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| capitolo quattro.

« hai mai avuto il cuore spezzato? »

le parole furono un tuono durante una giornata di sole. gli occhi di léo si spalancarono, come se ne fosse rimasto spaventato. era come se damian avesse sentito la sua richiesta, e si fosse davvero lasciato aiutare. si stava spogliando davanti a lui, si stava levando il muro di diffidenza e sicurezza che aveva tenuto, e si stava mostrando per colui che davvero era. se avesse potuto vederlo in viso, avrebbe letto nei suoi occhi il velo di tristezza che provava e sosteneva da mesi. 

ma comunque non fu capace di reagire. rimase immobile per secondi che apparvero come secondi, facendo sentire damian nel pieno di uno sbaglio. quest'ultimo fece ricadere la propria mano quando non sentì arrivare alcuna risposta, nonostante l'attendesse. la domanda rimase perciò sospesa nell'aria buia della stanza. 

e léo quest'aria la percepiva sempre più pesante respiro dopo respiro. ascoltò i passi di damian allontanarsi da lui. « lascia stare, è una cosa stupida da chiedere » lo sentì dire, « fa finta che non abbia detto niente. » aggiunse, con freddezza, convinto di essersi sbagliato con lui.

ma quello fu il campanello d'allarme che fece voltare immediatamente il minore. ora, quello di spalle, era damian. arricciò le labbra, dispiaciuto per aver deluso le sue aspettative e alzò una mano. voleva toccarlo, fargli sapere che lui era lì. « damian, scusami » sussurrò, ma il maggiore non sembrava più notare che lui era lì. i suoi occhi tremavano dal senso di colpa, e si spinse in avanti. non ci pensò molto, lasciò solo che le sue braccia si stringessero attorno al corpo di damian.

quest'ultimo appariva rigido come il marmo, a contatto con corpo caldo e morbido di léo. il minore poggiò la fronte sulla sua schiena, chiudendo gli occhi e senza nemmeno rendersi conto delle proprie azioni. « non chiedere niente » disse, quando gli fu chiaro ciò che aveva fatto. strinse di più gli occhi, come se avesse paura « non c'è un perché, pensavo solo che ne avessi bisogno, che era ciò che bisognava fare. » continuò, stringendo di più la presa. 

era come se cercasse disperatamente di trasmettere il proprio calore al corpo di damian. non voleva che l'altro stesse tranquillo, sapeva che non sarebbe riuscito a farlo, dopotutto non era nessuno. ma voleva esserci, lo stingeva, quasi le sue braccia potessero stringere insieme le parti di lui che stavano cadendo a pezzi. 

furono secondi infiniti, ma anche se léo ebbe la sensazione di essersi riuscito, quello a pezzi finì per essere lui. damian fece ricadere le sue braccia, e si allontanò del ragazzo nel più totale dei silenzi. léo seguì la sua figura con lo sgaurdo finché non gli fu impossibile per la porta richiusa. le sue labbra rimasero schiuse e prive di fiato. gli occhi delusi. cosa pensavi che accadesse? si disse da solo, con forza, dandosi del bambino, credevi che sarebbe forse caduto tra le sue braccia chiedendoti di salvarlo sul serio?

con il volto pieno di delusione finì di prepararsi e uscì anche lui, tornando al piano superiore. rimase qualche istante fermo, non sapendo come muoversi senza damian, ma sentì il proprio nome venir chiamato. « léo! » jade si avvicinò a lui, e léo la salutò ancora una volta, con la mentre altrove per potersi ricordare di averlo già fatto una volta quando era arrivato. 

la ragazza non sembrò turbarsi della cosa « ti serve aiuto col bar? » chiese il ragazzo, credendo che lo stesse chiamando per dargli qualche lavoro da fare

jade agitò una mano in aria, in segno che non ce ne era bisogno, e piegò la testa di lato. « ma è successo qualcosa con damian? » domandò cambiando discorso, sinceramente sorpresa. 

la gola di léo si fece stretta. si immaginava già con quale espressione damian doveva esser risalita. grigia, arrabbiata, forse infastidita per i modi esagerati che aveva adottato con lui. si sentiva incredibilmente stupido e i suoi occhi cominciarono a pizzicargli. portò lo sguardo a terra, richiudendosi in sé stesso. « perché? »

ever after  - in revisione.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora