Lo WSC

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Martine

Sono appena atterrata e ora mi trovo in aeroporto.

Caspita, qui c'è davvero un gran baccano.

Il mio prossimo obiettivo è quello di trovare un tassista che mi porti al "Washington Students College", ma è veramente difficile capire dove si trovi la via d'uscita a causa del sovraffollamento interno.

Nell'ala destra di quest'enorme struttura si trovano vari ristoranti, mentre in quella sinistra ci sono diversi punti vendita, quindi, presumo che continuando ad andare dritta dovrei trovare l'uscita.

Mentre cammino controllo le notifiche del cellulare. Ci sono quattro chiamate senza risposta da parte di mamma e una da parte del mio ragazzo, Carlos.

Decido di richiamare mamma per prima, mi infilo le cuffiette e digito il suo numero sullo smartphone.

La sua risposta non tarda ad arrivare.

«Pronto amore? Tutto bene? Come è andato il viaggio?»

Dal suo tono di voce ansioso intuisco che è stata in pensiero per me sin dal primo momento in cui ho lasciato casa.

«Ciao mamma, tutto bene, ho appena trovato l'uscita dell'aeroporto e adesso sto cercando un taxi. Voi come state? Mi sono persa qualcosa?»
Le chiedo.

«Tranquilla tesoro, non ti sei persa niente.»

Mi aspettavo questa risposta, di solito a casa non succede mai niente di interessante.

«Va bene. Ti richiamo appena arrivo al college, un bacio.»

Mentre riattacco la chiamata noto con sollievo un'insegna con scritto "zona taxi". Mi dirigo verso il primo tassista che mi capita sott'occhio e gli chiedo quanto vuole per scortarmi fino alla mia nuova scuola.

Lui mi scruta attentamente e mi risponde.

«Così su due piedi posso farti sessanta dollari, dolcezza.»

Rimango per qualche istante in silenzio. Sessanta dollari? Continuo a scrutare l'uomo davanti a me. E' molto alto, sulla trentina. In testa porta un berretto rosso sgargiante intonato a dei bizzarri pantaloni dello stesso colore.

Si rende conto del mio disappunto e prova a cambiare le carte in tavola.

«E va bene, facciamo cinquanta dollari, ma solo perché sei la ragazza più bella che abbia mai visto visto in tutta la mia carriera.»

A quelle parole rimango esterrefatta. Faccio per rispondergli, ma lui mi batte sul tempo aprendo la portiera della macchina e facendomi cenno di entrare.

«Allora, paghi o restiamo qui a guardarci negli occhi?»

Prendo il portafogli e gli cedo a denti stretti la somma stabilita.

Una volta entrata in macchina, dopo avermi lanciato qualche occhiatina disgustosa, l'uomo accende il motore e parte.

Durante il tragitto ammiro Washington in ogni suo aspetto. Non so perché, ma trovarmi nella capitale degli Stati Uniti mi fa un certo effetto. Certo, se tutti i suoi abitanti si comportano come questo tassista, sono rovinata.

Una nuova notifica fa vibrare il mio cellulare.

Carlos: puoi richiamarmi appena puoi?

Cazzo... mi ero dimenticata di chiamare pure lui.

Ormai so per certo che io e Carlos non siamo una coppia come le altre.
Ci sono giorni in cui usciamo e non ci rivolgiamo neanche la parola, e giorni in cui stiamo sempre appiccicati.
Una cosa è certa: non abbiamo mai fatto sesso. Secondo me bisogna aspettare il momento giusto, quello in cui capisci che lo vuoi veramente.

A causa di questa mia caratteristica, lui è ancora più geloso rispetto a come lo sarebbe di norma. Dice che ha paura che qualcun altro possa avermi prima di lui.

Non ha ancora capito che non succederà mai perché io lo amo più di ogni altra cosa al mondo.

Sarà meglio che lo avvisi per messaggio o chissà a cosa potrebbe pensare.

Tu: Scusa amore, ma ora non posso. Ti richiamo stasera al college, almeno ti racconterò con calma quello che è successo. Ti amo. <3

«ehi, dolcezza, guarda che siamo arrivati, devi scendere.»

La voce del tassista mi fa sobbalzare dallo spavento. Realizzo ciò che mi ha appena detto e giro la testa verso il finestrino.

Un'enorme ed imponente scuola risiede maestosa davanti ai miei occhi.

Osservandola, capisco che si tratta di un insieme di edifici racchiusi in una recinzione di estetica moderna.
La struttura principale, ovvero quella in cui si svolgono le varie lezioni, si trova al centro di un grande e curato giardino.
Qualche centinaia di metri più in là, a destra, si trova un altro edificio poco più piccolo del precedente, nel quale credo ci siano i dormitori. A sinistra invece c'è, poco distante dall'edificio principale, quella che deve essere la zona sportiva. Si possono intravedere infatti tre o quattro campi da tennis, qualche campo da basket ed alcuni da football.
Nei paraggi c'è anche una struttura fatta interamente da vetri, in cui si può intravedere, al suo interno, una piscina.

Scendo dalla macchina e mi dirigo verso il cancello. Sopra ad esso, su una grande insegna, è possibile leggere:

Washington Students College, uno dei più virtuosi istituti scolastici degli USA.

Continuo ad andare avanti e mi ritrovo all'interno  del giardino d'ingresso, fino ad arrivare alla porta dell'edificio centrale.

Spingo la maniglia ed entro dentro.

AMERICAN LOVE //Charlie Puth #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora