IV.

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Durante il tragitto verso casa non feci altro che torturare le mie unghie ripensando a quel bigliettino.
Chi diavolo sarebbe potuto essere "il mio D"?
La prima persona a cui avevo pensato era stata la ragazza misteriosa dai capelli rosa che si aggirava tutta sola nel bosco in modalità vampiresca, ma non aveva alcun senso.
Innanzi tutto c'era scritto "tuo"  per cui doveva essere per forza un ragazzo, anche se sarebbe potuto essere benissimo un suo complice, e poi ero assolutamente sicura di non averla mai vista prima.
Ma lui chi era? Avevo conosciuto troppe persone che hanno o avevano il nome che iniziava con quella lettera. E avrei potuto avere una fila lunga chilometri di persone che avrebbero potuto voler vendicarsi perché gli avevo ucciso un membro dalla loro famiglia o per altre cose orribili che avevo fatto nel periodo in cui avevo spento i miei sentimenti, ma il mio sesto senso mi diceva che ci fosse dietro qualcosa di molto più grosso e che la persona che mi aveva lasciato quel biglietto non fosse un semplice umano a cui avevo ucciso la mamma, oppure potrebbe essere stato uno scherzo di pessimo gusto.
Avevo bisogno di concentrarmi su qualcos'altro, per esempio avrei potuto cercare di capire cosa diavolo era Tyson, ma non avevo un punto da cui partire ed ero totalmente a corto di idee.

••• 🥀 •••

Avrei dovuto essere felicissima perché pochi minuti dopo mi sarei ritrovata faccia a faccia con mio fratello, che non vedevo da 57 anni, ma non lo ero affatto. Anzi, lo ero tantissimo, ma ce l'avevo ancora con lui per avermi lasciata sola e per non avermi aiutata quando ne avevo veramente bisogno. Però era comunque l'ultimo familiare che mi restava e io non ero in grado di odiarlo.

Quando varcai l'ingresso vidi mio fratello girato di schiena con una bottiglia in una mano e un libro nell'altra, non riuscii a resistere e gli saltai addosso, facendogli cadere il libro dalle mani.
Non era cambiato affatto, i suoi capelli erano color corvino e raccolti in una cresta come l'ultima volta in cui l'avevo visto, i suoi occhi erano dello stesso colore dei miei ed era molto più alto di me, nonostante il mio metro e settantatré di altezza.

«Ehi, come sono andati i tuoi ultimi 57 anni di vita?».

«Non potevano andare peggio di così, però almeno sono ancora viva. I tuoi come sono stati?».

«Beh, ho partecipato a due guerre, ho rischiato tantissime volte di essere ucciso per colpa di qualche proiettile di legno, molte persone hanno scoperto la mia natura e perciò sono stato costretto a ucciderli perché inspiegabilmente ingerivano il cosmos atrosanguineus , ma per il resto benissimo», mi rispose alzando gli occhi al cielo. «E allora, com'è andato il tuo primo giorno di scuola?».

«Una favola», risposi sarcasticamente. «Così bene che poco prima di tornare a casa ho trovato nel mio zaino un biglietto terrificante firmato "il tuo D"».

Poi glielo porsi, ma mentre lo leggeva la sua espressione era solamente accigliata, per nulla sorpresa.

«Tu non sei preoccupata, vero? Insomma, andiamo, sarà solo un idiota che non sa nemmeno prendere in mano una pistola».

«Sì, potrebbe essere come dici tu, potrebbe essere una persona che non è nemmeno a conoscenza dell'esistenza dei vampiri, potrebbe essere qualcuno che vuole soltanto farmi uno scherzo, ma non si sa mai e io non voglio perdere la mia preziosa vita. A te non viene in mente nessuna persona che ha il nome che inizia con quella lettera che potrebbe avere tutta questa sete di vendetta nei miei confronti?».

«No, nessuno in particolare. Ho conosciuto migliaia di persone con questa caratteristica, e ne ho conosciute altrettante che ti odiano».

Lo conoscevo troppo bene, sapevo che stava mentendo: glielo leggevo negli occhi e poi si stava massaggiando la tempia, e lui lo faceva sempre quando mentiva. Però decisi di lasciar correre.

Blood improved meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora