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| capitolo otto.

l'interno dell'auto di damian era caldo e accogliente. guidava un modello abbastanza recente, trattato con cura. nell'aria si diffondeva l'odore della pelle dei sedili e il corpo di léo, seduto sul posto dei passeggeri di fianco al maggiore, era stretto in un abbraccio affettuoso offerto dal riscaldamento generosamente tenuto alto dal corvino. di solito stare in posti nuovi e per nulla mai visti prima faceva sentire il rosso a disagio o addirittura spaventato, ma sapere che con lui c'era damian gli regalava una sensazione di tranquillità che gli faceva pensare che tutto sarebbe andato bene.

non cercava il suo sguardo, anzi lo evitava. teneva la testa rivolta all'esterno, sulla strada, sfiorando di poco il finestrino con la propria pelle. in qualche modo scendeva a compromessi col proprio cuore, tentando di convincerlo a non battere così forte, temendo che lo stesso ragazzo in sua compagnia avrebbe potuto sentire i forti tonfi che provenivano dal suo petto. provava quella sensazione di calore in ogni parte del suo corpo e cominciava a sospettare che non si trattasse solo dell'aria calda che proveniva dall'auto. sperava solo che damian non lo vedesse come lui sospettava di mostrarsi. piccolo e indifeso, patetico. 

« i tuoi occhiali? » domandò damian, facendo notare ad alta voce quello che già si chiedeva da qualche minuto, sin da quando il rosso era uscito fuori dalla propria scuola e aveva avuto difficoltà a riconoscerlo. quello che non sapeva era che, anche senza occhiali, léo era stato capace di capire chi fosse senza il minimo dubbio. 

« uhm, è che li ho levati in classe. mi sono messo a riposare sul banco. » prese a spiegare léo, mentre il suo volto si colorava di imbarazzo. non era per niente da lui un racconto del genere. « li ho messi nello zaino così da non dimenticarli. » non riusciva a smettere di parlare, mentre pregava sé stesso di cucirsi le labbra e non mandare avanti quella miserabile confessione. una parte di sé pensava anche ai suoi genitori, che sarebbero di certo rimasti sconcertati da una simile affermazione. lui, che era il figlio perfetto, che finiva per addormentarsi durante le lezioni. 

ma damian sorrise, per niente turbato da una simile confessione. era completamente diverso da léo, eppure lo capiva bene. « ah, anche io dormivo sempre a scuola » raccontò, con una piccola risata mentre la mente gli tornava indietro di qualche anno. « non hai dormito bene? »

« a dire la verità non credo di aver dormito più di due ore... » continuò a dire léo, mentre si piegava in avanti per recuperare il proprio zaino e tirare fuori dalla tasca l'astuccio dei suoi occhiali. tirò fuori le sue grosse lenti rotonde e si mise a pulirle con il fazzoletto apposito. se li sistemò poi sul naso, tornando a guardare fuori dal finestrino. « non mi hai detto perché sei venuto a prendermi a scuola. »

damian portò di nuovo gli occhi sulla strada, « i tuoi non potevano passare a prenderti. in più, ieri sera ho dovuto chiedere un favore al capo del locale e perciò ero in dovere di ricambiare. » spiegò, facendo spegnere qualcosa nel petto del minore.

« avrei preso l'autobus » borbottò il rosso, sentendosi trattato come un bambino delle elementari che non può fare neanche un passo da solo.

« ti dispiace così tanto passare del tempo con me? » lo prese in giro damian, consapevole di starlo stuzzicando e aggiungendo al tutto un sorriso molto divertito. léo si voltò a guardarlo, arricciando le labbra per non dargliela vinta e non sorridere anche lui. non voleva fargli capire che era così bravo a farlo sentire subito meglio. idiota, gli disse con lo sguardo.

strinse i denti, portando per l'ennesima volta via lo sguardo. « ti dai troppe arie » farfugliò, continuando a portare avanti la sua recita da offeso, facendo di conseguenza ridere il maggiore. « tu non dovresti invece lavorare? »

« lunedì è il mio - e di conseguenza anche il tuo - giorno di riposo. » si mise a spiegare damian, abbandonando per qualche istante il suo tono divertito e cordiale. fermò l'auto di fronte ad un semaforo dalla luce rossa, poi si portò una mano alla tempia. « e poi dovevi fare qualcosa oggi... ah, sì, hai degli allenamenti sportivi, giusto? » léo annuì, sorpreso che lo sapesse, « i tuoi genitori non volevano che li mancassi, per cui ti accompagnerò anche lì. che cosa pratichi? »

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 08, 2019 ⏰

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