Joe

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Martine

«Allora, ha scelto? Preferisce i leggings o la gonna abbinata ai collant?»

La commessa aspetta impaziente la mia risposta così da poter portare alla cassa il necessario.

Non ho idea del tipo di ristorante in cui Bruce mi porterà stasera, di conseguenza non so come vestirmi.

I leggings rientrano in un tipo di abbigliamento informale, mentre gonna e collant il contrario.

Credo proprio che, per stavolta, dovrò affidarmi completamente alla fortuna.

«Prendo la gonna con i collant, grazie.»

La ragazza rimette ordinatamente i leggings al loro posto e mi conduce verso la cassa meno affollata.

Mi posiziono in fila, aspettando il mio turno. Fortunatamente davanti a me ci sono solo quattro persone, di cui tre donne ed un ragazzo.

La signora subito prima di me è estremamente grassa, talmente grassa da occuparmi una buona parte della visuale.

La ragazza dopo, invece, mette in mostra il suo fisico perfetto con abiti scollati e pantaloncini un tantino volgari.

Infine, l'ultima donna, porta i suoi lunghi capelli biondi raccolti in una treccia che le arriva fino al girovita.

Mentre il ragazzo finisce di pagare, fa cadere alcune monete per terra, lasciandole rotolare sul pavimento.
Una arriva vicino alle mie scarpe, così, decido di prenderla e restituirgliela.

Mentre sto per porgergli la monetina, mi sfoggia un ammaliante sorriso.

«Grazie mille, molto gentile.»

Credo di non aver mai visto una persona con delle fossette così evidenti in tutta la mia vita.

Ed io amo le fossette.

Quei solchi che ti si formano sulla pelle quando parli o ridi, semplicemente stupendi.

I suoi occhi sono talmente scuri da non riuscire a farmi intravedere le pupille.

Anche le labbra, se pur fini, hanno un certo fascino.

Dalla sua espressione interrogativa deduco che mi sia fermata a fissarlo per troppo tempo.

«Tutto bene?»

Mi guarda anche lui, pensieroso.

«Oh, perdonami», dico mentre gli restituisco i soldi, distogliendo lo sguardo il prima possibile.

A seguito di un'attesa piuttosto discreta, arriva anche il mio turno in cassa.

Dopo aver finito di pagare, uscendo dal negozio, sento qualcuno toccarmi la spalla per attirare la mia attenzione.

Mi giro e rimango senza parole per qualche secondo.

«Scusa, ti era caduto questo.»

Il ragazzo di prima se ne stava lì, fermo davanti ai miei occhi, tenendo in mano il mio portafogli.

«Grazie mille», accenno una risata nervosa e faccio per riprendere ciò che avevo perso.

Segue una breve attesa, poi, ricomincia a parlare.

«Non mi sono ancora presentato. Mi chiamo Joe Robinson, frequento la Newton Academy, qui a Washington. Ci hanno dato un po' di tempo libero e ho deciso di fare una passeggiata in centro città», mi porge la mano in segno di saluto e, mentre glie la stringo, rispondo.

«Martine Thomson, studio allo Washington Students College.»

Mi lancia uno sguardo al quanto sorpreso.

«Studi allo WSC? Cazzo, ho fatto anch'io un anno in quella scuola, ma poi ho deciso di smettere per intraprendere la carriera militare, proprio come mio padre. Ho sempre sognato di diventare importante e rispettabile come lui.»

Trovo così strano il modo in cui ha preso confidenza con me in così poco tempo.

Prima che io possa ribattere, mi ricordo dell'appuntamento che ho preso con Bruce per le 18:30. Se voglio arrivare in tempo, devo cominciare a prepararmi adesso.

«Scusami, ma adesso devo proprio andare, vado molto di fretta.»

Noto un leggero velo di delusione nei suoi occhi, come se avesse voluto parlare con me per un altro po' di tempo.

«Oh, certo, va bene. E' stato un piacere conoscerti, Martine.»

«Il piacere è stato mio.»

Appena finisco di congedarmi con lui, mi faccio strada verso il college.

Questa volta, però, con un largo sorriso stampato sul viso.

AMERICAN LOVE //Charlie Puth #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora