Il peso della testa cominciava a gravare sulle mani e gli occhi stavano lottando per rimanere aperti. Lanciai qualche sbadiglio e controllai l'orario sul cellulare. La luminosità prodotta da quella scatolina elettronica mi costrinse a fare un movimento brusco all'indietro che mi provocò un dolore acuto alla testa. Segnava le tre e dieci del mattino e mi stupì nel rendermi conto che erano passati meno di dieci minuti da quando mi trovavo in aeroporto.
Guardai la coppietta lontana da me. La ragazza piangeva e sembrava non voler mollare il ragazzo che la stringeva forte tra le sue braccia. Sbadigliai a tutta quella dolcezza, che mi provocava solo noia e ulteriore sonno. Quando i due si sciolsero dall'abbraccio mi guadarono e capì che era arrivato il momento dei saluti anche da parte mia.
<<Buon viaggio fra>> gli dissi una volta avvicinato, colpendo lievemente la sua spalla.
<<Ci rivedremo presto>> rispose lui tirandomi per un abbraccio, cosa che avrei voluto evitare.Lo guardai allontanarsi per andare all'imbarco, mentre, tirando la pesante valigia, mandava baci da lontano alla ragazza al mio fianco.
<<Andiamo>> le dissi quando Riccardo scomparve dalla nostra visuale.
Il freddo aveva fatto appannare i vetri dell'auto, rimasta ormai tra le poche nel grande parcheggio dell'aeroporto.
<<Posso sedermi avanti?>> la sua voce percossa da brividi interruppe il silenzio.
Mi sembró così assurda una richiesta del genere che non diedi nemmeno una risposta e mi sedetti in macchina.Prese posto nei sedili posteriori e infreddolita cominciò a sfregare le mani tra di loro.
Parlava seriamente quando mi aveva chiesto il permesso per stare seduta avanti.
<<Guarda che potevi sederti>> le dissi osservandola dallo specchietto retrovisore.
Non se lo fece ripetere due volte, scese dall'auto e prese posto nel sedile al mio fianco.
Riprese a fare quel giochetto che aveva iniziato nei sedili dietro avvicinando le mani alla bocca per riscaldarle col calore proveniente del suo alito.
Lo trovai buffo e abbastanza infantile per una mia coetanea, non potei nascondere una risatina snervante.
Il navigatore segnava due ore di tragitto, non ce l'avrei mai fatta viste le mie condizioni, così decisi di fermarmi per un caffè nell'autogrill più vicino.Martina stava dormendo rannicchiata sul bracciolo del sedile. Le gambe erano raccolte tra le braccia e i suoi lunghi capelli le nascondevano una parte del viso.
Sembrava una tenera bambina.
Spinto non so da quale impulso, portai la mano sulla sua nuca e l'accarezzai dolcemente. Quando poi mi accorsi del gesto che stavo compiendo, ritrassi subito la mano e uscì frettolosamente dall'auto impaziente di prendere il caffè, attribuendo la causa di quel che era accaduto al mio sonno.<<Prendo anche questa>>.
Appoggiai una coperta nel banco, mentre la barista mi passava il caffè fumante.
Pagai il tutto e tornai in macchina, misi la coperta sul corpo di Martina e feci ripartire l'auto.<<Sei arrivata>> le diedi qualche piccola spinta sulla spalla per svegliarla.
Aprì gli occhi e mi studió per un attimo, come per rendersi conto di cosa stava accadendo.
Si sollevò e si stropicció gli occhi.
<<Arrivata dove?>>mi chiese con la voce impastata dal sonno.
<<A casa tua>>Aprì con uno scatto lo sportello e nel prendere la borsa nei sedili posteriori, fece cadere la coperta fuori dalla macchina.
Quando uscii dall'auto non si accorse di cosa c'era a terra, e cadde spiaccicandosi la faccia nel marciapiede.
Stupidamente non aveva avuto nemmeno la prontezza di parare il colpo con le mani.Sbuffai per la situazione. Avevo sonno, volevo tornare a casa e lei non faceva altro che farmi perdere tempo.
La raggiunsi per sollevarla da terra dal momento che non si era ancora alzata e sconvolto, notai che stava dormendo.
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Non penso mai a te
Teen FictionMartina è la migliore amica della mia ragazza. Martina è l'ex del mio migliore amico. Martina è la ragazza di mio fratello. Martina è il mio problema. AVVISO ALLA GENTILE CLIENTELA: Per chi non volesse usare la fantasia per immaginare le fattezze d...