Cap 3

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"Il patibolo" sarebbe stato certamente migliore se non avessi accettato quella stupida sfida.

Ammetto che inizialmente l'idea mi allettava. Già riuscivo a vedere Martina con la minigonna e il top passeggiare per la scuola, rispettando il pegno della sconfitta (ovviamente deciso da me). Tuttavia quella punizione non la scoraggiò, disse che se fosse riuscita ad evitare di parlare al telefono con Riccardo per più di una settimana, io non avrei dovuto fare sesso per un mese e in più, avrei dovuto provarci seriamente con una ragazza, senza secondi fini!

Lo trovai assurdo, e quasi stentai ad accettare, ma quando nella testa mi passò l'immagine di una Molinari seminuda nel corridoio della scuola, strinsi la sua mano giurando fedeltà durante la competizione.

Mi allacciai anche l'altra scarpa e poi afferrai il borsone diretto verso la palestra. La strada era buia e isolata, d'altronde erano le 22:30 di un noioso mercoledì, cosa mi aspettavo? Considerando anche che la postazione non era situata nei quartieri migliori, c'era da spaventarsi se si incrociava un lampione funzionante.

Raggiunsi quella sottospecie di mansarda allestita a mo di spogliatoio e finalmente potei togliermi il cappuccio.

<<Hanno scommesso 300€ che gli fai sputare sangue, non mi deludere!>> il coach era più euforico del solito e con la forte pacca alla spalla quasi mi mise ko prima dello scontro.

Salí sul ring già munito di paradenti, guantoni e conchiglia. Zio Bill, così si faceva chiamare il direttore di quella baracca, mi presentò come un 'eroe' agli occhi di tutti gli spettatori che applaudirono o fischiarono quando alzai il braccio per un saluto.

Misi il casco che avrebbe dovuto difendermi dai colpi del mio avversario, che purtroppo per me, era tra i più forti del gruppo di Alfredo, uno dei nemici del mio club. Tuttavia non mi lasciai scoraggiare e sferrai il primo colpo.

Lo colsi impreparato perché non si difese lasciandosi colpire dritto in faccia. Si riprese fissandomi e il marrone dei suoi occhi si mutò nello stesso rosso del cotogno giapponese in primavera.

Non nego che il suo sguardo mi fece tremare come una foglia in autunno e il pugno che mi sferrò, invece, mi fece staccare dal ramo e cadere al suolo come una foglia in inverno.

Sentii l'occhio pulsarmi dal dolore. Il primo round finì quindi 1-1, ma era il secondo a spaventarmi.

Nonostante una parte di me urlava pietà e volesse arrendersi, mi alzai in posizione di difesa e decisi di giocare d'astuzia. Perché infondo funziona così quando il tuo avversario è fisicamente più potente di te, si accende il cervello.

Usufruendo della mia bravura a calcio, sorpassandolo feci un tacchetto sul suo piede per farlo arrivare a terra. Toccò l'asfalto senza delicatezza e fu a quel punto che mi misi su di lui. Bloccai le mani con le mie, i piedi con le gambe e, approfittando del suo temporaneo stordimento, gli diedi una sonora testata in pieno volto che gli face rompere il setto nasale, fece male anche a me.

L'arbitro contò fino a dieci e raggiunto l'ultimo numero annunciò la sconfitta di 'black snake', come capí che si faceva chiamare. Abbastanza ridicolo come nome, io ancora non ne avevo trovato uno adatto a me .

Lo aiutai a sollevarsi e notai che il sangue che macchiava la sua faccia non proveniva solo dal suo naso, ma anche dalla bocca. Insomma, per farla breve, i 300€ erano assicurati per gli scommettitori. Fu probabilmente dovuto a questo il forte applauso finale e le urla di gioia, accompagnate dalle numerose pacche quando scesi dal ring.

Raggiunsi gli spogliatoi in uno stato di confusione totale. La gente mi spingeva facendomi andare da destra a sinistra come una palla da pallavolo. Quando finalmente superai la porta che mi avrebbe separato dalla sala del ring, potei riposarmi.

Non penso mai a te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora