Capitolo 52

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Osservo il viso di Cole: è estremamente agitato e nervoso. La sua espressione diventa cupa. Abbiamo finito di mangiare e ora siamo seduti uno davanti all'altra. Ha le gambe tese davanti a se, le mani attorno alla testa, che sembra troppo pesante per i molteplici pensieri. Mi avvicino al suo volto, le mie mani fredde toccano le sue, caldissime, un brivido scende lungo la mia schiena, gli sposto le mani dal volto e lo guardo negli occhi, cercando di infondergli coraggio. Appoggio le mie labbra sulle sue  per un breve istante e mi avvicino ancora di più al suo corpo, rannicchiandomi contro il suo petto. Lui mi avvolge tra le sue braccia, e poi, dopo un lungo sospiro, inizia a raccontare, l'inizio di tutto ciò che l'ha portato, ad essere quello che è:

-Ero uno ragazzino. Tutto è iniziato quella maledetta notte, che vorrei cancellare dalla mia vita. L'ha ricordo come se fosse successo ieri. Era quasi mezzanotte, di una calda giornata estiva. Stavo leggendo un libro, ricordo ancora il titolo: "I ragazzi della 56° strada", non riuscivo a smettere di leggere le avventure di quei ragazzi, cercavo di immedesimarmi nei personaggi al meglio. 

Gli accarezzo il bicipite teso, lasciandogli un bacio sulla mascella.

-Anch'io ho letto quel libro tempo fa. L'ho trovato un gran romanzo di formazione.

Lui annuisce e continua, guardando la mia mano, che si muove sul suo braccio.

-All'improvviso ho sentito un rumore che proveniva dal giardino, come un oggetto che urtava con forza sulla staccionata, che circondava casa. Inizialmente non ho fatto molto caso al rumore, era tardi e facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Quando però il mio cane ha cominciato ad abbaiare in modo ripetitivo, mi sono affacciato alla finestra. Il mio cane si chiamava Golia, sai? Ero molto affezionato a lui, diciamo che a scuola non ero un ragazzino così popolare, anzi spesso sono stato vittima di bullismo, per via del mio aspetto fisico non ancora ben sviluppato e a causa della mia timidezza. Golia era praticamente l'unico mio amico, oltre ad un ragazzo.

Lo guardo negli occhi, che diventano sempre più tristi. Capisco cos'ha passato, ci sono passata anch'io. 

-Beh, continuava ad abbaiare e io, non capivo a cosa, vedevo solo buio, le stelle e la luna piena. 
Quindi sono sceso al pieno inferiore e ho acceso la luce, che avrebbe illuminato il giardino.

Guarda nel vuoto e prende il fiato.

-La scena che ho visto mi ha sconvolto. Un enorme cane nero stava litigando con il mio cane, che cercava di difendersi come meglio poteva. Ho agito di istinto: ho aperto la porta e ho cominciato a correre verso il mio cane, urlando aiuto.

Deglutisco immaginando la scena di un ragazzino disperato che urla aiuto al vento, mentre cerca di aiutare il suo cane.

-Il mio cane era di taglia media, ma sembrava molto più piccolo di fronte a quella bestia enorme. Non vedevo bene la scena, era così buio. Ho urlato di nuovo. Quando ho sentito il rantolo agonizzante del mio cane, mi sono avvicinato ancora di più. E ho cercato di spostare la bestia nera, tirandogli calci e pugni. Sarei potuto allontanarmi e prendere qualcosa per picchiarlo, ma non volevo allontanarmi. Non capivo più niente. Cercavo solo di liberarmi da quell'animale. Ricordo poi che lui mi afferrò con la bocca i vestiti facendomi barcollare e cadere a terra. Atterrò sul mio petto, ricorderò quella scena per sempre, spesso è protagonista dei miei incubi. Le sue pupille erano luminose come la luce della luna, il pelo ispido e nero si confondeva quasi con la notte, i suoi denti erano aguzzi e dalla sua bocca la saliva, scendeva sul mio viso. Mi ricordo che mi voltai terrorizzato, verso la porta di casa, il mio cane giaceva a terra in mezzo ad una pozza di sangue, era pieno di agli e ferite, gli occhi erano ancora aperti, anche se il corpo non lo sembrava. Ci guardammo negli occhi e poi, dopo avermi detto addio con i suoi occhi, fece un ultimo respiro e poi beh...

I suoi occhi sembrano vuoti. Ha un'espressione impassibile. Vorrei dire di smetterla di raccontarmi la sua storia, vorrei dire che a me basta così com'è, vorrei stringerlo nelle mie braccia e fargli interrompere questo racconto che lo rende così triste, ma non ci riesco. Voglio sapere la verità, così gli rivolgo un sorriso incoraggiante e cerco di incitarlo ad andare avanti.

-Sai, penso che abbia aspettato me, per dirmi addio. Sarebbe potuto morire subito, invece ha aspettato che lo guardassi un'ultima volta, per andarsene. L'ultima cosa che ricordo è l'immagine dei miei genitori che correvano con un'espressione terrorizzata verso di noi, seguito da un dolore lancinante e straziante al fianco destra. Poi niente. Mi risvegliai in ospedale dopo due giorni. I miei genitori erano seduti accanto al mio letto. Mi raccontarono tutto: ad attaccare il mio cane era stato un lupo, che poi aveva attaccato anche me, mordendomi il fianco, lasciando una profonda ferita. La cosa strana, che si chiedevano tutti, era perché non avesse continuato a mordermi, fino ad uccidermi. Tutti erano così sorpresi. Mi dicevano che ero stato perfino fortunato a non essere morto. Dopo un po' di tempo l'accaduto fu dimenticato, ma io mi sentivo così strano...

Lo guardo, sembra aver finito, ma sinceramente non capisco come la morte del suo cane, l'abbiano portato ad essere così. Il cambiamento radicale del suo aspetto fisico e psicologico? Le sue innumerevoli cicatrici? Il suo essere sempre così vigile e enigmatico? Tutto questo a cosa è dovuto? Alza lo sguardo e la risposta alle mie domande, la trovo nelle sue iridi: non è ancora tutta la storia. Lo incito con lo sguardo a continuare e lui con un sorriso amaro, scuote la testa, continuando con voce più dura: sembra arrabbiato.

-Da quella notte tutto è cambiato. Tutto quello che pensavo avrebbe fatto parte del mio futuro, è mutato così facilmente. Avevo dei progetti chiari. Ma da quel momento tutto sarebbe cambiato nel mio futuro rendendomi la persona che sono oggi. Una persona estremamente diversa da quello che avrei voluto. Tutto per quell'orribile bestia, che con quel morso mi ha reso quello che sono ora. Una bestia come lui.

Trattengo il respiro e lo guardo confusa. Sono confusa, frastornata, scombussolata, smarrita. Non capisco ciò che significa quello che ha appena detto. Lo guardo nuovamente negli occhi e vedo, per la prima volta, un'espressione animalesca dipinta sul suo volto.

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Come la lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora