuovo lì, tutti quegli anni indietro, in quella piccola casa. piccola ma accogliente, illuminata da tantissime luci e piena di calore. 

« caro, ci penso io a damian, puoi prepararmi nel frattempo qualcosa di caldo? » la voce era simile a una melodia, calda e rassicurante. damian ricordava come la donna amasse bere qualcosa di caldo prima di andare a dormire, e soprattutto quanto le piacesse farlo nei giorni freddi e duri come quello

si ricordava di sé stesso, da più piccolo, i piedi infreddoliti e le guance rosse; quel giorno avevano faticato molto. 

il marito aveva annuito e le aveva lasciato un bacio sulla fronte, e la donna si era quindi avvicinata al bambino, allungando una mano e spingendolo a prenderla con la propria. « forza damian, tesoro, andiamo a dormire. » gli disse. i capelli chiari e ricci le incorniciavano il viso, il piccolo sapeva di aver preso poco fisicamente da lei. prese la mano della madre, stringendole due dita e camminando con lei fino a raggiungere la propria stanza.

ever after  - in revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora