Una nuova inamicizia

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Martine

Appena finisco di spiegare a mia madre tutto quello che è successo nel corso della giornata, chiudo la chiamata e mi stendo sul letto, pensando a Carlos.

Stare senza di lui non è così terribile come avevo immaginato.

Mi sarei promessa di chiamarlo tutti i giorni per non perdere i contatti con lui, ma adesso mi è passata la voglia, non so il motivo.

Forse perché, volendo iniziare una nuova vita, voglio dimenticare tutte le persone che hanno fatto parte di quella precedente (a parte i miei genitori, ovvio).

Non prendetemi come stronza o poco di buono, lo amo ancora, ma in un modo diverso rispetto al solito.

Io e lui abbiamo grandi progetti per il futuro, pensate che mi ha persino proposto di andare a visitare Amsterdam per il giorno del mio diciottesimo compleanno, a dicembre.

Ha sempre saputo del mio sconfinato amore per i viaggi ed ha aspettato il momento giusto per farmene vivere uno insieme a lui.

Oh, sta squillando il cellulare.

Vado verso la scrivania per prenderlo e controllare chi è il mittente, per poi scoprire che è Bruce.

Accetto la chiamata e mi ristendo sul letto.

«Martine, ci sei?», La sua voce non tarda a farsi sentire dall'altro capo del telefono.

«Sì, ci sono. Dimmi tutto.»

«Non puoi neanche lontanamente immaginare cosa mi è appena successo. Oggi dobbiamo assolutamente rivederci, devo dirti una cosa importantissima!»

Cazzo, quanto strilla.

«Okay, okay, ma prima devi spiegarmi il motivo di tutta questa agitazione.»

Il mio livello di curiosità sta salendo alle stelle.

«Te lo racconterò stasera, adesso non c'è tempo. A proposito, che ne dici di fermarci in un ristorante per cena? Non so te, ma io il cibo della scuola proprio non lo sopporto.»

Menomale che non sono l'unica a pensarlo.

«Buona idea, non lo sopporto neanche io.»

«Ci vediamo davanti camera mia verso le 18:30?»

«Affare fatto», rispondo con un velo di eccitazione.

Bruce riattacca la chiamata prima che lo possa fare io, così infilo il telefono in borsa e mi reco verso l'uscita della camera.

Sarà meglio che compri qualcosa di carino da indossare in serata.

Una volta in corridoio, cammino in direzione delle scale, andando a sbattere contro un'altra ragazza diretta dalla parte opposta.

Porta dei lucenti capelli mori raccolti in una crocchia.

«Stai attenta a dove vai la prossima volta, stronzetta», mi dice guardandomi dall'alto in basso con fare di disprezzo.

«Stronzetta a chi? Guarda che posso farti il culo quando voglio», rispondo alla tipa dalla carnagione olivastra con cui mi trovo faccia a faccia.

«Oh, certo, non farmi ridere. Devi essere nuova per non conoscere chi hai davanti.»

Smette di parlare per aggiustarsi i capelli perfetti, riprendendo subito dopo.

«Sono Sarah Alligan, e sarà meglio che tu capisca in fretta che qui, le persone che provano a sfidarmi, finiscono male.»

Se il suo intento è quello di farmi paura, è ben lontana dal riuscirci.
Sono abituata ad avere a che fare con gente come lei sin da quando ero bambina e, col tempo, ho imparato a difendermi.

«Ma davvero? Io sono Martine Thomson e non sono affatto intimidita dalle tue minacce.»

Si morde leggermente il labbro e tira fuori le mani dalle tasche, serrandole in due pugni pronti a spaccarmi la faccia di botte.

Proprio in quel momento passa il bidello della scuola che, accorgendosi di quello che stava per succedere, corre verso Sarah.

«Cosa diavolo pensavi di fare?», Le urla rabbiosamente.

Lei non dimostra alcun tipo di preoccupazione di fronte all'uomo.

«Sarah Alligan, non è la prima volta che ti sorprendo ad avere un comportamento aggressivo nei confronti degli altri studenti.»

Fa una breve pausa per analizzare la situazione e decidere il da farsi.
Sarah continua a masticare rumorosamente il suo enorme chewing gum con noncuranza.

Odio queste tipo di circostanze, vorrei tanto andarmene a fare shopping come avevo previsto pochi minuti fa, invece, sono capitata in un intoppo per niente piacevole.

Il bidello ricomincia a parlare, ma stavolta con un tono più pacato, come se avesse ripreso il controllo della situazione.

«Per l'ennesima volta decido di chiudere un occhio, fiducioso che tu possa capire cos'è sbagliato nel modo in cui ti rapporti con le persone, ma la prossima volta giuro che ti spedisco in presidenza.»

Lei, senza aprire bocca, fa una smorfia, andandosene via senza farsi troppi problemi.

L'uomo si gira verso di me, imbarazzato.

«Scusala per come ti ha trattata, è che Sarah è un po'... stravagante, ecco. In pochi giorni è riuscita a crearsi un personaggio molto ostile all'interno della scuola. Nel caso in cui dovessi ricapitare in una situazione del genere con lei, non farci caso.»

«Oh, si... certo, lo avevo capito», dico mentre gli accenno un saluto allontanandomi con più fretta e discrezione possibile.

Controllo l'orario sul telefono, sono le 15:55.

Ho circa un ora disponibile per fare compere.

AMERICAN LOVE //Charlie Puth #wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora