La Biblioteca-capitolo 8

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È come un dolore persistente, che non ti abbandona mai. Un dolore che sembra l'unica luce in fondo ad un tunnel senza fine. Come il continuo muoversi della fiammella in cima ad una candela, luminosa, calda e sensuale nelle sue movenze. Così attrattiva per le falene e per coloro che cercano quel tenue chiarore, ma di così breve vita che non ti concede la sospirata serenità.

Tania si svegliò di soprassalto con i battiti del cuore così irregolari che pensò le sarebbe uscito dal petto. Perché continuava a fare quel sogno? Perché continuava a rivivere quei dolorosi momenti che appartenevano ad un passato lontano, quasi sepolto? Aveva sofferto per così tanto tempo che sperava, allontanandosi dal fulcro del suo dolore, di poter riprendere in mano la sua vita e ricominciare a viverla serenamente, giorno per giorno. Invece no! Dolore e angoscia continuavano a starle accanto seguendo ogni suo cambiamento.

Il pendolo che aveva comprato il giorno prima, ora faceva sentire la sua voce con dei gong persistenti, informando la sua mente stanca che erano le sei del mattino. Era ora di alzarsi, tanto non avrebbe ripreso sonno comunque. Scostò le coperte dirigendosi subito in bagno. Sperava una doccia le avrebbe dato il giusto vigore per affrontare la giornata che sarebbe venuta. Doveva tenere la mente occupata, e sperare che Murei l'avrebbe tenuta impegnata tutto il giorno.

La giornata, come pure quelle successive scorrevano tranquille e la sua coscienza sembrava averle dato un po' di respiro permettendole notti intere di riposo. Non aveva parlato a Murei del suo incontro fra gli scaffali, voleva tenerselo ancora un po' per sé, anche perché cosa mai le avrebbe potuto dire? Sa l'altra sera, mentre cercavo un libro da leggere, ho incontrato uno strano animale! Le avrebbe dato della pazza. Sperava, in fondo al suo animo avventuroso, di rivivere quell'incontro così fuori dagli schemi, così particolare da averle lasciato dentro un che' di diverso per il suo avvenire.

Si dedicò anima e corpo all'apprendimento delle varie funzioni della biblioteca, che non si basavano solo nel dare libri e catalogare. La cosa era più seria e impegnativa visto che bisognava avere una infarinatura culturale decisamente specifica per ogni genere.
Tipo: c'era la stanza della scienza, la quale iniziava dai tempi antichi e tuttora continuamente aggiornata, alla quale dovevi per forza poter dare informazioni a riguardo. Così via per tutte le altre stanze con i propri generi culturali. C'era di che uscirne di testa, ma fortunatamente lei amava leggere. Spesso Murei la lasciava sola, con qualche scusa mancava ore e a volte giornate intere. Aveva scoperto che la cosa era intenzionale, le stava dando modo di mettere in opera ciò che apprendeva giorno dopo giorno. Gliene era grata, soprattutto perché denotava una fiducia che non pensava di essersi ancora guadagnata.
Le capitava spesso di passare accanto alla porta Nera e malgrado fosse sempre chiusa, percepiva una vibrazione che le faceva rizzare i capelli in testa. Ne era fortemente attratta e qualche volta stava per chiedere al capo cosa ci fosse oltre quell'uscio scuro, ma poi lasciava perdere. Se non gliene aveva parlato probabilmente non era ancora arrivato il momento giusto per darle altre informazioni.

"Ti vedo pensieroso guardiano, cosa ti preoccupa?" Pinky, seguiva il passo lento e pesante dell'uomo, spostando con movimenti impercettibili la grande testa pelosa. Avrebbe potuto seguirlo solo con i sensi, ma quell'andare avanti e indietro iniziava a ipnotizzarlo quindi, onde evitare di finire tramortito dal sonno ai suoi piedi, aveva optato per la distrazione fisica.
"Non prendertela ma quel petulante movimento inizia a diventare noioso!" Osò sperando in una distrazione.
La testa ormai andava in automatico con i movimenti del guardiano e non si accorse subito che si era fermato ad osservarlo fin quando il brivido della sua voce lo riscosse.
"Mi dispiace annoiarti. Ma non ricordo di averti invitato a restare!"
Accidenti diventava scorbutico quando era preoccupato.
"Vero", gli disse digrignando i denti e mostrando la formidabile dentatura. "Ma lo sai amico, dove vai tu vado io. Allora vuoi dirmi cosa ti preoccupa tanto o devo scoprirlo da me? Lo sai che prima o poi ci riesco". Quando voleva sapeva essere testardo.

Veryal si tolse il lungo soprabito lasciandolo scivolare nel lucido pavimento di pietra lunare che ricopriva quasi per intero ciò che si celava dietro la Porta Nera.
"Ho parlato con il guardiano dell'antica biblioteca di Balaria. Pare che Rosemary abbia fatto visita anche a loro senza dare ulteriore spiegazione. Tutto questo tacere e aspettare mi innervosisce è non mi piace proprio." Disse passandosi una mano sul collo muscoloso.
Pinky odiava vederlo così. Sapeva che il guardiano fuggiva dai rigidi protocolli dei mondi paralleli, per lui, se ci fosse stato un problema, si sarebbe affrontato subito senza dare la possibilità alla cosa di peggiorare. Ma sapeva anche che non avrebbe mai messo in discussione le strategie delle Alte Anime.
Nessuno poteva ordinare ai guardiani di fare una qualsiasi cosa, erano una razza a parte, una progenie di poteri e sapienze che spesso loro stessi faticavano a tenere sotto controllo se non grazie alle esperienze millenarie che facevano parte di loro fin dalla nascita.
"Mi prudono le mani amico, ti va un allenamento veloce?"

Che lui gli facesse quella richiesta gli diede la misura di quanto fosse irrequieto, ma doveva ammettere che anche lui aveva voglia di mordere qualcosa.
"Fammi strada" gli rispose chinando il lungo muso verso terra e contraendo i muscoli delle possenti zampe.
Veryal sorrise, " Bene, non sono l'unico allora. Forza cucciolo andiamo a giocare!" Lo sbeffeggiò sparendo alla sua vista. Sapeva che non sopportava quando lo apostrofava con quel nomignolo.
Il ruggito di Pinky si espanse tutto attorno provocando ilarità nel guardiano che si preparò all'assalto della bestia.

Per l'ennesima volta quel giorno, Tanya si ritrovò a passare nel corridoio vicino la Porta Nera quando degli strani rumori la bloccarono proprio dinnanzi ad essa. Erano così inusuali, come dei ringhi ovattati al che', pensò qualcuno stesse guardando un film o un documentario. Ma chi poteva essersi intrufolato lì dentro senza che lei se ne accorgesse? Che non fosse Murei ne era certa, infatti poco prima era venuta Angela a prenderlo. Allungò la mano verso la maniglia con l'intento di varcare quella porta per ora proibita, e sbattere fuori l'intruso.

"Oh, piccola donna, non ti è ancora concesso di varcare quella porta! Accidenti ma quei due non si rendono conto che stanno per essere visti? Murei, che accidenti pensa di fare lasciandola sola? Devo avvisare quei due testoni altrimenti rischiamo di farla uscire di testa prima del tempo!"

Tanya cercò più volte di forzare la porta ma niente da fare. I rumori al suo interno cessarono all'improvviso. Poggiò l'orecchio alla porta, tesa e concentrata, senza muovere un muscolo e trattenendo il respiro. C'era qualcuno là dentro, ne era sicura. La tensione allo stomaco che provava ogni volta che ci passava accanto era inusuale, come se il corpo percepisse ciò che gli altri sensi non notavano. Corrugò la fronte, aveva la strana sensazione che qualcuno dall'interno stesse facendo la stessa cosa, attendeva in silenzio. Il cuore prese a batterle forte, come se avesse la certezza che il suo pensiero fosse reale e che l'unico modo per farglielo capire fosse quello di mandarla in fibrillazione. Cercò di darsi una calmata allontanandosi di qualche passo. Avrebbe voluto dare conferma a tutti i suoi pensieri, varcare quella porta e mettere definitivamente silenzio ai suoi dubbi ma, non aveva chiave.

"Ma piantala, anche con quella in mano probabilmente non avresti osato aprire quella cavolo di porta!" Si disse deridendosi.

Scosse la testa pensando che probabilmente l'unico modo per togliersi definitivamente quei continui dubbi, fosse parlarne con Murei e mettersi il cuore in pace quando lui, sicuramente, le avrebbe detto che forse stare in mezzo a tutti quei libri le aveva un tantino dato alla testa! Girò le spalle dirigendosi verso l'altra sala quando il rumore di una serratura che si apriva alle sue spalle la bloccò.

"Cosa diavolo credi di fare?" Il timbro profondo della voce di Veryal bloccò Pinky nell'atto di aprire la porta.
Si scoprì a guardarlo esterrefatto conscio di non sapere di che cosa parlasse il guardiano.
"Maledizione! Torna in te amico prima di metterci in una situazione decisamente imbarazzante". Gli occhi del guardiano divennero due lame. Perplesso, Pinky, voltò il muso rimanendo a fissare la sua lunga coda che animata di vita propria, si era attorcigliata alla maniglia ed era in procinto di abbassarla.
"Che accidenti mi è preso?" Disse riprendendo padronanza del corpo.
"Bella domanda." Gli rispose Veryal mentre allungava il braccio destro. Una spirale di magia fuoriuscì dalla sua mano innescando un meccanismo di blocco che si impresse in tutta la Porta Nera.
"Mi dispiace guardiano, non so proprio cosa mi sia preso, un attimo prima stavo allenandomi con te e subito dopo, non so', ero lì vicino alla porta ma non capivo cosa stessi facendo." Disse sedendosi sulle zampe posteriori e bloccando infastidito la coda nella zampa davanti, fissandola come si fa con un estraneo fastidioso.
Veryal osservò l'amico ringraziando mentalmente l'anima della biblioteca che lo aveva avvisato della donna all'esterno che ascoltava. Anche questo non andava bene. Da quando un umano aveva la capacità di sentirgli? Doveva chiarire delle cose con Murei al più presto.

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