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                                                        14 marzo 1530

I miei genitori stavano per venire colpiti dai proiettili di alcuni soldati.
Io e Aaron ci trovavamo proprio affianco a loro, non volevamo assistere alla loro morte, così facemmo la prima cosa che ci venne in mente: ci lanciammo davanti a loro e così i proiettili ci colpirono al loro posto.
Non avevo mai sentito un dolore così forte, ma era sovrastato dalla felicità di aver salvato le due persone che ci avevano messo al mondo.
Io ero stata colpita alla milza, mentre mio fratello al braccio, nessuno dei due era un punto mortale fortunatamente.
Fummo trasportati immediatamente in un ospedale, dove un medico riuscì ad estrarre i proiettili.
Per mala sorte a quei tempi la medicina non era molto avanzata, perciò l'infezione si diffuse ed io e mio fratello ci trovammo in punto di morte.
In quel momento non avevo paura, tutti i brutti momenti della mia vita passarono nella mia testa.

«Forse la morte non è così brutta come vogliono farci credere», pensai. «Forse porrà fine alle mie sofferenze una volta per tutte ed io troverò finalmente la pace».

Cominciai ad avere delle allucinazioni e a sudare freddo.
Stavo per morire.

•••🥀•••

Ero circondata da fiamme e continuavo ad urlare in cerca di aiuto, mi trovavo all'inferno. La mia pelle andava a fuoco ma io non mi trasformavo in cenere, soffrivo e basta.
Ad un certo punto sentii sulla mia lingua il sapore di un liquido disgustoso: era sangue.
I miei nonni ce l'avevano fatta, erano arrivati in tempo per riuscire a guarire me e Aaron.
Loro erano vampiri e con il loro sangue ci avevano salvato la vita.
In seguito soggiogarono i medici affinché dimenticassero tutto l'accaduto e ci fecero riposare per tutta la notte in ospedale.

«Ora dimenticherete tutto ciò che è appena successo, avete avuto un piccolo incidente ma tutto si è sistemato al meglio», quelle furono le ultime parole che i miei nonni mi dissero prima di cadere in un sonno profondo.

Nel bel mezzo della notte sentii dei rumori, così mi svegliai di soprassalto.
L'ultima cosa che riuscii a vedere fu Daniel mentre conficcava un pugnale nel mio cuore.
Sentii le urla soffocate di Aaron: anche lui era morto.
Quello fu il mio ultimo pensiero e poi ci fu soltanto il buio.

Non mi ero mai soffermata molto a pensare a che cosa ci fosse dopo la morte, ma di sicuro quello non era ciò che pensavo.
Mi aspettavo che ognuno avesse il proprio piccolo inferno personale, che fosse tormentato per l'eternità dalle proprie peggiori paure.
E invece no.
Non vedevo altro che oscurità, la mia vista era offuscata dalle tenebre.
Non riuscivo ad udire altra cosa che non fossero i miei pensieri.
Volevo soltanto riuscire a svegliarmi, fuggire da quel senso di torpore. Ma i miei arti erano immobilizzati, non riuscivo a fare nulla.
In poco tempo rinunciai e iniziai a pensare a Daniel.
Pochi giorni prima dell'accaduto mi aveva chiesta in sposa, ma i miei genitori non accettarono dal momento che lui apparteneva ad un ceto sociale molto povero.
Doveva essere stato ciò a spingerlo a compiere quell'azione: voleva vendicarsi dei miei genitori uccidendo i loro figli.
Non riuscivo ad immaginare che reazione avrebbero avuto i miei genitori non appena avrebbero trovato i nostri corpi senza vita, soffrivo per loro.

Quindi era quella la tanto temuta morte? Rimanere in uno stato di trance per l'eternità?
Io non ci credevo.
E infatti dopo minuti, o forse ore interminabili, sentii il mio corpo riprendere vita.
Che cosa stava succedendo?
Aprii gli occhi di scatto e vidi che non si era ancora fatto giorno.
Estrassi delicatamente il pugnale ed esaminai la ferita.
Si stava rimarginando in modo sovrumano e non provavo dolore.
Guardai mio fratello e vidi che si trovava nella mia stessa situazione.
Non riuscivo a capire che cosa stava succedendo.
In quel momento iniziai a ricordare tutto.
Tutte le volte in cui i nostri nonni mi avevano cancellato la memoria, il fanno che loro erano vampiri.
Quindi loro si nutrivano di sangue? Pensavo che quelle fossero solo delle stupide leggende.
E perché non ero morta?
La risurrezione esisteva?
Avevo moltissima sete, così mi alzai e andai a bere un bicchiere d'acqua.
Non era servito a nulla, la sete non era per niente diminuita, anzi, aumentava sempre di più.

«Aaron, anche tu hai sete?», gli chiesi spaventata.

Lui annuí e mi strinse forte tra le sue braccia.

«Andrà tutto bene, al sorgere del sole andremo a cercare i nonni, loro ci spiegheranno tutto», mi rassicurò.

Ad un certo punto un'infermiera venne a controllarci.
Riuscivo a sentire il suo sangue mentre scorreva nell'Aorta.
Iniziai a vedere sfuocato e affondai i denti nel suo collo.
Aaron mi imitò e così la dissanguammo in pochi secondi.
L'avevamo uccisa, era stata la nostra prima vittima.
Nel momento in cui la mia lingua era entrata in contatto con il suo sangue una forza soprannaturale mi invase. Mi sentivo potentissima, invincibile.
Era qualcosa di mai provato prima, e mi piaceva.
Mi ero appena trasformata in un vampiro.

Il mattino seguente andammo a cercare i nostri nonni, i quali ci spiegarono tutto: che cos'era successo, perché il loro sangue ci aveva guarito, che eravamo in fase di transizione e che per diventare definitivamente vampiri avremmo dovuto bere sangue umano entro le ventiquattro ore successive o saremmo morti.

«Io e Charlotte abbiamo già completato la transizione», spiegò Aaron. «Ci siamo nutriti della nostra infermiera».

Io e il mio fratellino sapevamo già chi sarebbero state le nostre prossime vittime: Daniel e la sua famiglia.
Dovevamo vendicarci del fatto che per colpa sua ci eravamo trasformati in due mostri.
Riuscimmo a farci invitare nella loro casa, quella era stata la prima volta in cui ero andata a sbattere contro un muro invisibile.
Poco a poco prosciugammo le vene di ogni membro della sua famiglia e infine, come dessert, mi nutrii di lui.

La seconda cosa che feci fu andare nel bosco per provare le mie nuove abilità.
Riuscivo a sentire il sangue scorrermi nelle vene ed il ritmo del battito del mio cuore. Riuscivo inoltre ad ascoltare le conversazioni di persone che si trovavano a chilometri di distanza da me.
Poi iniziai a correre. In dieci secondi avevo già percorso un chilometro.
In seguito provai per la prima volta la compulsione: andai da un ragazzo e gli dissi di uccidersi, e lui lo fece.
Ero fuori di testa.
Mi sentivo potentissima, potevo controllare chiunque e non mi sentivo per niente in colpa.
Potevo decidere chi meritava di condurre una vita felice e chi doveva morire.
Mi importava soltanto di me stessa, così provai a spegnere la mia umanità, per gioco.
Mi sentivo vuota, l'unico mio desiderio era il divertimento.
Mi ero giurata di non riaccenderla.
Uccidevo chiunque mi avesse intralciato il cammino, manipolavo le persone e ferivo i loro sentimenti.
Mio fratello aveva deciso di condurre uno stile di vita differente, perciò mi allontanai da lui.
Fu all'inizio del 1800, mentre stavo strappando il cuore ad un bambino guardandolo negli occhi, che mi assalì un terribile senso di colpa.
Stavo rigirando il suo piccolo cuore e tra le mie mani e in quel momento capii di essere diventata un mostro.
Da lì riacquistai la mia umanità, smisi di uccidere per nutrirmi e iniziai ad andare a rubare sacche di sangue dall'ospedale.
I sensi di colpa mi travolsero, in seguito mi accorsi di amare ancora Daniel, solo che priva della mia umanità non me ne ero resa conto.
Io lo amavo, e l'avevo ucciso.
Non me lo sarei mai perdonata e io ero troppo debole per riuscire a vivere per il resto della mia vita con il rimorso.
Avevo pensato più volte al suicidio, ma non ero abbastanza coraggiosa per farlo.
Così scelsi la strada più facile: mi recai da uno dei vampiri Originali e gli chiesi di cancellare tutti i ricordi relativi a lui.

Blood improved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora